domenica 16 settembre 2012

SAGA PUSSY RIOT, SPUNTA BEREZOVSKY


Nel ruolo di Satana, il “nemico numero uno” di Vladimir Putin: l’oligarca in esilio Boris Berezovsky, accusato di essere il “mandante” delle Pussy Riot, ideatore e organizzatore della loro dissacrante preghiera punk nella Cattedrale di Mosca. È l’ultimo, fantasioso capitolo della saga del trio femminista, che non cessa di far discutere la Russia dopo la condanna a due anni per vandalismo: il primo ottobre un tribunale di Mosca esaminerà l’appello contro la sentenza.

Lucia Sgueglia

Mercoledi' 12 Settembre 2012 

MOSCA – Il diavolo, le streghe e l’acqua santa. La Chiesa ortodossa russa vittima di un complotto ordito all’estero per incrinare, di riflesso, il potere di Vladimir Putin. Nel ruolo di Satana, il “nemico numero uno” di Vladimir Putin: l’oligarca in esilio Boris Berezovsky, accusato di essere il “mandante” delle Pussy Riot, ideatore e organizzatore della loro dissacrante preghiera punk nella Cattedrale di Mosca. È l’ultimo, fantasioso capitolo della saga del trio femminista, che non cessa di far discutere la Russia dopo la condanna a due anni per vandalismo: il primo ottobre un tribunale di Mosca esaminerà l’appello contro la sentenza.
Stavolta a rilanciare le polemiche è la tv di stato russa. Martedi, nel programma “Provocatori-2”, con un docu-film dai toni noir, ha tirato in ballo (senza dargli diritto di replica) l’ex magnate dei media, 66 anni, eminenza grigia della politica russa con Eltsin, poi finito in disgrazia sotto Putin. Oggi vive a Londra protetto dall’asilo politico, sul capo una serie di inchieste russe a suo carico (e già condannato in contumacia da un tribunale russo per appropriazione indebita). L’ultima avviata ieri, con due richieste internazionali per congelare beni appartenenti ai suoi parenti e all’ex socio in affari Badri Patarkatsishvili. In passato, Mosca lo ha accusato di essere dietro la morte di Litvinenko, il terrorismo ceceno, di finanziare segretamente l’opposizione russa.
In tv un testimone, Alexei Veshniak, sedicente ex consulente del miliardario, racconta che nel febbraio 2011 in un ristorante di Londra questi gli avrebbe mostrato su un IPad le foto di Nadia Tolokonnikova, mente della band, e di suo marito Piotr Verzilov, militante del gruppo Voina, commentando: "Guardali. Presto passeremo all’azione contro la Chiesa". Scopo: destabilizzare il crescente potere del Patriarcato moscovita, e dell'apparato di sicurezza russo.
Immediata la raffica di smentite. Per gli avvocati della Difesa del trio, la trasmissione è “un delirio”. Lo stesso Berezovski – che prima delle presidenziali in Russia aveva scritto una lettera al Patriarca chiedendogli di sostenere un cambiamento di regime, ammette di conoscere da tempo Veshniak, attivista ortodosso, capo della ong “Trasfigurazione”, legato al Patriarcato con diversi business (tra cui un negozio di souvenir proprio di fronte alla Cattedrale). Ma nega risolutamente di aver contattato le Pussy Riot, aggiungendo tuttavia birichino: “Per me sarebbe stato un onore partecipare al loro progetto, sono eccezionali, molto creative”. Anche Veshniak fa una lieve marcia indietro, lamentando “tagli” nella messa in onda. Mentre un altro oligarca, lo spilungone Mikhail Prokhorov, ex candidato presidente in odore di collusione col Cremlino, propone di creare un “codice religioso” per la Russia per evitare il coinvolgimento della religione nella sfera politica.
Intanto per la prima volta il premier Medvedev ieri ha suggerito una sospensione della pena per il trio “blasfemo”. Pochi giorni prima il presidente Putin aveva definito la performance del trio un “sabba infernale”. Ma per il capo della Casa Bianca ed ex zar, i cinque mesi da loro già trascorsi in detenzione preventiva ante condanna sarebbero una punizione “pienamente sufficiente”, e un prolungamento della loro permanenza in carcere “controproducente”. Dicendosi “Nauseato” dal clamore intorno al caso, Medvedev ha precisato di "non volersi sostituire al giudice", ma a suo parere “Mantenerle in prigione… mi sembra inutile".

Uscito sulla Stampa di Torino


http://www.tzetze.it/2012/09/2012-09-12-saga-pussy-riot-spunta-berezovsky---russia.html 

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