lunedì 3 settembre 2012

MASADA n° 1407 26/8/2012 IL SISTEMA CHE VOLEVA CONQUISTARE IL MONDO



 

 


Piani globali per rimpiazzare il dollaro – Dai social forum al Movimento 5 stelle – La democrazia liquida – I paradisi fiscali - La politicuzza di casa nostra: i bassi attacchi di Bersani a Grillo- Bei soggetti da esposizione: Marianna Madìa e Massimo D’Alema – Gli assenteisti cronici – Lo sconvolgente articolo di Cori di Modigliani su Assange e la conquista del Sudamerica
Mandi cita
“Ci sono cose che non si fanno per coraggio. Si fanno per poter continuare a guardare serenamente negli occhi i propri figli e i figli dei propri figli. C’è troppa gente onesta, tanta gente qualunque, che ha fiducia in me. Non posso deluderla.»
(Carlo Alberto dalla Chiesa
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Valter Conti 5*
Va un signore ricorrendo le sue terre,
quando un poveraccio incrocia il suo cammino.
Senza scendere da cavallo,
il signore lo chiama e gli mette nella mano
una moneta e una lista elettorale.
Il povero le lascia cadere al suolo,
la moneta e la lista,
e voltandogli le spalle dice :
"En mi hambre, comando io!",
"Nella mia fame, comando io!".
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Ale bardi
“Il vostro non è rigore. E’ estorsione”
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USA: PIANI GLOBALI PER RIMPIAZZARE IL DOLLARO
Infonews
“Le nazioni sono arrivate al capolinea e non vogliono continuare a finanziare le avventure militari degli Stati Uniti. Già durante le riunioni a giugno del 2009 a Ekaterimburgo, Russia, i leader mondiali come il presidente cinese Hi Jintao e il russo Dimitri Medvedev, e altri funzionari dell’Organizzazione della Cooperazione di Shangai, composta da sei nazioni, hanno dato un passo decisivo nella sostituzione del dollaro come moneta di riserva mondiale. Agli USA è stata negata l’entrata a queste riunioni. Se questi leader mondiali hanno successo, il valore del dollaro cadrà presto, il costo delle importazioni, includendo quello del petrolio, si innalzerà e i tassi d’interesse aumenteranno.”
Reséau Voltaire (rete d’informazioni indipendente, specializzata nell’analisi delle relazioni internazionali, creata su iniziativa dell’intellettuale francese Thierry Meyssan)
Il mondo considera il FMI e la BM e l’Organizzazione Mondiale del Commercio come pedine di Washington in un sistema finanziario sostenuto dalle basi militari e portaerei statunitensi che girano nel mondo. Però nonostante questo dominio militare c’è il vestigio di un impero statunitense che non riesce più a governare attraverso la forza economica. La potenza militare degli Stati Uniti è troppo muscolosa, si fonda più sulle armi atomiche e gli attacchi aerei che su operazioni via terra, che oggi sono troppo impopolari, politicamente parlando, per poter realizzare attacchi su grande scala.
Hedges nel giugno del 2009:
“Gli architetti di questo scambio mondiale si rendono conto che se vincono sul dollaro allora potranno vincere il dominio militare degli Stati Uniti”.
La spesa militare degli USA non si può sostenere senza questo ciclo di grande prestiti. La finanziaria ufficiale della difesa statunitense per il 2008 è stata di 623 mila milioni di dollari, quello che più gli si è avvicinata è stata quello cinese con 65 mila milioni, in base a dati forniti dalla CIA.
Per finanziare la continua guerra economica, gli USA hanno inondato il mondo con dollari. Le banche centrali dei paesi riceventi convertono questi dollari in moneta locale ed è allora quando tali banche centrali si trovano di fronte ad un problema. Se una banca centrale non spende il suo denaro negli USA, il tasso di cambio contro il dollaro aumenta e gli esportatori vengono penalizzati. Questo ha permesso agli USA di stampare moneta senza limiti: comprare importazioni e compagnie estere, finanziare l’espansione militare, così come assicurarsi che altre nazioni, come la Cina, continuino a comprare buoni del tesoro statunitense.
Dimitri Medvedev, l’ex presidente russo mostrò al G8 del 2009 la nuova moneta che sostituirà il dollaro.
A luglio del 2009, per illustrare i motivi della sua convocazione per la creazione di una nuova moneta sovranazionale che sostituisca il dollaro, il presidente Medeved ha mostrato “la moneta del futuro unito”. La moneta che riporta l’iscrizione “Unità nella diversità” fu coniata in Belgio e presentata ai capi della delegazione del G-8.
A settembre del 2009, la conferenza dell’ONU sul Commercio e Sviluppo (UNCTAD, sigla in inglese) propose la creazione di una nuova moneta artificiale che sostituisse il dollaro come moneta di riserva. Le Nazioni Unite vogliono ridisegnare il sistema di scambio internazionale di Bretton Woods.
La creazione di questa moneta sarebbe il ri-aggiustamento monetario più grande avvenuto dalla Seconda Guerra Mondiale.
La Cina, da parte sua, è immischiata in accordi con il Brasile e la Malesia per realizzare affari in yuan cinesi, mentre la Russia propone l’inizio di affari in rublo e monete locali.
Inoltre nove paesi latinoamericani si sono accordati per la creazione di una moneta regionale: il SUCRE (Sistema Unico di Compenso Regionale); questa moneta è rivolta a frenare l’uso del dollaro statunitense. Riuniti in Bolivia, i paesi dell’ALBA (alleanza Bolivariana per le Americhe), un blocco di sinistra spinto dal presidente Hugo Chavez, si sono compromessi con la creazione di una nuova moneta per il commercio interregionale.
Il Sucre iniziò a crearsi nel 2010 con un formato non stampato. Gli stati membri dell’ALBA sono il Venezuela, Bolivia, Cuba, Ecuador, Nicaragua, Antigua e Barbuda, Dominicana e San Vicente e le Granadinas.
Il ciclo che sostiene la permanente economia di guerra degli USA sembra essere arrivata alla sua fine.
Una volta che il dollaro non potrà più riempire le banche centrali e nessuno acquisti i buoni del tesoro statunitense, l’impero militare globale degli USA affonderà: l’impatto sulla vita quotidiana della popolazione di questo paese potrebbe essere grave.
I pronostici sono che insieme all’aumento dei costi, stati e città degli USA vedranno sparire i loro fondi pensionistici.
Il governo si vedrà costretto a vendere l’infrastruttura a società private, includendo strade e trasporto.
Le persone dovranno caricarsi con i costi dei servizi pubblici privatizzati.
Le proprietà immobiliari commerciali e private scenderanno a meno della metà del loro valore attuale.
I valori negati che ormai colpiscono il 25% delle case statunitensi aumenteranno.
Sarà difficile richiedere prestiti e impossibile vendere gli immobili a meno che non si accettino grandi perdite.
Le strade si riempiranno di negozi vuoti e case sprangate.
I processi per ipoteche saranno un’epidemia.
Ci saranno lunghe code nelle mense comunitarie e molti, molti senza tetto.
Ogni impero ha la sua fine prima o poi.
E’ giusto così.
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DAI SOCIAL FORUM AL MOVIMENTO 5 STELLE
Viviana Vivarelli
Dopo gli anni ’70, caduto il muro di Berlino, il neoliberismo unifica il mercato sotto 200 grandi corporation che sopravanzano i governi imponendo organi sovranazionali finanziari come il FM, la BM, il GATT e il WTO, organismi tecnocratici a totale servizio delle società più ricche del mondo che dettano l’agenda delle grandi opere inutili (come le 2000 dighe indiane), dei prestiti agli Stati, dei fallimenti di intere nazioni (come l’Argentina), delle guerre, delle banche, della borsa e del debito.
La storia del mondo viene scritta da questi organismi finanziari. Il neoliberismo impone l’abbattimento di tutte le forme di controllo sul capitale al fine di costituire una plutocrazia sul mondo, ovvero il dominio dei più ricchi su ogni cosa esistente, compreso il patrimonio genetico dell’umanità e il controllo dei semi attraverso gli OGM.
Le guerre per le risorse energetiche e quelle finanziarie segnano la degradazione e la fine dell’era industriale e il passaggio dalle guerre militari a quelle compiute attraverso le transazioni della Borsa, il rating e le manovre depressive sul debito.
L’abbattimento di tutti i controlli e di tutte le regole porta la dimensione del capitale finanziario a entità mostruose incrementando una cinica avidità di accaparramento, potere e dominio, priva di qualsiasi limite. Grazie a questo espediente, gli USA possono dribblare la caduta reale di valore del dollaro e l’enorme debito pubblico, abbattendo i paesi concorrenti con le armi improprie della finanza.
