È la terza impresa del Paese con i suoi 76,1 miliardi di euro di fatturato legale, "cui vanno aggiunti, con una stima sicuramente approssimata per difetto, i 10 miliardi di quello illegale". A denunciarlo è l'associazione Libera, che al fenomeno ha dedicato un voluminoso dossier dal titolo "Azzardopoli - il paese del gioco d'azzardo. Quando il gioco si fa duro.... le mafie iniziano a giocare".
In Italia - sostiene l'associazione - si spendono circa 1.260 euro a testa l'anno, neonati compresi, per tentare il colpo che possa cambiare la vita tra videopoker, slot machine, gratta e vinci, sale Bingo. E se i giocatori a rischio sono calcolati in almeno due milioni, 800mila sono le persone dipendenti dal gioco d'azzardo. Una industria sempre in attivo, che non risente della crisi che colpisce il Paese e che non poteva non attirare l'attenzione della criminalità organizzata: sono 41 i clan che gestiscono "i giochi delle mafie" da Chivasso a Caltanissetta, passando per la via Emilia e la capitale. Con i soliti noti seduti al 'tavolo verdè dai Casalesi ai Mallardo, dai Santapaola ai Condello, dai Mancuso ai Cava, dai Lo Piccolo agli Schiavone. Le mafie sui giochi non vanno mai in tilt e si accreditano ad essere di fatto "l'undicesimo concessionario occulto del Monopolio". Giro di denaro senza confini.
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