I croati hanno detto si! Dopo sei anni di estenuanti negoziazioni, la Croazia ha finalmente ottenuto una data di ingresso all’Unione Europea: il primo luglio del 2013. Difficile a credersi ma e' proprio cosi'! Mentre l'euroscetticismo cresce tra i paesi gia' membri la Croazia si avvicina...
La domanda sorge spontanea: perche' in un momento in cui l’ Euro è percepito più come una maledizione che come un privilegio, la Croazia è così propensa a diventare il diciottesimo paese che adotterà la moneta unica? L’elite croata di diplomatici, politici ed imprenditori risponde che entrare a far parte del mercato comunitario più ricco del mondo ha molti più pro che contro. Insomma, meglio dentro che fuori.
Eppure, di fronte alla domanda “hai fiducia nelle istituzioni europee?”, solo il 7% dei croati rispondono di sì; opinione comprensibile, dato il crollo economico che minaccia Grecia, Spagna, Italia, Portogallo e non solo. E’ da notare però che ben il 91% dei croati si dichiarano diffidenti anche verso il proprio, di governo. Ciò riflette perfettamente la situazione attuale della penisola balcanica: c’è un sentimento di smarrimento generale, soprattutto nella fascia sociale medio – bassa, che non è dovuto esclusivamente alla prospettiva di entrare nell’Unione Europea, ma ad una combinazione di vari fattori. Il sistema educativo è disorganizzato; l’assistenza sanitaria selettiva; la corruzione rampante. L’ambizione individuale non è premiata, e l’onestà è scoraggiata. Chiunque abbia un’impresa prima o poi si vede costretto ad infrangere qualche legge per poter sopravvivere nel mondo del lavoro.
In quest’atmosfera di incertezza, l’Unione Europea rappresenta il barlume di speranza più realistico per la Croazia. Incomprensibile? La verità è che noi siamo bombardati da telegiornali apocalittici e immagini di politici impotenti e disorientati. Da più di tre anni ormai ci siamo talmente abituati ad un deterioramento economico costante che ci è difficile avere una concezione oggettiva di come veniamo percepiti al di fuori dei nostri confini. Ebbene sì, la Comunità Europea è ancora considerata il male minore all’interno dei paesi un tempo legati all’Unione Sovietica.
I croati innanzi ai loro occhi vedono degli europei impoveriti, che però hanno ancora uno standard di vita tale da potersi concedere una vacanza in Croazia. Vedono un enorme apparato burocratico sovraccarico di leggi e norme, che però sono mirate a governare la società il più onestamente possibile. Vedono giovani che parlano varie lingue, che vanno in Erasmus e che si sentono cittadini del mondo. La cosa più difficile da accettare, per i croati, è la perdita dell’indipendenza, conquistata a malapena diciotto anni fa e considerata un autentico tesoro nazionale. La prospettiva di dover nuovamente aderire a norme dettate da qualcun altro, seppur non dittatoriali come quelle sovietiche, è vista da molti come un passo indietro.
Cio' che manca in Croazia è la progettualità e la fiducia nelle istituzioni politiche. E l’Unione Europea, anche se barcollante e indebolita, rappresenta l’unica vera prospettiva in un clima ribattezzato “pitanje vremena”, momento di incertezza. Un’opzione migliore che rimanere rinchiusi in se stessi, aspettando che il turismo rifiorisca e che la corruzione improvvisamente svanisca. In conclusione la speranza di entrare in in mondo migliore.... La speranza e' l'ultima a perire!
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