domenica 17 marzo 2024

Daniele Massaro, carriera in crescendo da hall of fame”



 FETICCI


“Daniele Massaro, carriera in crescendo da hall of fame”


Daniele Massaro è stato un calciatore dalle due vite. Esplode giovanissimo come centrocampista di belle speranze, ha poi lasciato un segno indelebile nella storia del calcio affermandosi, dopo i trent’anni, come attaccante.


Nato nel 1961 a Monza, emerge nella squadra della sua città giovanissimo, nel campionato cadetto, nella stagione 1979/80, scoperto da Adriano Galliani. 


Di statura media e longilineo di corporatura, gioca come mezzala di spinta dove mette in luce la sua velocità nella corsa. Fin da giovanissimo mostra una certa propensione a segnare gol decisivi, caratteristica che contraddistinguerà la sua carriera.


Dopo tre anni in Serie B nel 1981/82 viene acquistato dall’ambiziosa Fiorentina dei fratelli Pontiello, che vogliono costruire una squadra da titolo acquistando due giovani di prospettiva quali Massaro e il promettente stopper Vierchovod affiancandoli a veterani esperti quali Eraldo Pecci e Ciccio Graziani del Torino.

La Fiorentina vive una stagione da assoluta protagonista, lottando per lo Scudetto con la Juventus di Trapattoni, traguardo sfumato tra le polemiche all’ultima giornata, quando ai Viola inspiegabilmente viene annullato un gol a Graziani che avrebbe portato allo spareggio per l’assegnazione dello Scudetto.


Massaro, esordiente in Serie A, gioca da ala tornate di sinistra, con compiti prevalentemente difensivi, mettendosi in mostra come uno dei giovani in prospettiva più interessanti del campionato.


Le sue prestazioni gli valgono l’inaspettata convocazione tra i 22 Azzurri di Enzo Bearzot che quell’estate vinceranno il Mondiale in Spagna; nel 1982, a soli 21 anni, Massaro è campione del mondo, pur non scendendo mai in campo, cosa che fa presagire una folgorante carriera in Nazionale, ma così non sarà.


Massaro è ormai titolare fisso della squadra gigliata, con cui esordisce anche in Europa partecipando alla Coppa Uefa. Con la Fiorentina centrerà dei nobili piazzamenti in campionato pur non rientrando più nella lotta Scudetto.


Dopo anni cinque anni passati a Firenze viene acquistato dal Milan di Berlusconi, su suggerimento del suo scopritore Adriano Galliani, ora amministratore delegato dei rossoneri. Al Milan trova Arrigo Sacchi, allenatore “fondamentalista” del modulo a zona che inizialmente non pare convinto delle doti del ragazzo.


Lo usa prevalentemente con primo rincalzo, adattandolo sulla sinistra del suo scacchiere quando occorre. Nel 1988, volendo più spazio, Massaro passa in prestito alla Roma, dove nonostante 30 presenze e 5 gol pare non ambientarsi benissimo (si vocifera anche di una rissa con il basiliano Renato Portaluppi) per poi tornare in rossonero l’anno successivo.


Nel 1989/90 complice l’infortunio subito da Gullit, Massaro si rivela un giocatore prezioso per i rossoneri, in lotta per tutte le competizioni; Massaro gioca e segna, andando per la prima volta in doppia cifra (10 reti in campionato, 15 in tutta la stagione) e il Milan, dopo aver perso la finale di Coppia Italia contro la Juve e perso uno scudetto in casa contro il Verona, porta a casa la seconda Coppa dei Campioni battendo il Benfica di Sven Goran Eriksson.


La carriera di Massaro, fin qui lontana dalle prima pagine, sembra essere destinata a quella di riserva di lusso, fino a quando sulla panchina dei rossoneri non arriva Fabio Capello. Con lui Massaro vivrà una seconda giovinezza. Ormai trentenne, nel 1991 si scopre un efficiente seconda punta, alternandosi a Marco Simone come partner d’attacco di Van Basten. Particolarità non da poco, i suoi gol sono spesso decisivi per le vittorie dei rossoneri, e arrivano spesso nei minuti finali della gara. Questa sua peculiare caratteristica di risultare decisivo, a volte anche da subentrante, gli fanno guadagnare l’appellativo di Provvidenza Massaro.