Il mondo viene messo sotto il giogo di pochi organismi economici che fanno gli interessi di pochissimi centri di capitali.
Il comunismo sembra morto e gli Stati dove aveva parlato con più forza (Russia e Cina) si trasformano in due potenze super capitaliste.
A partire dagli anni 70 si teme tuttavia il ripetersi di crisi come quella del 29. Il capitale internazionale si concentra in enormi società multi e transnazionali.
Il neoliberismo promette un’era di sviluppo e progresso illimitati, invece trascina il mondo in una miseria anche maggiore, con guerre infinite, depredazione di risorse, insicurezza totale fino alla crisi attuale dei paesi occidentali, mentre gli esiti tragici dell’inquinamento e del cambio climatico minacciano tragici mutamenti sul globo terracqueo con esodi di massa di interi popoli.
Malgrado il palese fallimento del neoliberismo, i partiti della sx sposano tutte le tesi neoliberiste. I governi si sciolgono nell’amalgama di ideologie divergenti, si contentano di mantenere lo status quo al potere, nemmeno i partiti che erano della sx mettono più in discussione gli interessi del capitale e i meccanismi del mercato, che ormai sono il centro del mondo, avendo l’avidità di pochi sostituito i diritti dei molti, e gli inutili G8 e G20 si succedono senza migliorare in nulla la tragedia avanzante e rimettere quelle regole di banche e borsa che erano state incautamente eliminate in nome del libero mercato.
Un po’ alla volta tutte le conquiste del 1800 e del 1900, in materia di lavoro e diritti umani e sociali, vengono abbattute. E i nuovi governi al servizio dei grandi capitali internazionali, con lo spauracchio del debito, hanno il compito di portare avanti lo smantellamento dei diritti civili, la svendita delle risorse e dei beni del territorio, la distruzione dello stato sociale e la devastazione dei diritti costituzionali, mentre i partiti non trovano di meglio che cedere le armi associandosi dolosamente all’invasore “senza se e senza ma” nel tradimento dei loro popoli.
Questo è ciò che segna il fallimento delle democrazia parlamentari, essendo i governi complici consenzienti del grande capitale e disperdendosi nel nulla le grandi differenze ideologiche che avevano contrassegnato una dx, un centro e una sx. Tutto si annienta in un marasma generale dove sono le grandi banche a dettare l’agenda ai popoli e sono i popoli a ripagare le grandi falle finanziarie aperte dalle grandi banche.
L'unico modo, a questo punto, con cui possiamo uscire dalla situazione di assoluta tragedia presente è pensare a qualcosa di totalmente nuovo che
oltrepassi totalmente le vecchie divisioni tra destra, sinistra e centro, ormai preda della sindrome di Stoccolma, e ripartire dal popolo, dalla gente, dal basso.
Oggi la democrazia è morta e le esigenze e i diritti popolari sono sempre più calpestati a favore degli interessi di pochi gruppi capitalisti che intendono dominare la vita delle Nazioni, mentre i partiti hanno svenduto la loro primazia in cambio del mantenimento forzoso di viziose situazioni di favore ad Aeternum.
Non resta che una rivoluzione: ripartire dal luogo che è sede per eccellenza della sovranità: IL POPOLO!
Ma la partitocrazia è ormai troppo autoreferenziata e persa per poterlo ascoltare.
Dobbiamo ripartire dai cittadini e per questo la vecchia e fallita democrazia parlamentare non serve più, essa è diventata come quelle tonsille marce che si devono togliere al bambino perché stanno ormai avvelenando tutto l’organismo.
Dobbiamo fondare una nuova “democrazia partecipata e diretta” che parta dai cittadini ed esprima la volontà dei cittadini.
E l’unico modo per permetterla è abbattere il potere oligarchico ed esclusivo della partitocrazia che ha trasformato la repubblica italiana in una oligarchia di politicanti arrivati al punto da vendere il nostro paese a un commissario non eletto calpestando gli stessi diritti elettorali.
Non esiste più democrazia in Italia. C'è solo l’interesse di una cricca di magnati finanziari che ha assoldato i partiti e che governa fuori da tutti i crismi della democrazia.
Le 3 leggi di iniziativa popolare che Grillo ha presentato al parlamento raccogliendo 350.000 firme sono state il primo passo per lo smantellamento della partitocrazia e della professione a vita del politico, cioè del suo potere eterno e incontrollabile.
A ragione, il parlamento queste tre leggi non le ha mai discusse, mancando anche qui a un suo dovere precipuo, nell'intenzione di non promuovere nulla che sia di nocumento alla casta.
Allo stesso fine sta lavorando Monti, il cui potere si regge sul patto di omertà che lo lega ai partiti, per cui non toglie loro un solo euro o una sola prerogativa e in cambio quelli votano ogni abominio "senza se e senza ma".
Quello che gli Italiani non sanno è che nessun paese europeo ha una scarsità di democrazia come l’Italia. E che quel poco che la Costituzione prescriveva è stato progressivamente annullato dai partiti che sono arrivati al punto da disconoscere i suoi stessi capisaldi, come la pace, i diritti dei lavoratori, i poteri degli enti locali, gli istituti di democrazia diretta, l’equilibrio tra i poteri, i diritti della magistratura, gli obblighi o le prerogative del presidente della Repubblica, l’habeas corpus, e persino il punto fondamentale che regge tutta la nostra democrazia e che è il lavoro, compreso l’obbligo per le imprese di non calpestare finalità sociali.
Il fine del M5S è aumentare questo grado di democrazia con una emancipazione graduale dei cittadini che li porti all’assunzione dei propri diritti e delle proprie responsabilità attraverso l’informazione affinché siano loro stessi a governarsi.
Certo, sia i forum internazionali no global che Grillo erano partiti dai Municipi, dove l’allargamento dell’esercizio democratico è più facile, ma le cose sono andate poi molto velocemente, la crisi ha imposto un’agenda terribile, per cui non è più possibile aspettare i tempi lunghi dell’emancipazione da suddito a cittadino, e occorre forzare le cose perché ora i numeri rendono possibile un’azione del M5S a livello parlamentare.
E’ dunque perfettamente fisiologico che si scateni la furia di quanti, nei partiti, si vedono scalzare diritti e privilegi e che l’avanzamento della democrazia non lo vorrebbero mai!
I popoli hanno lottato per secoli per conquistare faticosamente diritti civili e umani che i potenti hanno sempre cercato loro di negare e oggi questi diritti sono progressivamente distrutti dalla potenza del capitale, in nome di una libertà del mercato che premia solo gli squali più disumani e distruttivi, in un mondo dove il profitto è l’unico Dio.
Inutile cercare difese dei popoli nei grandi organismi internazionali, e non ne troveremo nell’Unione Europea né nella Banca europea né nel commissario Monti che è ne è l’esecutore, e a maggior ragione non ne troveremo nel Fondo Monetario che ha agito finora sempre e solo nell’interesse di pochi gruppi finanziari contro il bene di tutti.
La rivoluzione culturale che può e deve rovesciare questa situazione può partire solo all’interno degli Stati nazionali.
E non può più partire dai partiti ormai consegnati al nemico e impegnati solo a difendere il loro potere esistente,a può nascere solo da un grande movimento di risveglio popolare.
Può partire dai Movimenti. E tra i movimenti presenti (Indignados, Occupy Wall Street, Partito dei Pirati svedese o tedesco…) solo il Movimento 5 Stelle è in grado, al momento di presentare una critica articolata al neoliberismo e una proposta articolata di democrazia dal basso. Esso è lo sbocco particolare in cui è sfociato, in Italia, il movimento planetario dei no global, una rivoluzione del pensiero che appartiene a tutto il mondo e che deve portare a un enorme cambiamento nel modo stesso di governare il mondo.
Che questo grande disegno abbia un carattere ancora utopistico può essere, ma che sia tacciato di fascismo è semplicemente ridicolo, perché anzi è la cosa meno fascista vista finora, proprio per il suo appellarsi fondamentale alla volontà popolare, proprio per il suo richiamarsi a un governo dal basso contro tutte le pretese di una partitocrazia che ormai governa in modo totalitario e, peggio ancora, sotto padrone, nel tentativo di resuscitare un nuovo feudalesimo.
