"Ho 71 anni e faccio il pensionato, mi godo la famiglia. Sì, ho fatto molte cose e ho un po’ di dolce nostalgia del passato. Non ho giocato molto, ma ho allenato le squadre più belle e più grandi.
Oliver Bierhoff era il mio pupillo?
No. Io non avevo pupilli. Il rapporto con i giocatori era professionale. Evitavo di frequentarli fuori dal campo. Ho sempre preteso da loro la massima disponibilità, il mio obiettivo era metterli nelle condizioni di rendere al massimo.
Ho avuti grandi campioni: Bierhoff a Udine, Shevchenko al Milan, Mihajlovic alla Lazio, Adriano all’Inter, Del Piero alla Juve.
Se proprio devo dire un nome di un calciatore che mi è rimasto nel cuore lo faccio: Dejan Stankovic.
Per me era come un figlio, un ragazzo generosissimo. Quando sono arrivato alla Lazio non giocava e mi ha detto: “Io sono qui, se ha bisogno di un portiere faccio anche quello”.
L’ho liberato dai vincoli tattici, doveva sprigionare la sua energia e la sua qualità. Per lui ho fatto uno strappo, una cosa unica nella mia carriera.
In Giappone ho chiuso il mio viaggio nel calcio.
Sono stato fortunato, nella vita. Sono vivo per miracolo.
L’anno scorso sono caduto in casa, dalle scale. Non ricordo com'è successo, forse avevo in braccio la cagnetta di mio figlio Luca e ho perso l’equilibro.
Mia moglie Fulvia mi ha trovato in un lago di sangue. Ho picchiato la testa, emorragia, sono stato in ospedale tre mesi, settimane in coma.
Mi hanno operato, ho fatto la riabilitazione. Adesso sto bene, giro in bici, faccio sport, guido la macchina. E viaggio".
[ 🗣️ Alberto Zaccheroni]
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