https://www.facebook.com/779707045486581/photos/a.779720825485203/2547589458698322/
https://www.facebook.com/779707045486581/photos/a.779720825485203/2547589458698322/
https://www.facebook.com/casiumanicercasi/photos/a.284628375794306/816081712648967/
Un cuoco di 42 anni, Mario Romani, è stato trovato morto stamattina nella sua casa in via Cornalias 68, nel quartiere di Is Mirrionis a Cagliari: l'uomo era riverso a terra in cucina. Al momento non sono chiare le cause della morte: si attende l'esame da parte del medico legale Roberto Demontis che è già arrivato sul posto.
A fare scattare l'allarme è stato il fratello che entrato in casa ha scoperto il cadavere. Alcune stanze dell'abitazione erano a soqquadro, proprio per questa ragione i carabinieri del Comando provinciale non escludono alcuna ipotesi, tra cui quella di una rapina. Sul posto ci sono i carabinieri del Ris di Cagliari, il Nucleo investigativo e i colleghi della Compagni di Cagliari. Sul posto anche il magistrato di turno Nicola Giua Marassi.
Sul corpo del cuoco non ci sono evidenti segni di violenza sul corpo di Mario Romani: nessuna ferita sul volto e nemmeno ecchimosi. È quanto si apprende dopo l'esame esterno del corpo effettuato sul posto dal medico legale Roberto Demontis. L'uomo potrebbe essere morto per un malore e poi caduto a terra all'indietro. La porta di casa non ha segni di effrazione, ma alcune stanze erano molto in disordine, motivo dei sospetti dei carabinieri.
Il cadavere è stato trasferito al Policlinico di Monserrato dove sarà eseguita l'autopsia. Solo gli accertamenti medico legali chiariranno il giallo. L'appartamento al terzo piano della palazzina in cui abitava il 42enne è stato provvisoriamente sequestrato per consentire ai carabinieri del Nucleo investigativo e del Ris di eseguire ulteriori accertamenti mirati ad escludere l'ipotesi, che ancora non è stata scartata completamente, dell'omicidio.
https://www.leggo.it/italia/cronache/cagliari_cuoco_mauro_romani_morto_omicidio_rapina_ultime_notizie_oggi_10_maggio_2021-5950776.html
In una storia apparsa per la prima volta nel “Manuale delle Curiosità Letterarie” di William S. Walsh (1892), si racconta che Victor Hugo avesse partecipato a una delle corrispondenze letterarie più concise della storia: Alla pubblicazione di “Les Misérables” nel 1862, Hugo era alla disperata ricerca di sapere come fosse andato il suo libro, così inviò al suo editore un telegramma con sopra scritto “?” L’editore, soddisfatto che il libro avesse venduto più di 6.000 copie nei primi giorni, rispose con un semplice “!”
I simboli permettono di trasmettere concetti in modo succinto, invadono i margini delle nostre tastiere e plasmano la nostra comprensione del mondo esterno. Senza punteggiatura o simboli matematici, ogni testo sarebbe una serie infinita e ininterrotta di lettere e numeri.
La storia di questi caratteri è fatta di alti e bassi, da manoscritti religiosi a documenti aziendali, dallo sviluppo della stampa alla nascita dei mass media.
latino senza spazio o punteggiatura
Inizialmente era lo scriba, non l’autore del testo, a scegliere un simbolo. Allo stesso modo, durante lo sviluppo della stampa era il compito del tipografo selezionare quale simbolo utilizzare.
Nel mondo letterario erano spesso gli editori e i revisori a formare il modo in cui il testo raggiungesse il pubblico, con il dispiacere di scrittori come Mark Twain, che nel 1897 scrisse: “Mi arrendo. Questi stampatori non prestano attenzione alla mia punteggiatura. Nove decimi del lavoro e la vessazione sottoposti dai signori Spottiswoode & Co. Consistono nell’abbattere la loro punteggiatura ignorante e senza senso e nel restaurare la mia.