Il neoliberismo ha impestato il mondo con le sue le promesse di pace e di sviluppo. Ognuno può vedere nei fatti come fossero false e come abbiano portato il mondo a un progressivo declino, a una crisi totale. Eppure negli Stati uniti sono queste stesse promesse che oggi vengono sbandierate dai due partiti di governo, fondamentalmente non dissimili, davanti ai popoli inebetiti e istupiditi dalla propaganda e dall’ignoranza. E indubbiamente le chiese coi loro fanatismi utilitaristici hanno dato la loro mano demoniaca a propagare il peggio, nel tentativo di arrestare il progresso civile dell’umanità e far tornare i popoli a fasi precedenti di buio e arretratezza morale e civile. Del resto la storia mostra chiaramente i loro giochi col potere per aumentare il proprio potere
Oggi il grande tema di cui nessuno parla ma che spira silenziosamente sotto le coltri del potere come una bomba pronta a esplodere è la SOVRANITA’ POPOLARE, unica parola in cui possiamo declinare la democrazia.
Dove è finita la sovranità dei popoli?
Brogli e stupri ideologici coartano le elezioni. Nemmeno i popoli che hanno fatto una rivoluzione come l’Egitto o la Libia riescono ad ottenere delle elezioni regolari e ad evitare che tornino al potere gli stessi criminali di prima. In quanto ai governi occidentali, sono preda della morsa del debito con partito pronti ad allearsi coi loro saccheggiatori.
Scrive Ramon Mantovani: “Oggi basta una decisione del FMI, a cui i governi dichiarano esplicitamente di non potersi sottrarre pena la bancarotta, per fare carne di porco del welfare duramente conquistato in decenni di lotta. Basta un trattato del WTO e un accordo di cartello delle multinazionali agroalimentari per distruggere la sovranità alimentare di interi paesi e mettere sul lastrico decine di milioni di contadini. Bastano le mire speculative delle borse e del capitale finanziario per mettere un paese in ginocchio. In particolare in America Latina, dove le politiche neoliberiste sono state applicate intensivamente molto prima che altrove, sorgono grandi movimenti di massa indigeni, contadini e operai, in difesa dell’acqua e delle risorse naturali. Nel 94, lo stesso giorno di entrata in vigore del trattato di libero commercio fra USA, Canada e Messico, compare un movimento guerrigliero indigeno, l’EZLN, che si caratterizza subito per indicare fuori dal proprio paese i veri artefici e responsabili del tentativo di genocidio economico sociale dei popoli indigeni del sud est del Messico e che propone esplicitamente il problema di una lotta globale contro il capitalismo globalizzato. Verso la fine degli anni 90 l’esigenza, ancora intuitiva e teorica, di produrre lotte e mobilitazioni internazionali comincia a materializzarsi. Inizia la stagione delle manifestazioni internazionali di protesta e di lotta. La più famosa e conosciuta è quella del 99 a Seattle contro il WTO. Insieme ai sindacati portuali e metalmeccanici degli USA, che non esitano a perseguire l’obiettivo di tentare di impedire fisicamente, scontrandosi con la polizia, il vertice del WTO, ci sono centinaia di associazioni e movimenti stranieri. Da quel momento nessun vertice del FMI, del WTO, della Banca Mondiale, del G7, si è potuto svolgere senza dure contestazioni di massa. Nel corso delle quali il crescente numero di movimenti globali e locali iniziano a capire che bisogna assolutamente coordinarsi e soprattutto trovare il modo di elaborare un programma di lotte ed un’alternativa.”
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LA DEMOCRAZIA LIQUIDA
Vittorio Bertola 5stelle di Torino
E’ la democrazia senza rappresentanti professionali.
Se ne parla da un po’. Ne parla anche il partito pirata tedesco.
Occorrerebbe una forte revisione costituzionale per introdurre una democrazia diretta al posto di quella attuale, che è una democrazia parlamentare che produce una casta partitica fissa, eterna e irrevocabile. I limiti del sistema attuale sono dati dal fatto che gli eletti non hanno vincolo di mandato, possono dirottare quanto vogliono dalle promesse elettorali, possono anche cambiare coalizione, e gli elettori non possono revocare loro il mandato o esercitare un controllo penalizzante sui loro atti, devono per di più accettare in blocco i programmi elettorali e non frazionare la delega su chi in partiti diversi si impegna per cose diverse.
Per avere un controllo effettivo dell’elettore sulle leggi che vengono fatte, così che il rappresentante faccia ciò per cui si è impegnato, occorrerebbero rapidi e continui referendum sull’elettorato che, per non essere costosi e gravosi, dovrebbero avvenire in internet. Al momento non ci sono gli strumenti che possono evitare brogli informatici.
Nella democrazia liquida, tutti possono proporre idee, progetti di legge, o modifiche ad iniziative proposte da altri.
I problemi di una democrazia liquida sono:
Trasparenza: come accertarsi che il sistema gestionale sia effettivamente "equo" rispetto alle diverse istanze del cittadino e produca risultati davvero conformi alla loro volontà
Sicurezza: come garantire che non vi siano intrusioni o manipolazioni, invisibili al cittadino, e che i gestori dei sistemi non pieghino i risultati dei processi decisionali ai loro interessi
Accessibilità: come rendere accessibili i nuovi spazi di democrazia a quella parte della popolazione, in primis molti anziani, incapaci di utilizzare le nuove tecnologie? (questo è il punto più facile perché ci possono essere pc dai tabaccai o cartolai, così come ci sono i fax).
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Hanno ragione quelli che dicono che, comunque cambino il sistema elettorale, ci fregheranno sempre.
E non ha nessun senso che anche noi ci perdiamo a reggere loro il moccolo ripetendo le loro supercazzole truffaldine o tifando per questo o per quello.
Abbiamo una piramide di potere. Quelli che reggono la cima faranno piccole variazioni ma sempre tese a mantenere nelle loro mani la cima della piramide del potere.
Tutte le discussioni ipocrite e sfiziose che si rimpallano in parlamento da 8 mesi sono baggianate che hanno lo stesso scopo: fingere di cambiare qualcosa per non cambiare nulla. E questa, credetemi, è una truffa molto peggiore della biopalla!
L'unica riforma valida sarebbe quella che rovescerebbe la piramide del potere, restituendo la sovranità al popolo. Ma non la faranno! Nessuno di loro ha la più pallida intenzione di aumentare la democrazia o la sovranità popolare! Per cui allearsi a questo a quello è perfettamente inutile!
Ogni loro correzione del sistema sarà sempre finalizzata a mantenere una oligarchia ristretta e non sarà mai una democrazia!
Se non si capisce questo, non si è capito niente!
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L’ENORME RAPINA: I PARADISI FISCALI
I magnati del mondo vogliono solo aumentare i loro smisurati capitali strangolando i popoli, rendendoli più poveri e distruggendo quei diritti che sono costati secoli di lotte e di sangue.
Ci ingannano con i loro discorsi ipocriti sullo spreed e sul debito,quando poi le misure che vengono ordinate sono solo ad un senso: impoverire i poveri ed arricchire i ricchi.
Ci dicono che abbiamo vissuto sopra le nostre possibilità quando chi le possibilità le aveva ha implementato i paradisi fiscali sottraendo risorse ai paesi e ai loro cittadini.
Oltre 21.000 milioni di dollari sono stati nascosti dai super-ricchi nei paradisi fiscali. Tanto quanto le economie di Stati Uniti e Giappone, lo dice lo studio di un ex capo economista di McKinsey, James Henry. In realtà la vera cifra potrebbe arrivare a 32mila milioni di dollari, poiché si sono considerati solo i depositi bancari e gli investimenti finanziari e non i beni concreti come proprietà o yacht . E' una cifra gigantesca contro cui nessuno fa nulla, né gli inetti governi né gli inutilissimi G8 che si guardano bene dal dichiarare guerra agli evasori o ai paradisi che accolgono i loro bottini.
Il rapporto è stato commissionato da Tax Justice Netwotrk,gruppo che milita contro l'evasione fiscale: «Le mancate entrate fiscali che risultano dalle nostre stime sono gigantesche. Sono così grandi che, se fossero recuperate, rovescerebbero il default molti Paesi, salvandoli dalla rovina.
Il tutto è un enorme buco nero nell'economia mondiale»
I vari esecutori di questo immenso potere finanziario, gli emissari di banche come la Goldman Sachs, i Segretari del Tesoro statunitensi Robert Rubin e Henry Paulson, il Governatore della Bank of Canada Mark Carney, il Governatore della Banca centrale europea Draghi come il Presidente del Consiglio italiano Monti fanno solo il loro gioco. E contro di loro non faranno mai niente.
Quando un criminale scappa all'estero scatta l'Interpol, la polizia internazionale con cui i vari Stati si accordano per arrestarlo anche fuori dai confini Paese e processarlo. Com'è che per chi porta bottini illeciti nei paradisi fiscali non scatta nessuna Interpol che rintracci i rei e recuperi il bottino ottenuto con l'evasione fiscale o altri mezzi illeciti? Eppure sono ladri internazionali da perseguire come altri criminali! O dobbiamo pensare che quei governi che impediscono di perseguirli e punirli e che fanno quelle buffonate ipocrite dei vari G8 finalizzati al nulla, si siano accordati in tal senso e non abbiano mai messo un embargo ai paradisi fiscali, penalizzandoli internazionalmente, per il semplice motivo che "devono proteggere se stessi"?! E dunque sono ladri che proteggono ladri?
