venerdì 27 dicembre 2024

QUEL CIN-CIN MODENESE FAMOSO NEL MONDO

 


Le origini del Lambrusco si perdono nella notte dei tempi. Il grande poeta latino Virgilio, nato vicino a Mantova (ancora oggi zona di produzione di un tipo di lambrusco) nella V Bucolica parla dell’esistenza della vitis labrusca duemila anni fa. L’indovino Mopso, infatti, si rivolge al pastore Menalca con queste parole: «Aspice, ut antrum silvestris raris sparsit labrusca racemis». Al di là della desinenza «brusco» che identifica la caratteristica dei vini giovani e vivaci, l’etimologia più accreditata del nome vuole che derivi da labrum (orlo, margine dei campi) e ruscum (rovo, pianta spontanea). La vite “la-brusca” è allora quella che cresce incolta ai margini dei campi. Esiste, tuttavia, un’etimologia più leggendaria del nome lambrusco, descritta in un poemetto di Luigi Bertelli, autore tra gli altri del personaggio di Gian Burrasca. In quest’opera il poeta parla di un vento molto dispettoso che dirottò dall’Olimpo verso Castelfranco la biga aurea sulla quale si trovavano Marte, Venere e Bacco, sostenitori dei modenesi nella guerra contro i bolognesi. Il vento la fece planare verso nord di qualche chilometro, davanti a un’osteria tra Bomborto, Solara e Bastiglia. Stanchi e assetati per il lungo viaggio, gli dei chiesero da bere all’oste. L’oste, allora, chiese a Bacco se voleva un vino dolce e lui rispose: «Io l’amo brusco, ma non vorrei spiacesse alla signora». A Venere il vino brusco non piaceva per niente, ma aveva talmente tanta sete che decise di correggerne un po’ il sapore aggiungendo qualche goccia di ambrosia. Non appena lo versò, si formò una soffice spuma rossa. Gli dei bevvero tanto quella sera, al punto da dimenticare lo scopo del viaggio e da chiedere all’oste «un solo letto e un solo lume». La storia del vino Lambrusco si perde nelle fitte nebbie di un passato che sfuma lentamente nel mito. Così ha scritto Bertelli: "Ricordo sol che la gentile semenza/da cui trarre poter sì buon liquore/l’ebbi da un tale a cui, con riverenzachiesi che vin volea, di qual sapore:e qui con parlar franco ed etrusco/rispose «Io lo vo’ schietto e l’amo brusco". Il Lambrusco è considerato uno dei simboli dell’Emilia Romagna, e la rappresentazione vera e propria dell’anima dei suoi abitanti. Il vitigno Lambrusco è originario in particolare della zona di Modena, dove è noto soprattutto per il colore rosso che in autunno caratterizza le sue foglie, fenomeno che contribuisce a creare colorazioni particolarmente suggestive nel periodo della vendemmia. Queste sono caratteristiche più o meno note, ma ecco alcune curiosità sul Lambrusco dell’Emilia che forse non tutti conoscono. 

-È utilizzato per la vinoterapia. Il Lambrusco, oltre che essere abbinato a diverse pietanze dolci e salate, è utilizzato nella vinoterapia. Secondo i fautori di questa disciplina, infatti, gli ingredienti che si formano durante la fermentazione dell’uva, quali fitoalessine, bioflavonoidi, polifenoli e acidi organici, avrebbero delle proprietà terapeutiche che aiuterebbero ad esempio ad arrestare la caduta dei capelli o ad ammorbidire la pelle. Avrebbero inoltre un’azione antibatterica e antirughe.

-È uno dei vini più citati dagli autori latini. Risalgono addirittura al periodo degli autori latini, le testimonianze storiche legate al vitigno. Tra questi il già citato Virgilio, nelle cui opere si trovano numerose tracce dell’esistenza della cosiddetta “vitis labrusca”, da cui poi deriva il nome dell’attuale vino.

-“La Coca-Cola italiana”. Negli anni Settanta e Ottanta, negli Stati Uniti d’America, dove il Lambrusco era particolarmente diffuso, era associato alla nota marca della bibita più famosa al mondo. Perché? Anzitutto per dolcezza e frizzantezza, ma soprattutto per il sapore molto semplice, dovuto a una produzione che puntava più alla quantità che alla qualità. Successivamente la rotta è stata invertita, e oggi il Lambrusco dell’Emilia è considerato uno dei vini più pregiati.

-Il mistero del nome. L’etimologia del nome è incerta, ed esistono principalmente due ipotesi. La prima che derivi da “labrum”, ossia margine dei campi, e “ruscum”, una pianta spontanea, per indicare appunto la vite che cresceva incolta ai margini dei campi. La seconda invece alla fusione dei termini “labo” (prendo) e “ruscus” (che punge il palato), che hanno poi originato la parola “brusco”, identificativo della caratteristica tipica dei vini giovani dalla contenuta acidità e dalle tannicità vivaci e gradevoli.

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