lunedì 17 settembre 2012

Mille pescherecci cinesi verso le Senkaku

Le isole controllate dal Giappone e rivendicate dalla Cina


Proteste di cinesi davanti all'ambasciata del Giappone a Pechino

Mille pescherecci cinesi verso le Senkaku, isole controllate da Tokiyo e rivendicate da Pechino

Mille pescherecci cinesi sono attesi già da questa sera nelle acque delle Senkaku, isole disabitate controllate dal Giappone e rivendicate dalla Cina. Gli Stati Uniti spingono per una soluzione pacifica e non prendono posizione sulle isole contese Senkaku, che agitano i rapporti tra Cina e Giappone. Lo ha detto il segretario alla Difesa, Leon Panetta, che in una conferenza stampa congiunta col collega giapponese, Satoshi Morimoto, ha spiegato che, pur tenendo fermi "gli obblighi sul trattato di Sicurezza" Washington-Tokyo, in forza del quale gli Usa sono tenuti a difendere l'alleato se aggredito, la via da seguire è la "soluzione pacifica" sulle isole contese.
Per la Cina le attività di pattugliamento marino effettuate nei giorni scorsi nelle acque delle isole Diaoyu, come vengono chiamate le Senkaku contese con il Giappone, sono state un successo. Lo ha detto un funzionario della CMS, la China Marine Surveillance, secondo quanto ha riferito l'agenzia Nuova Cina. "Il rafforzamento della legge e le attività di pattugliamento marino cinesi - ha detto Xiao Huiwu, vice capo del comando della CMS - hanno dimostrato la giurisdizione della Cina sulle isole Diaoyu e hanno avuto un ruolo importante ai fini della tutela degli interessi marittimi del paese". Venerdì scorso sei pattugliatori cinesi (anche se l'agenzia Nuova Cina ha sempre parlato di due) sono arrivati nelle acque delle Diaoyu (che i giapponesi chiamano Senkaku) per poi però allontanarsi alcune ore dopo. Secondo Xiao, la CMS intensificherà i propri controlli e le proprie attività in prossimità delle isole sempre per riaffermare la sovranità cinese e per porre fine alle violazioni. Durante il pattugliamento di venerdì scorso le navi cinesi sono arrivate fino a 1,55 miglia marine di distanza dalle Diaoyu.
 Il Giappone preme sulla Cina perché prenda misure capaci di frenare le violenze contro cittadini e aziende nipponici ancora nel mirino delle proteste di massa, in uno scenario che preoccupa il segretario alla Difesa Usa, Leon Panetta, visto che le dispute territoriali in Asia, soprattutto tra Cina e Paesi vicini, potrebbero sfociare in conflitti se i governi "proseguono con le provocazioni". Il secondo giorno di fila di durissime proteste contro la nazionalizzazione delle Senkaku, le isole controllate da Tokyo e rivendicate da Pechino e Taipei, sono andate in scena in almeno 85 città in tutta la Cina, malgrado i richiami delle autorità a seguire "espressioni razionali di patriottismo".
HONDA BLOCCA ATTIVITA' IN CINA PER TIMORE RITORSIONI -  Honda Motor ha deciso di sospendere le attivita' in 5 impianti di assemblaggio di veicoli in Cina. Secondo i media nipponici, lo stop sara' di due giorni a partire da domani ed e' legato alle proteste in atto in tutto il Paese dopo la nazionalizzazione da parte del governo giapponese delle Senkaku, isole disabitate e rivendicate da Pechino.
MAZDA E NISSAN INTERROMPONO LAVORO PER 4 GIORNI -  Mazda e Nissan hanno annunciato l'interruzione del servizio nelle fabbriche in Cina per paura di ritorsioni a causa delle proteste anti giapponesi legate alla nazionalizzazione da parte di Tokyo delle isole Diaoyu/Senkaku. Le operazioni nella fabbrica di Nanchino, che è gestita insieme alla Chongqing Changan Automobile Co Ltd e alla Ford Motor Co, saranno sospese per quattro giorni a partire da domani. Oltre alle due aziende automobilistiche giapponesi, anche la Panasonic e la Canon hanno sospeso, ma fino a domani, i lavori nei loro impianti in Cina. (ANSA)
 

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