Si parla di un trafugamento astronomico:
32.000 miliardi di dollari! L'intero debito pubblico italiano è di 2.000 milioni di €!
Con la cifra gigantesca rubata alle casse dello Stato e nascosta nei paradisi fiscali si pagherebbero i debiti di tutti i paesi a rischio default d'Europa! E, se questi paesi stanno così male, è anche a causa di chi ha tratto patrimoni immensi da reati e da chi ha evaso il fisco derubando i cittadini e costringendoli a subire tagli disumani.
Si pensi che la sola Fininvest si serve di ben 54 paradisi fiscali e che B ne ha addirittura comprato uno per proprio uso e consumo! E che non solo i capitali neri esportati illecitamente in Svizzera sono stati premiati da B con uno scudo fiscale che ne impedisce la denuncia e li sana a un tasso ridicolo, ma il Pd ha fatto opportune assenze per far passare lo scudo e Monti nemmeno ci prova a tassare di più i rei come hanno fatto USA,UK e Germania!
E poi mi si venga a ripetere la boiata che siamo noi cittadini medi e poveri ad aver vissuto 'al di sopra delle nostre possibilità'!!?
Queste frasi risparmiatevele, per favore! Perché non si può essere prima derubati da politici ladri e poi insultati da chi vota questi criminali!
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Andrea Antiquark
“Quando non puoi accanirti contro idee e programmi cerchi di colpire le persone che le espongono…”
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I partiti italiani non sono più in grado di presentare programmi e progetti. Possono solo abbassarsi a piccole porcheriole. Come ha fatto, appunto, Bersani, segretario del Pd, nei confronti di quello che teme come il suo massimo oppositore: BEPPE GRILLO.
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Due fatterelli: Bersani che sfida il M5S a venire a parlargli di persone e un gruppo di 5stelle che lo prende in parola e va alla festa del Pd a Reggio Emilia ma viene cacciata in malo modo dai militanti. Un pezzo grosso della Cisl, Giovanni Guerisoli, accusa Grillo di aver preso soldi in nero. Poiché era una diffamazione, è scattata una querela.
Grillo: “L'accusa mossami da Giovanni Guerisoli che dice "Il buon Grillo per partecipare all'assemblea della Cisl ha chiesto 10 milioni di lire cash, tutti in nero e senza ricevute. E noi abbiamo pagato" è totalmente infondata. Sarà querelato dai miei avvocati al più presto.”
Come non bastasse, la notizia è stata smentita dalla stessa Cisl che ha dichiarato: "In merito alla notizia riportata da alcuni quotidiani su un presunto compenso in nero percepito da Grillo per la partecipazione ad una iniziativa sindacale, la Cisl precisa in una nota che la notizia è destituita da ogni fondamento. Nel maggio 1995 (e non nel 1999, come ha affermato ieri erroneamente su Radio 24 l'ex segretario confederale della CISL, Giovanni Guerisoli) il signor Beppe Grillo partecipò a Rimini ad uno spettacolo serale, con ingresso gratuito, in occasione dell'assemblea dei quadri della stessa CISL. In quella circostanza il comico genovese ricevette dalla Cisl per la sua prestazione professionale un compenso di venti milioni di lire, regolarmente quietanzato." Ufficio Stampa Cisl
Sembrerebbe chiaro ma sui blog iene e porci grufavano e sbavano per dimostrare in ogni modo l'inesistente! C'era persino chi rifiutava l'attendibilità di una fattura ritenendola prova non sufficiente! Questa gentaglia sono 6 anni che delira, impesta e infama! Tutte le loro calunnie sono state smascherate ma continuano a ripeterle come se non avessero sentito le repliche, come tanti invasati. Nemmeno l'evidenza della verità li smonta, talmente l'odio li ha putrefatti. La loro unica prova di esistenza in vita è la calunnia, e Grillo è umano e tanto faranno che qualcosa troveranno. L'orrore è che hanno dietro politici che di nefandezze ne hanno fatte fin troppe, nefandezze che costoro fingono di non vedere. E’ davvero ributtante che tutta la politica si sia ridotta a dare la caccia a un uomo o a difenderlo, ignorando la crisi in cui questi partiti hanno buttato l'Italia e ignorando il programma di democrazia diretta e di rivincita popolare del M5S! Intanto che attaccano lui per ogni piccolezza diffamando e mentendo, nessuno di loro o dei loro padroni dice una sola parola sulla democrazia diretta, sulla difesa dell'ambiente, sui diritti umani, sulla moralità che per la politica è diventata ormai la questione fondamentale.
Il loro polverone di calunnie è vergognoso e rivela solo il loro vuoto morale, l'assenza di un programma politico, il decadimento culturale e sociale.
Cani e porci sono i loro cloni, ma cani e porci sono ancor più coloro che clonano la gente su questo livello di pochezza e di miseria interiore, facendo sempre più scadere nel vuoto questo disgraziato Paese.
Ecco la fattura che scagiona Grillo:
Ma Bersani lo aveva detto o no una settimana fa "Venite qui a darmi dello zombie se avete il coraggio”?
E loro hanno risposto all'invito: una cinquantina di 5 stelle, alcuni vestiti da zombi, in silenzio, ma con tanti cartelli gialli con la scritta: “Cercasi opposizione”. “Pd uguale perditempo”
Per quanto stessero zitti e calmi, i pidioti hanno reagito violentemente cercando di cacciarli e strappando loro i cartelli. C'era anche un gruppo di Notav con le bandiere e le hanno strappate anche a loro. Che bella scena democratica! Complimenti, compagno Bersani! Chi era che non sapeva stare al contraddittorio?
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Come si fa la politicizza italiana: MARIAMMA MADIA
Vv
Marianna Madìa dichiara che voterebbe B piuttosto che Grillo. Chi è costei?
Anni 32,carina e raccomandata, e dunque deputata. Figlia del giornalista attore Stefano Madia, collaboratore di Porta a porta e consigliere comunale grazie a Veltroni. Lo zio è avvocato di Mastella. Già prima di laurearsi viene assunta nel centro studi di Enrico Letta. Lui dice che l’ha colpito avendo scritto nelle referenze “laurea 110 e lode”, peccato che la laurea non l’avesse ancora presa. Conosce Cossiga, hanno lo stesso fisioterapista.
La Madia è una delle scelte bislacche e cervellotiche di Veltroni, un po' come Calearo Diventa candidata del Pd nel 2008, a soli 28 anni. Come referenze, a parte la totale inesperienza politica, ha una sua relazione sentimentale col Giulio figlio di Napolitano! E ditemi voi se questi non sono tutti ciccia e politica, vicini vicini! Comunque, in quello strano mondo che è la tribù politica, Veltroni la candida capolista per il Lazio e dunque la fa eleggere.
E qualcuno può pensare che abbiano intenzione di cambiare una legge elettorale che si giocano così placidamente 'in famiglia' con gradimento reciproco???
La Madia è una dei 22 parlamentari PD assenti alla votazione dello scudo fiscale, truffa inventata da B per favorire grandi evasori e mafiosi (la mafia ringrazia, i fetenti pure e l’evasione fiscale continua ad essere 120 miliardi, il 27% del PIL).
Il 2 ottobre 2009, l’infame scudo fiscale che Monti non si degnerà di correggere, passa per soli 20 voti, grazie al Pd che 'regala graziosamente' 22 assenti, (e poi dobbiamo anche sentire D'Alema dire che anche se fossero stati tutti presenti... ma la matematica, D'Alema??)
La tipa risultava tranquillamente in viaggio per il Brasile, e dice di esserci andata "per accertamenti clinici"."In Brasile"?! Cos'è?? Si era fatta passare le analisi là perché l'USSL aveva tempi troppo lunghi? Voglio provare anch'io: se la USSL per una analisi mi dà 6 mesi, provo a chiedere se me la spostano in Brasile, viaggio compreso!
La tizia ha scritto un libro sui precari al tempo di B. Noi potremmo scrivere un libro su di lei e i precari del parlamento al tempo della democrazia parlamentare quando le leggi di B passavano per 2 o 3 voti grazie al Pd.
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Alla famosa votazione per lo scudo fiscale anche D’Alema era assente e disse con perfetta faccia tosta che a votare o scudo fiscale non era andato perché aveva scelto “di andare a una manifestazione” e “non gli era stato spiegato bene l'importanza della votazione”. Ma cos’è? Scemo? La più acuta mente pensante del Pd che non capisce l’importanza di uno scudo fiscale agli evasori e ai mafiosi e chiede che “qualcuno gliela spieghi”?!
