L’ho “evocata” la settimana scorsa, in occasione del film Vendetta a Hong Kong (1982), e quindi mi sembra il momento di recuperare un’intervista che ben dieci anni fa – come vola il tempo! – ho potuto realizzare grazie a facebook, quando ancora era un social utile e poteva collegare le persone più lontane in assoluto. Tipo un signor nessuno come me e un atleta di fama internazionale con un passato da star marziale.
Intervista marziale a Richard Norton
apparsa su ThrillerMagazine
il 30 dicembre 2009
Un artista marziale a tutto tondo che è stato anche
bodyguard dei divi, stuntman ed attore di film marziali.
Richard Norton ha accettato con simpatia
e grande disponibilità di parlare a ThrillerMagazine
Australiano, classe 1950, Richard Norton
è un artista marziale in tutto il più ampio significato del termine.
Studia per anni discipline come judo, karate, jiu jitsu ed aikido,
passando per la thai boxing e il brazilian jiu jitsu: oltre ad insegnare
queste discpline, Norton fonda con Bob Jones il Zen Do Kai, uno “stile
aperto” ad «influenze ed idee provenienti da tutto il mondo». Nel 1979
gli viene proposto un lavoro di guardia del corpo e personal trainer, e da allora per quindici anni Norton allena e protegge star come i Rolling Stones, gli Abba, David Bowie e tanti altri.
Nel 1980 l’amico Chuck Norris gli apre le porte del cinema, e Norton diventa anche star marziale di molti film, oltre che coreografo dei combattimenti. Oggi è un apprezzato maestro chiamato in tutto il mondo per stage dimostrativi delle sue tecniche di mixed martial art e difesa personale.
Ha gentilmente accettato di parlarci di sé.
Quando hai iniziato a praticare ed amare le arti marziali?
Ho iniziato il mio allenamento nelle arti marziali nel 1961. La mia prima scelta è stato il judo: era il meglio che ci fosse in Australia in quel periodo. Poi intorno al 1964 sono stato introdotto al karate goju ryu: ho capito che era quello che volevo fare nella mia vita la prima volta che ho visto una dimostrazione del mio primo maestro, Hanshi Tino Ceberano. Da allora è iniziato un incredibile viaggio fra judo, karate, kickboxing e brazilian jiu jitsu.
Hai partecipato a moltissimi film di arti marziali ma insegnato anche “vere” arti marziali: cos’è venuto prima?
Ho incominciato a praticare le arti marziali molto giovane, quindi questo è stato il mio primo amore: solo molto dopo è arrivato il cinema. Chuck Norris mi ha affidato il primo ruolo nel 1979, per il film The Octagon, ma lo stesso mi consideravo sempre prima di tutto un artista marziale e poi un attore: quello che guadagnavo recitando mi permetteva di passare più tempo nel dojo a fare quello che più mi piaceva.
Cosa pensi della differenza fra le arti marziali al cinema e quelle “vere”?
Ovviamente c’è una grande differenza. Nei film devi eseguire tecniche che rendano bene sullo schermo: le migliori tecniche reali possono spesso apparire poco efficaci in pellicola. Questo perché il pubblico deve vedere con chiarezza cosa stai facendo e, anche se non conosce le arti marziali, capire quello che stai facendo. In altre parole, le tecniche devono essere molto più esagerate e riempire lo schermo. Ecco perché vedi attori come Bruce Lee lanciare calci e pugni enfatizzati all’eccesso: semplicemente per dar loro un effetto cinematografico.
Prendi invece il brazilian jiu jitsu o il grappling [stile finalizzato alla sottomissione dell’avversario senza percussioni. N.d.R.], per esempio: è veramente difficile inserire buone tecniche a terra in un film, perché il pubblico non specializzato non può riconoscerle con facilità e soprattutto non ha idea di quanto siamo efficaci tecniche apparentemente semplici come un armbar [presa in cui si fa pressione sul gomito dell’avversario. N.d.R.]. Di nuovo, perché funzioni sullo schermo la cosa più importante per un combattimento è l’essere stuzzicante [entertaining], e questo spesso significa che dev’essere “over the top”.
Hai girato film fra Hong Kong e Stati Uniti: che ne pensi delle differenze fra queste cinematografie?

Norton e Jackie Chan nel 1993
C’è sempre stata una profonda differenza fra i film di Hong Kong e quelli di Hollywood. In un film di Jackie Chan, per esempio, il punto essenziale è l’azione: Chan lo sa che i suoi fan vedono i suoi film più per l’azione che per la storia, perciò viene impiegato molto più tempo a perfezionare i combattimenti. Ad Hollywood invece viene dedicato pochissimo tempo all’azione e molto di più alla parte recitativa.
Entrambe le concezioni sono buone ma si rivolgono a pubblici molto differenti. Altra cosa è che persone come Jackie, nel girare scene di combattimento, non hanno mai usato un “piano”: girano ogni sezione come viene, poi le mettono insieme e non importa quanto viene lunga la scena finale. L’ultima importante differenza è che le scene di combattimento nei film di Hong Kong sono decisamente più lunghe rispetto a quelle occidentali.
C’è un regista o un attore con cui hai amato lavorare?
Sammo Hung rimane il più creativo action director con cui io abbia mai lavorato: quell’uomo può mettere insieme una scena di combattimento ovunque e in qualsiasi momento. È stato anche un fenomenale artista marziale, considerata la sua stazza, con un gran talento. Naturalmente l’altro mio favorito attore/amico è Chuck Norris: un vero gentiluomo e un grande amico.

Norton (a sinistra) e Norris (a destra) in Vendetta a Hong Kong (1982)
C’è una sequenza marziale da uno dei tuoi film che ti piace particolarmente? E Perché?
Probabilmente la mia sequenza marziale preferita è quella con Jackie Chan in City Hunter. Era un film molto buffo e ricordo d’aver riso a crepapelle quando lo vidi finito. Quel combattimento è memorabile anche perché ci vollero sei settimane per girarlo! Fu massacrante, se consideri che stavamo sul set spesso per 18 ore al giorno, 7 giorni la settimana. Ti assicuro che è stata dura!
C’è un aneddoto divertente (o spaventoso) accaduto sul set di uno dei tuoi film?
Ho
tanti di quegli aneddoti spaventosi che non saprei proprio da dove
iniziare! Dallo stare seduto su una tana di volpe piena di scorpioni
nelle Filippine ai cobra nei cespugli mentre filmavo in Thailandia.
Lavorando in Lituania invece ci sono stati tanti momenti divertenti. Un
momento divertente è stato anche quando, girando Mr. Nice Guy con Jackie Chan, dovevo gettare in una fossa mineraria l’attrice che nella realtà è mia moglie! Judy Green
nel film interpretava un personaggio che veniva liquidato dal mio
personaggio. Il giorno che giravamo quella scena, Jackie e Sammo vennero
da me e scherzando dissero «Perché sei così contento oggi?» Ricordo che
la mia battuta era «Buttatela dentro, ragazzi» [«Copritela: sente
freddo» nell’edizione italiana del film. N.d.R.] e lei veniva sepolta viva! Ah!
Ringrazio Richard Norton per la sua simpatia e cortesia.
L.
https://ilzinefilo.wordpress.com/2019/03/26/intervista-a-richard-norton-2009/

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