13 morti e 80 feriti. Due soldati Usa uccisi in altro attacco
di Maurizio Salvi
Due kamikaze talebani, uno di essi a bordo di una autobotte, hanno seminato oggi la morte nella provincia centrale afghana di Wardak, facendosi esplodere nel distretto di Syedabad a ridosso dal Centro di coordinamento operativo (una base militare gestita dagli Stati Uniti), con un bilancio di 13 morti e 80 feriti. La Forza internazionale di assistenza alla sicurezza (Isaf, sotto comando Nato) ha confermato l'attacco avvenuto ad una settantina di chilometri da Kabul, indicando che fra le vittime non vi era alcun militare straniero. Ore dopo, tuttavia, il quartier generale delle forze americane in Afghanistan ha annunciato che due suoi soldati erano stati uccisi in mattinata in un attacco dei talebani nella provincia meridionale di Ghazni. Questi due episodi hanno caricato di tensione la giornata, ricordando a tutti che dopo quasi undici anni dall'inizio nel 2001 dell'Operazione Enduring Freedom, e quando le truppe straniere stanno cominciando a ritirarsi, la situazione in Afghanistan è ancora estremamente tesa e pericolosa. La sanguinosa operazione in Wardak è stata lanciata poco dopo l'alba, allorché un primo attentatore suicida ha attivato la carica che portava indosso davanti alla residenza del governatore, mentre il secondo lo ha fatto quando l'autobotte per il trasporto di benzina di cui era al volante è arrivato vicinissimo alla base. Le vittime, ha reso noto il portavoce del governo provinciale Sahidullah Sahd, sono nove civili e quattro agenti di polizia. La devastazione è stata enorme, ha aggiunto, ricordando che fra i feriti vi sono altri agenti, membri dei servizi di intelligence e alcuni militari della Forza internazionale di assistenza alla sicurezza (Isaf, sotto comando Nato). Fra gli edifici più gravemente danneggiati vi sono quelli del capo del distretto, del comandante della polizia, dei servizi di intelligence, oltre ad una moschea e a 120 negozi e 50 case. Nella sua condanna, il governatore di Wardak, Mohammad Halim Fadai, ha definito il gesto "orrendo, anti-islamico e inumano". Sfruttando i media elettronici, il portavoce dei talebani Zabihulla Mujahid ha rivendicato immediatamente l'azione. L'obiettivo da colpire, ha detto in un messaggio via e-mail, era la base americana "a cui i due mujaheddin martiri hanno causato gravi danni" abbattendo anche un pallone aerostatico di sorveglianza ed un elicottero, e distruggendo numerosi automezzi che si trovavano nel parcheggio interno. Non è la prima volta che gli insorti prendono di mira questa installazione Usa. Infatti il 10 settembre scorso, alla vigilia del decimo anniversario degli attentati alle Torri Gemelle di New York, un kamikaze schiantò il suo camion carico di esplosivo contro di essa, causando la morte di cinque civili e il ferimento di 102 persone, fra cui ben 77 soldati americani. Questi continui attentati, e il boom delle azioni conosciute come 'Green on Blue' di uomini in divisa dell'esercito o della polizia afghani che sparano ai soldati dell'Isaf, stanno creando ulteriori ed inediti problemi all'Afghanistan. Ultimo di questi, una operazione "punitiva" lanciata da militari australiani (che questa settimana hanno perso cinque commilitoni) nella provincia di Uruzgan conclusasi con l'uccisione di due civili, padre e figlio, e la cattura di nove persone. L'iniziativa è stata duramente stigmatizzata dal presidente Hamid Karzai che l'ha definita una "flagrante violazione del Memorandum di intesa Afghanistan-Nato sulla gestione delle operazioni militari speciali nel paese" (ANSA)
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