Nel video dice che il parlamento non funziona tanto bene (con gente come lui, ci credo!) e che i parlamentari hanno anche altro da fare ( i cassi loro, si immagina!) . Essendo lui un big del Pd, chiediamo: ma a chi spetterebbe fargli capire l'importanza di certe votazioni?
Un articolo de l’Espresso citava le assenze in parlamento di D’Alema, e la sua segreteria ha risposto, piccata, che aveva ogni diritto a essere a essere poco presente in aula in quanto dirigente di partito, uno che quindi fa politica attraverso mille altri modi: visite nelle città, presenze a convegni, iniziative pubbliche e così via. Zilioli ha replicato che, in quanto parlamentare, D’Alema deve fare il lavoro di parlamentare, cioè quello per cui è pagato dai cittadini: se invece preferisce fare il dirigente di partito, sia stipendiato per questo solo dal medesimo, che pure incassa abbondanti contributi pubblici. Ma gli hanno risposto che “non si può disgiungere il Parlamento dal Paese” e che anche i grandi leader oggi spesso rimpianti – da Berlinguer a Ingrao – in Parlamento si vedevano pochino, perché svolgevano la loro attività politica per lo più nel Paese.
Zilioli replica che quelli di Berlinguer e Ingrao erano altri tempi con altri mezzi e che un parlamentare deve lavorare in Parlamento: se non ha tempo si dimetta,specie se ha 5 o 6 legislature alle spalle (D'Alema ne ha 7!)
Silvia Cerami scriveva:Da quando non è più premier,Berlusconi diserta la Camera (e chi se ne frega del Paese?). D'Alema non ha mai presentato nemmeno un atto da inizio legislatura (record mondiale). Tremonti ha il 2% di presenze. Alfano salta 9 sedute su 10 ed è al 500° posto tra i 630 deputati per produttività,La Russa va a votare 7 volte su 100. Però lo stipendio pieno lo prendono lo stesso!
Il caro d’Alema, che in missione non è mai andato e che dovrebbe fare l'opposizione, ha appena il 30% di presenze, è il 4° deputato più assenteista su 630. Peggio fanno Verdini (1°assente in toto che a B interessa per altri meriti) e Ghedini (scelto ovviamente per fare l’avvocato e non il deputato). In cima anche Casini, assente al 60%.
D’Alema, poi, quando c’è, non fa niente, tanto che batte il record per non aver presentato nemmeno un atto come 1°firmatario in un'intera legislatura, record imbattuto, seguito dal senatore Tedesco con 2 atti e Dell'Utri con 3 .
Berlusconi, poi, ha presenziato a 4 votazioni su 504, lo 0,79% del totale (peccate che quando c'è dorme). Durante le 9.964 votazioni della sua legislatura si è visto solo 43 volte. Da quanto c'è Monti (9 mesi), l'hanno visto solo 4 volte (il guaio è che ha raccontato sempre la solita barzelletta!), ma cos'ha da fare? Fondare ospedali per bambini nel mondo?
Ghedini e Verdini a gennaio sono apparsi una volta su 86, da febbraio Ghedini è sparito e Verdini si è concesso per 3 votazioni su 317.
La Lega non va meglio perché ha da risolvere i guai interni: Bossi e Maroni sono stati presenti al 5%, a marzo Bossi è stato visto una sola volta e Maroni 11 volte su 132.
Improduttivo anche Tremonti:in questi anni ha votato 2 volte su 100.
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FIDUCIA
In 8 mesi Monti ha chiesto la fiducia 34 volte!
Durante il suo 2° Governo, Prodi II in 20 mesi chiese la fiducia 28 volte (17 maggio 2006-7 maggio 2008), superando addirittura la media del successivo governo B .
B, nel suo 4° governo (8 maggio 2008-novembre 2011), chiese la fiducia 53 volte, 26 voti al mese.
Ma Monti li ha battuti tutti: è riuscito a chiedere 34 fiducie in 8 mesi, 3 al mese; è un continuo susseguirsi di decreti legge del governo, approvati con il voto di fiducia.
Così il ruolo del Parlamento diviene inesistente.
Il decreto legge è giustificato solo in caso eccezionali di necessità e urgenza ma qui è diventato lo strumento ordinario per far passare qualsiasi cosa ex abrupto, tanto più ora che i partiti vivono un senso di grande precarietà e hanno il terrore di ciò che possono fare gli elettori, mentre vedono il loro consenso crollare a picco. Prodi almeno aveva qualche alibi, vista l’ammucchiata eterogenea della sua coalizione, che superava l’altra di soli 25.000 elettori.
B aveva un tale disprezzo per il parlamento che arrivò anche a chiuderlo. Ma Monti dovrebbe avere tanta maggioranza da potersi permettere di sottoporre le sue leggi alle modifiche parlamentari. Perché respinge con tanta acrimonia il fondamentale strumento democratico?
Il fatto è che Monti riceve gli ordini del Fondo Monetario e della Bce e scavalca in pratica qualsiasi discussione parlamentare.
Mi chiedo, a questo punto, cosa ci stia a fare il Parlamento, visto che il massimo lavoro che deve fare è votare sì o no a quello che decide il governo senza poterlo modificare?
E, visto che i parlamentari sono i rappresentanti diretti della nostra sovranità,mi chiedo questa dove questa sia andata a finire. Dunque non solo Monti è stato abusivamente incaricato di formare un governo da Napolitano saltando qualsiasi elezione normale, ma governa saltando lo stesso parlamento. Possiamo ancora parlare di democrazia in queste condizioni?
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LO SCONVOLGENTE ARTICOLO DI CORI DI MODIGLIANI SU ASSANGE
CHE FA IL GIRO DEL WEB
Leggete questo bellissimo articolo, davvero illuminante, di geopolitica, ripreso da stampalibera.com
"Assange ha le trascrizioni di diverse conversazioni in varie cancellerie del globo,in cui si parla di come mettere in ginocchio le economie sudamericane, come portar via le loro risorse energetiche, come impedire ai loro governi di far passare piani economici keynesiani applicando invece i dettami del FMI.
Sarà per questo che ha scelto di rifugiarsi nell'ambasciata dell'unico paese che si è rifiutato di pagare il debito".
Ma noi siamo allo stesso livello di quelle economie del terzo mondo. Anche noi siamo sotto i diktat del Fondo Monetario Internazionale e della Banca Mondiale di cui la Banca Europea è solo un'appendice.
Queste sono le informazioni che i media dovrebbero dare se avessero un minimo di dignità, e non certo le calunnie su Grillo trasformate in titoloni di prima pagina, offendendo l'intelligenza comune e sollevando l'allegrezza dei TROLL. Ma a che livello di bassezza si è ridotta la stampa italiana? E a quali potenze immonde distruttrici dei popoli si sono asservito i partiti italiani?
Ci trattano come dei minorati, ma finché saremo informati da questi media da pezzenti, saremo davvero dei minorati mentali, incapaci di capire qualcosa nel mondo in cui stiamo vivendo e arrendevoli come mucche a qualunque macello i grandi predoni vogliano progettare su di noi!
Il web è una grande realtà e può mostrarci le cose per come stanno e aprirci a uno status di libertà. I giornali e le tv sono invece un braccio del regime e il loro unico scopo è di tenerci intrappolati in una condizione di non conoscenza e di impotenza distraendoci con stupidaggini come, oggi, l’attacco a Grillo.
Una profezia di Papa Giovanni dice che in questo secolo tutto si sarebbe saputo e che sarebbe dipeso solo dalla libera scelta di ognuno sapere o non sapere. Troppi scelgono ancora di restare avvinti alle catene dell'ignoranza e della menzogna. Ma sempre più persone si liberano e solo da loro può partire l'alba di un mondo nuovo!
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Da stampa libera.com
Tutto ciò che sta accadendo oggi, tecnicamente (nel senso di “politicamente”) è iniziato il 12 dicembre del 2008. Secondo altri, invece, sarebbe iniziato nel settembre di quell’anno. Ma ci volevano almeno quattro anni prima che l’onda d’urto arrivasse in Europa e in Usa.
Forse è meglio cominciare dall’inizio per spiegare gli accadimenti. Anzi, è meglio cominciare dalla fine. Con qualche specifica domanda, che –è molto probabile- pochi in Europa si sono posti.
Mi riferisco qui alla questione di Jules Assange, wikileaks, e la Repubblica dell'Ecuador.