Divenuto titolare nell‘undici di Capello, nel 1992 contribuisce con 9 reti e tanti assist per Van Basten alla vittoria in campionato, il secondo per lui dopo quello del 1988.


La stagione seguente, nel 92/93, complice il turnover in attacco, la sapiente gestione degli uomini di Capello fa sì che tutti gli attaccanti riescano a ritagliarsi il loro spazio. Complice l’infortunio alla caviglia di Van Basten e il limite dei tre stranieri in campo, Massaro diventa un elemento fondamentale per la squadra, giocando come seconda punta di fianco all’olandese o a Jean Pierre Papin, oppure sostituendoli come centravanti accanto a Simone o Savicevic.


In questo modo Massaro ottiene 46 presenze in tutte le competizioni, inclusa la finale di Supercoppa Italiana (vinta grazie ad un suo gol) e la finalissima di Champion’s League contro l’Olimpique Marsiglia, dove incappa in una serata no, mancando la porta in un paio di occasioni.


Ma l’anno seguente, nel 1993/94, a 33 anni compiuti, quando molti calciatori sono nella fase discendente della loro carriera, Massaro vive la sua stagione più fortunata.

In campionato è capocannoniere dei rossoneri con 11 gol in 29 presenze che valgono il 3° scudetto consecutivo (4° successo personale per lui) ma soprattutto è mattatore nella finalissima di Atene contro il Barcellona, annichilito per quattro a zero con Massaro autore di due gol che valgono al Milan la quinta Coppa dei Campioni. 


L’exploit del numero 11 rossonero gli valgono la convocazione un po’ a sorpresa ai Mondiali di USA 94 dove Massaro sarà protagonista nel bene e nel male.


Il 1994/95 è l’ultimo anno a grandi livelli di Massaro; in un Milan che paga lo stentato avvio di campionato, piazzandosi soltanto quarto , Massaro torna ad essere il jolly offensivo, segnando soltanto 3 reti ma partecipando alla terza finale di Coppa dei Campioni consecutiva, al fianco di Marco Simone. Stavolta il Milan, al termine di un ciclo vincente, non riuscirà a trionfare cedendo per 1 a 0 contro l’Ajax di Louis Van Gaal.


La stagione successiva Massaro, ormai prossimo ai 35 anni, saluta il Milan, che lo sostituisce in attacco acquistando il liberiano George Weah e l’ex pallone d’oro Roberto Baggio, e prova l’avventura nel campionato giapponese, secondo italiano dopo Totò Schillaci a giocare nel campionato del Sol Levante. Disputa due stagioni, vincendo una coppa nazionale, prima di concludere la carriera.

 

In Nazionale Massaro conta soltanto 15 presenze e un gol ma ben due esperienze al Mondiale. La prima come detto nel 1982, convocato a soli ventun anni senza scendere mai in campo. 


Sparito velocemente dal giro delle convocazioni, tornerà a vestire la casacca dell’Italia solo nel 1994, con Arrigo Sacchi come CT che lo convoca come attaccante al posto dell’epurato Gianluca Vialli.

Massaro esordisce nella terza gara del girone contro il Messico subentrando a Casiraghi e dopo soli pochi minuti segna il gol su lancio del compagno Albertini. La rete risulterà fondamentale per accedere agli ottavi come migliore terza. Diventa titolare al fianco di Roberto Baggio fino alla sfortunata finale di Pasadena; sua l’occasione più netta per gli Azzurri all’undicesimo minuto, quando tira addosso a Taffarell in uscita, una ghiotta occasione. Quella volta Massaro non fu Provvidenza. L’Italia arriva ai rigori dove dagli undici metri si fa ipnotizzare da Taffarel che para il suo tiro dal dischetto.


Massaro è stato un giocatore che ha saputo adeguarsi alle circostanze e a diversi compiti in campo, cosa che gli ha permesso di avere enormi soddisfazioni in carriera; dotato sì di buona tecnica ma senza eccellere, è stato un buon centrocampista fino ai 30 anni, dopodichè tra il 1993 e il 1995 ha disputato ben quattro finali (tre di Champion’s League e una al Mondiale) quando, ormai non più nel fiore degli anni, ha saputo reinventarsi come punta, segnando reti spesso decisive.


✍️ Carmelo Mobilia

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