martedì 16 gennaio 2024

FABIO CAPELLO

 


"Abitavo in un paese di mille abitanti, c’era solo il campo da calcio. 

Mio padre insegnava alle elementari, nel pomeriggio mi faceva giocare. 

Poi andai alla SPAL, trovai un ambiente valido. 

Lì ho avuto dei problemi, ero l’unico che studiava. Gli altri non studiavano, non c’erano i telefoni e dovevo scrivere una volta a settimana a mio padre. 

Lui ha capito che qualcosa non andava, venne a Ferrara e mi disse di provare col calcio. 

Quindi dico che bisogna sempre provare, avere il coraggio di provare. Quando si cade, ci si risolleva. 

A diciotto anni riportai la rottura del menisco, mi dissero che avrei chiuso la carriera e invece nulla. 

Non è stato così, nemmeno dopo la seconda rottura del menisco in carriera. Ho sempre lavorato, quando gli altri andavano al mare io restavo a casa per lavorare ulteriormente. Alla fine le grandi soddisfazioni arrivano sempre.

Ho avuto la fortuna di giocare e allenare in grandi club e di vincere, per questo sento vicine diverse squadre. La Juventus, di cui sono stato allenatore e calciatore. 

Così il Milan. Personalmente ho finito la carriera al Milan e sono rimasto in rossonero per 22 anni. Quindi direi che è il Milan la squadra alla quale sono più legato. 

Ma anche per una questione di lavoro, ho iniziato di nuovo la carriera da allenatore quando Berlusconi me lo chiese. 


Tuttavia, il Real Madrid è il sogno di tutti, quando sei lì capisci che sei nella più grande società del mondo. A prescindere dai risultati sportivi. In Inghilterra e in Russia ci sono state difficoltà per parlare, per capirsi. 

Dico che sono rimasto vicino al Milan, ma ho vissuto gioie ovunque".


FABIO CAPELLO

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