Perché il caso esplode, oggi? Perché, Jules Assange, ha scelto un minuscolo, nonché pacifico, staterello del Sudamerica che conta poco o nulla? Come mai la corona dell’impero britannico perde la testa e si fa prendere a schiaffi davanti al mondo intero da un certo signor Patino, ministro degli esteri ecuadoregno, per gli euro-atlantici un vero e proprio Signor Nessuno, il quale ha dato una risposta alla super elite planetaria (cioè il Foreign Office di Sua Maestà) tale per cui, cinque anni fa avrebbe prodotto soltanto omeriche risate di pena e disprezzo, mentre oggi li costringe ad abbozzare, ritrattare, scusarsi davanti al mondo intero?
Perché l’Ecuador? Perché adesso?
Tutto era più che prevedibile, nonché scontato. Intendiamoci: era scontato in tutto il continente americano, in Australia, Nuova Zelanda, Danimarca, paesi scandinavi. In Europa e a Washington pensavano che il mondo fosse lo stesso di dieci anni fa. Perché l’Europa –e soprattutto l’Italia- è al 100% eurocentrica, vive sotto un costante bombardamento mediatico semi-dittatoriale, non ha la minima idea di ciò che accade nel resto del mondo, ma (quel che più conta) pensa ancora come nel 1812, ovvero: “se crolla l’Europa crolla il mondo intero; se crolla l’euro e l’Europa si disintegra scompare la civiltà nel mondo” e ragiona ancora in termini coloniali. Ma il mondo non funziona più così. In Italia, ad esempio, nessuno è informato sulla zuffa (che sta già diventando rissa) tra il Brasile e l’Onu, malamente gestita da Christine Lagarde, la persona che presiede il Fondo Monetario Internazionale, e che ruota intorno all’applicazione base di un concetto formale, banale, quasi sciocco, ma che potrebbe avere ripercussioni psico-simboliche immense: l’Italia è stata ufficialmente retrocessa. Non è più l’ottava potenza al mondo, bensì la nona. E’ stata superata dal Brasile. Quindi al prossimo G8 l’Italia non verrà invitata, ma ci andrà il Brasile. Da cui la scelta di abolire il G8 trasformandolo in G10 standard. Si stanno scannando.
La prima notizia VERA (per chi vuole ricavare informazioni reali dal mondo reale) è questa: “L’Europa, con l’Inghilterra e Germania in testa, non possono (non vogliono) accettare il trionfo keynesiano del Sudamerica e la loro irruzione nel teatro della Storia come soggetti politici autonomi. Per loro vale il principio per cui “che se ne stiano a casa loro, non rompano, e ringrazino il cielo che li facciamo anche sopravvivere, come facciamo con gli africani. Altrimenti, da quelle parti, uno per uno faranno la fine di Gheddafi”. Il messaggio in sintesi è questo.
Dal Sudamerica negli ultimi quaranta giorni sono arrivati tre potentissimi messaggi in risposta: niente è stato pubblicizzato in Europa. Tanto meno l’ultimo (il più importante) in data 3 agosto, se non altro per il fatto che era in diretta televisiva dalla sede di New York del Fondo Monetario Internazionale. Nessuno lo ha trasmesso in Europa, ad esclusione del Regno di Danimarca. E così, preso atto che esiste una compattezza mediatica planetaria di censura, e avendo preso atto che se non se ne parla la televisione, non c’è in rete e non si trovano notizie su wikipedia, allora vuol dire che non esiste, il Sudamerica ha scelto il palcoscenico mediatico globale più intelligente in assoluto: il cuore della finanza oligarchica planetaria, la city di Londra.
E adesso veniamo ai fatti.
Jules Assange, il 15 giugno del 2012 capisce che per lui è finita. Si trova a Londra. Gli agenti inglesi l’arresteranno la settimana dopo, lo porteranno a Stoccolma, dove all’aeroporto non verrà prelevato dalle forze di polizia di Sua Maestà la regina di Svezia, bensì da due ufficiali della Cia, e un diplomatico statunitense, i quali avvalendosi di specifici accordi formali sanciti tra le due nazioni farà prevalere il “diritto di opzione militare in caso di conflitto bellico dichiarato” sostenendo che Jules Assange è “intervenuto attivamente” all’interno del conflitto Nato-Iraq mentre la guerra era in corso. Lo porteranno direttamente in Usa, nello Stato del Texas, dove verrà sottoposto a processo penale per attività terroristiche, chiedendo per lui l’applicazione della pena di morte sulla base dell’applicazione del Patriot Act Law. Si consulta con il suo gruppo, fanno la scelta giusta dopo tre giorni di vorticosi scambi di informazioni in tutto il pianeta. “vai all’ambasciata dell’Ecuador a piedi, con la metropolitana, stai lì”. Alle 9 del mattino del 19 giugno entra nell’ambasciata dell’Ecuador. Nessuna notizia, non lo sa nessuno. Il suo gruppo apre una trattativa con gli agenti inglesi a Londra, con gli svedesi a Stoccolma e con i diplomatici americani a Rio de Janeiro. Raggiungono un accordo: “evitiamo rischio di attentati e facciamo passare le olimpiadi, il 13 agosto se ne può andare in Sudamerica, facciamo tutto in silenzio, basta che non se ne parli”. I suoi accettano, ma allo stesso tempo non si fidano (giustamente) degli anglo-americani. Si danno da fare e mettono a segno due favolosi colpi. Il primo avviene il 3 agosto, il secondo il 4.
Il 3 agosto 2012, con un anticipo rispetto alla scadenza di 16 mesi, la presidente della Repubblica Argentina, Cristina Kirchner, si presenta alla sede di Manhattan del Fondo Monetario Internazionale accompagnata dal suo ministro dell’economia e dal ministro degli esteri ecuadoregno, Patino, in rappresentanza di “Alba” (acronimo che sta per Alianza Laburista Bolivariana America”) l’unione economica tra Ecuador, Colombia e Venezuela. In tale occasione, la Kirchner si fa fotografare e riprendere dalle televisioni con un gigantesco cartellone che mostra un assegno di 12 miliardi di euro intestato al Fondo Monetario Internazionale con scadenza 31 dicembre 2013, che il governo argentino ha versato poche ore prima.
“Con questa tranche, la Repubblica Argentina ha dimostrato di essere solvibile, di essere una nazione responsabile, attendibile e affidabile per chiunque voglia investire i propri soldi. Nel 2003 andammo in default per 112 miliardi di dollari, ma ci rifiutammo di chiedere la cancellazione del debito: scegliemmo semplicemente la dichiarazione ufficiale di bancarotta e chiedemmo dieci anni di tempo per restituire i soldi a tutti, compresi gli interessi. Per dieci, lunghi anni, abbiamo vissuto nel limbo. Per dieci, lunghi anni, abbiamo protestato, contestato e combattuto contro le decisioni del Fondo Monetario Internazionale che voleva imporci misure restrittive di rigore economico sostenendo che fosse l’unica strada. Noi abbiamo seguito una strada diversa, opposta: quella del keynesismo basato sul bilancio sociale, sul benessere equo sostenibile e sugli investimenti in infrastrutture, ricerca, innovazione, investendo invece di tagliare. Abbiamo risolto i nostri problemi. Ci siamo ripresi. Non solo. Siamo oggi in grado di saldare l’ultima tranche con 16 mesi di anticipo. Le idee del Fondo Monetario Internazionale e della Banca Mondiale in materia economica sono idee errate, sbagliate. Lo erano allora lo sono ancor di più oggi: Chi vuole operare, imprendere, creare lavoro e ricchezza, è benvenuto in Argentina: siamo una nazione che ha dimostrato di essere solvibile, quindi pretendiamo rispetto e fedeltà alle norme e alle regole, da parte di tutti, dato che abbiamo dimostrato, noi per primi, di rispettare i dispositivi del diritto internazionale……” ecc.
Subito dopo (cioè 15 minuti dopo) la Kirchner ha presentato una denuncia formale contro la Gran Bretagna e gli Usa al WTO (World Trade Organization) la più importante associazione planetaria di scambi commerciali coinvolgendo il Fondo Monetario Internazionale grazie ai files messi a disposizione da Wikileaks, cioè Assange. L’Argentina ha saldato i debiti, ma adesso vuole i danni. Con gli interessi composti.
“Volevano questo, bene, l’hanno ottenuto. Adesso che paghino”.
