giovedì 27 ottobre 2022

Christian Vieri

 


Vieri e Ronaldo ai tempi dell'Inter


"Una notte di luglio del 2002, alle tre e mezzo ero al Pineta a far serata. 

Vedo la tasca che si illuminava, è il telefonino: è Moratti.

"Ciao Bobo senti io sono qui con Marco Tronchetti Provera."

"Pres non mi dire che stiamo per parlare di Ronaldo?"

"Vuole andare via Bobo."

"Non ci pensare nemmeno, non puoi venderlo. Così sfasci tutto!"

"Con Cuper non lega proprio."

"I problemi si risolvono."

"Vuole cambiare".

"Non facciamo cazzate Pres, proprio ora che sta bene. 

Ma l'hai visto al mondiale? No Pres, io ti conosco, finisce che poi andiamo male, i tifosi si incazzano e te lo rinfacciano, e cacci il mister dopo tre giornate.

Ti ricordi di Lippi? allora fai una cosa vendi anche me, cosa resto a fare qui, a non vincere niente?"

"No Bobo tu non te ne andrai, sei l'idolo della gente. 

Vedrai che faremo una grande squadra."

Quelle parole mi colpirono molto, Moratti era sincero. 

Mi fece sentire importante e mi diede la forza di guardare avanti. 

Ma ero triste.

Io con Ronaldo stavo da Dio. 

Nella mia vita non mi sono mai sentito inferiore a nessun compagno, ma con lui era diverso.

Stavo un passo indietro, il Fenomeno era il Fenomeno, altrimenti lo avrebbero chiamato il Bidone.

Mi ha sempre fatto sentire un fratello maggiore, non si è mai eretto a primadonna, mai e poi mai. Quando gli saltò il ginocchio andai spesso a trovarlo. 

Dopo l'operazione era in lacrime: "Bobo non torno più in campo, me lo sento".

Mi si strinse il cuore: "Ronie, tornerai più forte di prima, ne sono sicuro. Giocherai e ci farai sognare".

Non si è mai dimenticato quelle mie visite, e me lo ha fatto capire tante volte. 

Per esempio la volta in cui a Piacenza, nel 2001, ci venne fischiato un calcio di rigore a favore negli ultimi minuti, per un fallo sul Fenomeno, io presi la palla e gliela diedi, il rigorista era lui: "tiralo tu Bobo", mi disse, "così vinci la classifica cannonieri".

Sapeva che ci tenevo molto e con quel gesto mi voleva dire che era con me, che la mia felicità era la sua felicità. 

O quella in cui, a casa sua, senza dirmi niente andò a prendere il Pallone d'Oro 1997: "E' tuo Bobo". 

Non lo accettai, ma sono sicuro che me lo avrebbe dato veramente.

Quando andò via lui faticai parecchio a convincermi di avere un futuro all'Inter. 

Certo, Ronaldo non aveva mai digerito Cuper. 

Se gli davi un pallone da spupazzare, Ronie era capace di stare in campo due giorni di seguito; ma era un pò pigro e quando c'era da correre impazziva. 

In questo Cuper era poco elastico.

Per il mister eravamo tutti uguali, si faticava alla stessa maniera e Ronaldo doveva adeguarsi.

Io avevo una grande stima per Cuper, però ci sono giocatori ai quali non devi dire niente. Ronaldo era una cosa a parte. 

Noi sì che avevamo bisogno di allenarci, lui no, lui era il calcio, era un marziano, era il Fenomeno."


Christian Vieri, dalla sua autobiografia: “Chiamatemi Bomber”

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