È una lotta tra la Kirchner e la Lagarde. Le due Cristine duellano da un anno impietosamente. Grazie (o per colpa) di Assange, dato che il suo gruppo ha tutte le trascrizioni di diverse conversazioni in diverse cancellerie del globo, che coinvolgono gli Usa, la Gran Bretagna, la Francia, l’Italia, la Germania, il Vaticano, dove l’economia la fa da padrone: Osama Bin Laden è stato mandato in soffitta e sostituito da John Maynard Keynes, lui è diventato il nemico pubblico numero uno delle grandi potenze; in queste lunghe conversazioni si parla di come mettere in ginocchio le economie sudamericane, come portar via le loro risorse energetiche, come impedir loro di riprendersi e crescere, come fare per impedire ai loro governi di far passare i piani economici keynesiani applicando invece i dettami del Fondo Monetario Internazionale il cui unico scopo consiste nel praticare una politica neo-colonialista a vantaggio soprattutto di Spagna, Italia e Germania, con capitali inglesi. Gran parte dei file già resi pubblici su internet.
Gran parte dei files, gentilmente offerti da Assange all’ambasciatore in Gran Bretagna dell’Ecuador, il quale -siamo sempre il 3 agosto a New York- ricorda chi rappresenta e che cosa ha fatto l’Ecuador, ovvero la prima nazione del continente americano, e unica nazione nel mondo occidentale dal 1948, ad aver applicato il concetto di “debito immorale” ovvero “il rifiuto politico e tecnico di saldare alla comunità internazionale i debiti consolidati dello Stato perché ottenuti dai precedenti governi attraverso la corruzione, la violazione dello Stato di Dirirtto, la violazione di norme costituzionali”. Il 12 dicembre del 2008, infatti, il neo presidente del governo dell’Ecuador Rafael Correa (pil intorno ai 50 miliardi di euro, pari a 30 volte di meno dell’Italia) dichiara ufficialmente in diretta televisiva in tutto il continente americano (l’Europa non ha mai trasmesso neppure un fotogramma e difficilmente si trova nella rete europea materiale visivo) di “aver deciso di cancellare il debito nazionale considerandolo immondo, perché immorale; hanno alterato la costituzione per opprimere il popolo raccontando il falso.
Hanno fatto credere che ciò chè è Legge, cioè legittimo, è giusto. Non è così: da oggi in terra d’Ecuador vale il nuovo principio costituzionale per cui ciò che è giusto per la collettività allora diventa legittimo”. Cifra del debito: 11 miliardi di euro. Il Fondo Monetario Internazionale fa cancellare l’Ecuador dal nòvero delle nazioni civili: non avrà mai più aiuti di nessun genere da nessuno “Il paese va isolato” dichiara Dominique Strauss Kahn, allora segretario del Fondo Monetario.. Il paese è in ginocchio. Il giorno dopo, Hugo Chavez annuncia ufficialmente che darà il proprio contributo dando petrolio e gas gratis all’Ecuador per dieci anni. Quattro ore più tardi, il presidente Lula annuncia in televisione che darà gratis 100 tonnellate al giorno di grano, riso, soya e frutta per nutrire la popolazione, finchè la nazione non si sarà ripresa. La sera, l’Argentina annuncia che darà il 3% della propria produzione di carne bovina di prima scelta gratis all’Ecuador per garantire la quantità di proteine per la popolazione. Il mattino dopo, in Bolivia, Evo Morales annuncia di aver legalizzato la cocaina considerandola produzione nazionale e bene collettivo. Tassa i produttori di foglie di coca e offre all’Ecuador un prestito di 5 miliardi di euro a tasso zero restituibile in dieci anni in 120 rate.
Due giorni dopo, l’Ecuador denuncia la United Fruit Company e la Del Monte & Associates per “schiavismo e crimini contro l’umanità”, nazionalizza l’industria agricola delle banane (l’Ecuador è il primo produttore al mondi di banane) e lancia un piano nazionale di investimento di agricoltura biologica ecologica pura. Dieci giorni dopo, i verdi bavaresi, i verdi dello Schleswig Holstein, in Italia la Conad, e in Danimarca la Haagen Daaz, si dichiarano disponibili a firmare subito dei contratti decennali di acquisto della produzione di banane attraverso regolari tratte finanziarie pagate in euro che possono essere scontate subito alla borsa delle merci di Chicago. Il 20 dicembre del 2008, facendosi carico della protesta della United Fruit Company, il presidente George Bush (già deposto ma in carica formale fino al 17 gennaio 2009) dichiara “nulla e criminale la decisione dell’Ecuador” annunciando la richiesta di espulsione del paese dall’Onu: “siamo pronti anche a una opzione militare per salvaguardare gli interessi statunitensi”. Il mattino dopo, il potente studio legale di New York Goldberg & Goldberg presenta una memoria difensiva sostenendo che c’è un precedente legale. Sei ore dopo, gli Usa si arrendono e impongono alla comunità internazionale l’accettazione e la legittimità del concetto di “debito immorale”. La United Fruit company viene provata come “multinazionale che pratica sistematicamente la corruzione politica” e condannata a pagare danni per 6 miliardi di euro. Da notare che il “precedente legale” (tuttora ignoto a gran parte degli europei) è datato 4 gennaio 2003 a firma George Bush. Eh già. E’ accaduto in Iraq, che in quel momento risultava “tecnicamente” possedimento americano in quanto occupato dai marines con governo provvisorio non ancora riconosciuto dall’Onu. Saddam Hussein aveva lasciato debiti per 250 miliardi di euro (di cui 40 miliardi di euro nei confronti dell’Italia grazie alle manovre di Taraq Aziz, vice di Hussein e uomo dell’opus dei fedele al vaticano) che gli Usa cancellano applicando il concetto di “debito immorale” e quindi aprendo la strada a un precedente storico recente. Gli avvocati newyorchesi dell’Ecuador offrono al governo americano una scelta: o accettano e stanno zitti oppure se si annulla la decisione dell’Ecuador allora si annulla anche quella dell’Iraq e quindi il tesoro Usa deve pagare subito i 250 miliardi di euro a tutti compresi gli interessi composti per quattro anni. Obama, non ancora insediato ma già eletto, impone a Bush di gettare la spugna. La solida parcella degli avvocati newyorchesi viene pagata dal governo brasiliano.
Nasce allora il Sudamerica moderno.
E cresce e si diffonde il mito di Rafael Correa, presidente eletto dell’Ecuador. Non un contadino indio come Morales, un sindacalista come Lula, un operaio degli altiforni come Chavez. Tutt’altra pasta. Proveniente da una famiglia dell’alta borghesia caraibica, è un intellettuale cattolico. Laureato in economia e pianificazione economica a Harvard, cattolico credente e molto osservante, si auto-definisce “cristiano-socialista come Gesù Cristo, sempre schierato dalla parte di chi ha bisogno e soffre”. Il suo primo atto ufficiale consiste nel congelare tutti i conti correnti dello Ior nella banche cattoliche di Quito e tale cifra viene dirottata in un programma di welfare sociale per i ceti più disagiati. Fa arrestare l’intera classe politica del precedente governo che viene sottoposta a regolare processo. Finiscono tutti in carcere, media di dieci anni a testa con il massimo rigore. Beni confiscati, proprietà nazionalizzate e ridistribuite in cooperative agricole ecologiche. Invia una lettera a papa Ratzinger dove si dichiara “sempre umile servo di Sua Illuminata Santità” dove chiede ufficialmente che il vaticano invii in Ecuador soltanto “religiosi dotati di profonda spiritualità e desiderosi di confortare i bisognosi evitando gli affaristi che finirebbero sotto il rigore della Legge degli uomini”.
Tutto ciò lo si può raccontare oggi, grazie alla bella pensata del Foreign Office, andati nel pallone. In tutto il pianeta Terra, oggi, si parla di Rafael Correa, dell’Ecuador, del debito immorale, del nuovo Sudamerica che ha detto no al colonialismo e alla servitù alle multinazionali europee e statunitensi.
Questo per spiegare “perché l’Ecuador”.
È un chiaro segnale che il gruppo di Assange sta dando a chi vuol capire e comprendere che TINA è un Falso. Non è vero che non esiste alternativa. Per 400 anni, da quando gli europei scoprirono le banane ricche di potassio, gli ecuadoregni hanno vissuto nella povertà, nello sfruttamento, nell’indigenza, mentre per centinaia di anni un gruppo di efferati oligarchi si arricchiva alle loro spalle. Non è più così. E non lo sarà mai più. A meno che non finiscano per vincere Mitt Romney, Mario Draghi, Mario Monti, David Cameron e l’oligarchia finanziaria.
L’esempio dell’Ecuador è vivo, può essere replicato in ogni nazione africana o asiatica del mondo.
Anche in Europa.
Per questo Jules Assange ha scelto l’Ecuador.
Ma non basta.
Il colpo decisivo al sistema viene dato da una notizia esplosiva resa pubblica (non a caso) il 4 agosto del 2012. “Jules Assange ha firmato il contratto di delega con il magistrato spagnolo Garzòn che ne rappresenta i diritti legali a tutti gli effetti e in ogni nazione del globo”.
Ma chi è Garzòn?
È il nemico pubblico numero uno della criminalità organizzata
È il nemico pubblico numero uno dell’opus dei
È il più feroce nemico di Silvio Berlusconi
È in assoluto il nemico più pericoloso per il sistema bancario mondiale.
Magistrato spagnolo con 35 anni di attività ed esperienza alle spalle, responsabile della procura reale di Madrid, ha avuto tra le mani i più importanti processi spagnoli degli ultimi 25 anni. Esperto in “media & finanza” e soprattutto grande esperto in incroci azionari e finanziari, salì alla ribalta internazionale nel 1993 perché presentò all’interpol una denuncia contro Silvio Berlusconi e Fedele Confalonieri (chiedendone l’arresto) relativa a Telecinco, Pentafilm, Fininvest, reteitalia e Le cinq da cui veniva fuori che la Pentafilm (Berlusconi e Cecchi Gori soci, cioè Pd e PDL insieme) acquistava a 100 $ i diritti di un film alla Columbia Pictures che rivendeva a 500$ alla telecinco che li rivendeva a 1000$ a rete Italia che poi in ultima istanza vendeva a 2000$ alla Rai, in ben 142 casi tre volte: li ha venduti sia a Rai1 che a Ra2 che a Rai3. Lo stesso film. Cioè la Rai (ovvero noi) ha pagato i diritti di un film 20 volte il valore di mercato e l’ha acquistato tre volte, così tutti i partiti erano presenti alla pari. Quando si arrivò al nocciolo definitivo della faccenda, Berlusconi era presidente del consiglio, quindi Garzòn venne fermato dall’Unione Europea. Ottenne una mezza vittoria. Chiuse la telecinco e finirono in galera i manager spagnoli. Ma Berlusconi rientrò dalla finestra nel 2003 come Mediaset. Si riaprì la battaglia, Garzòn stava sempre lì. Nel 2006 pensava di avercela fatta ma il governo italiano di allora (Prodi & co.) aiutò Berlusconi a uscirne.
Nel 2004 aprì un incartamento contro papa Woytila e contro il managament dello Ior in Spagna e in Argentina, in relazione al finanziamento e sostegno da parte del vaticano delle giunte militari di Pinochet e Videla in Sudamerica. Nel 2010 Garzòn si dimise andando in pensione ma aprì uno studio di diritto internazionale dedicato esclusivamente a “media & finanza” con sede all’Aja in Olanda. È il magistrato che è andato a mettere il naso negli affari più scottanti, in campo mediatico, dell’Europa, degli ultimi venti anni.
In quanto legale ufficiale di Assange, il giudice Garzòn ha l’accesso ai 145.000 files ancora in possesso di Jules Assange che non sono stati resi pubblici. Ha già fatto sapere che il suo studio è pronto a denunciare diversi capi di stato occidentali al tribunale dei diritti civili con sede all’Aja. L’accusa sarà “crimini contro l’umanità, crimini contro la dignità della persona”.
La battaglia è dunque aperta.
E sarà decisiva soprattutto per il futuro della libertà in rete.
In Usa non fanno mistero del fatto che lo vogliono morto. Anche gli inglesi.
Ma hanno non pochi guai perché, nel frattempo, nonostante sia abbastanza paranoico (e ne ha ben donde) Assange ha provveduto a tirar su un gruppo planetario che si occupa di contro-informazione (vera non quella italiana). I suoi esponenti sono anonimi. Nessuno sa chi siano. Non hanno un sito identificato. Semplicemente immettono in rete dati, notizie, informazioni, eventi. Poi, chi vuole sapere sa dove cercare e chi vuole capire capisce.
Quando la temperatura si alza, va da sé, il tutto viene in superficie.
E allora si balla tutti.
In Sudamerica, oggi, la chiamano “British dance”.
Speriamo soltanto che non abbia seguiti dolorosi o sanguinosi.
Per questo Assange sta dentro l’ambasciata dell’Ecuador.
Per questo Garzòn lo difende.
Per questo, questa storia relativa al Sudamerica, va raccontata.
Per questo l’Impero Britannico ha perso la testa e lo vuole far fuori.
Perché Assange ha accesso a materiale di fonte diretta.
E il solo fatto di dirlo, e divulgarlo, scopre le carte a chi governa, e ricorda alla gente che siamo dentro una Guerra Invisibile Mediatica.
Non sanno come fare a fermare la diffusione di informazioni su ciò che accade nel mondo.
Finora gli è andata bene, rimbecillendo e addormentando l’umanità.
Wikileaks non va letto come gossip, perché non lo è.
C’è gente che per immettere una informazione da un anonimo internet point a Canberra, Bogotà o Saint Tropez, rischia anche la pelle.
Ci ricordano anche che non potremo più dire, domani “ma noi non sapevamo”.
Chi vuole sapere, oggi, è ben servito. Basta cercare.
Se poi, con questo Sapere un internauta non ne fa nulla, è una sua scelta.
Finché non manderemo a casa l’immonda classe politica che mal ci rappresenta, le chiacchiere rimarranno a zero. Perché ormai sappiamo tutti come stanno le cose.
Altrimenti, non ci si può lamentare o sorprendersi che in Italia nessuno abbia mai parlato prima dell’Ecuador, di Rafael Correa, di ciò che accade in Sudamerica, dello scontro furibondo in atto tra la presidente argentina e brasiliana da una parte e Christine Lagarde e la Merkel dall’altra.
Perché stupirsi, quindi, che gli inglesi vogliano invadere un’ambasciata straniera?
Non era mai accaduto neppure nei momenti più bollenti della cosiddetta Guerra Fredda.
Come dicono in Sudamerica quando si chiede “ma che fanno in Europa, che succede lì?”
Ormai si risponde dovunque “In Europa dormono. Non sanno che la vita esiste”.
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Ringrazio le persone che hanno contribuito ad alcuni chiarimenti, e vi posto qua i link, che ho ricevuto oggi, 21/08/2012, relativi a:
1) Garzon non si è dimesso, ma e stato sospeso:
2) la Colombia non fa parte di ALBA, in quanto, i paesi che vi hanno aderito sono:
FINE
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Ho visto raramente un articolo propagarsi con tanta velocità sul web come questo e anche io contribuirò alla sua diffusione col mio blog.
Al di là del plauso che l'articolo ha conseguito, ho letto le critiche di alcuni neoliberisti che cercano di squalificare l'autore, fingendo che sia un signor nessuno, mentre è una persona molto nota e autorevole; altri continuano a chiederne le fonti come se fosse un blogger qualunque, o cercano inesistenti errori
Intanto una prima fonte dell'articolo è stampa libera.com
poi il suo blog, naturalmente
Mi meraviglia che se qualunque altro giornalista scrive un articolo, nessuno chiede le sue fonti, ma questo viene fatto insistentemente su di lui, come se fosse un passante qualunque.
Sergio di Cori Modigliani è un filosofo della comunicazione e un giornalista molto noto ed è un esperto dell'America latina. Nato a Buenos Aires, giornalista professionista dal 1979. Per 30 anni ha lavorato dalla California come corrispondente per testate italiane; personalità eclettica, ha svolto contemporaneamente varie professioni, romanziere, pittore, ed è stato anche sceneggiatore professionale per la Twentieth Century Fox.
Attualmente vive a Roma dove lavora come blogger.
Il suo blog è "Libero Pensiero: la casa degli italiani esuli in patria" e merita proprio di leggerlo.
Qui è in una intervista recente di una radio dove parla della sinistra e della politica italiana, criticando i partiti e citando Berlinguer
Assange passerà alla storia come l'uomo che ha fatto tremare il potere che un'oligarchia di poche migliaia di magnati ha sul mondo.
Nel 2010 Assange pubblicò oltre 1.200.000 documenti riservati, rivelando all'intero pianeta il vero volto delle guerre americane in Medio Oriente e le azioni criminali degli USA per assoggettare il Sudamerica.
Il sito di Julian Assange ha cominciato a pubblicare cinque milioni di documenti della Stratfor, una società statunitense che si occupa di sicurezza e analisi strategica e che molti definiscono una “Cia ombra”.
Ma quanti sono i documenti segreti in suo possesso non ancora pubblicati?
E cosa potremmo sapere smascherando le menzogne con cui le grandi potenze hanno nascosto i loro infami progetti di assalto al mondo?
E quanti Assange potrebbero uscire dall'ombra per denunciare i grandi crimini planetari?
Ognuno di noi può stare dalla parte di Assange, anche solo diffondendo informazione contro tutti i bavagli che il potere vuole porre alla libertà della gente.
Sapere equivale a potere.
E l'uomo che vuole liberarsi deve cominciare a liberare se stesso dalle bende dell'ignoranza e della disinformazione.
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