Non tutti i simboli hanno un percorso lineare dalla loro invenzione all’uso nel linguaggio comune. Alcuni, come il “Punto d’ironia”, un punto interrogativo capovolto utilizzato per identificare domande retoriche, proposto da Henry Denham nel 1580, non è riuscito a prendere piede. Alcuni sono coesistiti per centinaia di anni, altri, come # e @, hanno perso i loro significati originali e sono stati riutilizzati per altri scopi, a dimostrazione del fatto che non si può sopprimere un buon simbolo.
punti di separazione ottavo secolo
Lo spazio
Il latino era originariamente scritto in lettere maiuscole senza spazio tra le parole. Nell’ottavo secolo, gli scribi inglesi e irlandesi iniziarono a copiare dei testi con dei punti per demarcare la fine di una parola e l’inizio di un’altra. I punti vennero poi con uno spazio per rendere il latino più comprensibile ai non nativi.
Il punto
Per risolvere il problema persistente di capire come separare idee o demarcare la fine di un pensiero, alcuni monaci iniziarono ad utilizzare 3 punti (due sotto e uno sopra) per indicare la fine di una frase. Fu Isidoro di Siviglia (560-636) a popolarizzare il punto unico, anche noto come distinctio finalis.
La virgola
La virgola fu inizialmente utilizzata per aiutare la lettura ad alta voce di testi religiosi. Gli scribi utilizzavano un punto sopra la parola per indicare dove il lettore avrebbe dovuto respirare. Più tardi, nel 12esimo secolo, Boncompagno da Signa iniziò ad utilizzare una barra obliqua.
Con la nascita della stampa ci furono un numero di simboli differenti a competere per il ruolo di virgola. William Caxton, creatore della prima stampa in Inghilterra, inclinò leggermente la barra obliqua, mentre Aldo Manuzio, lo stampatore più popolare di Venezia, preferì utilizzare un simbolo nuovo: la virgola semicircolare.
Il simbolo fu talmente popolare che si espanse velocemente al nord e iniziò ad apparire su stampe inglesi a partire dal 1520.
Il punto interrogativo
Una delle teorie più popolari è che sia originato nell’antico Egitto, dove si utilizzava la forma della coda di un gatto incuriosito.
Un’altra teoria è che derivi dal latino, dove gli scribi utilizzavano la versione abbreviata di “quaestio” (domanda) alla fine di una frase per indicare una domanda.
Nel tempo “quaestio” venne abbreviata un “qo”, poi la “q” venne sovrapposta sopra la “o”, fino a diventare il punto interrogativo moderno. Nessuna delle due teorie è sostenuta da fonti testuali.
I due punti
the arte of english poesie di george puttenham
La parola inglese “colon” (utilizzata per indicare i due punti) deriva dal greco “kolon”, che significa arto. Questa origine indica come i due punti fossero utilizzati per separare le sezioni di una frase.
George Puttenham fu il primo ad utilizzare la parola “colon” nella lingua inglese nel suo libro “The Arte of English Poesie” del 1589 per indicare la durata della pausa quando si legge in prosa, con la virgola che indicava una pausa breve e i due punti una pausa più lunga.
Il punto esclamativo
Le origini di questo simbolo non sono chiare, ma la teoria più popolare è che sia originata dai monaci e il loro modo di proclamare gioia nei testi sacri. La parola “gioia” in latino si scrive “io”, che era solitamente scritta in stampatello con la “I” sopra la “O”. Si dice che questa abbreviazione di “IO” si trasformò lentamente nel “punto di ammirazione”, utilizzato per indicare stupore.
Il “Dizionario dell’uso dell’inglese contemporaneo” scritto da H.W. Fowler nel 1926 avverte che: “fatta eccezione per la prosa, il punto esclamativo dovrebbe essere utilizzato con parsimonia.”
Allo stesso modo, Elmore Leonard asserì che gli scrittori dovrebbero usare il punto esclamativo solo due o tre volte per ogni 100.000 parole. Nonostante ciò Leonard stesso era solito utilizzare il punto esclamativo circa 49 volte per ogni 100.000 parole.
Il tratto d’unione
Nel 1962 la NASA stava progettando il lancio di una sonda interplanetaria diretta su Marte, la Mariner 1. Purtroppo, un trattino fu omesso dai codici che determinavano la sua velocità e traiettoria, causandone l’esplosione al lancio. Arthur C. Clarke l’ha chiamato “il trattino più caro della storia”
L’origine del tratto di unione risale a Johannes Gutenberg, padre della stampa moderna. Nello stampare i suoi primi libri, Gutenberg voleva creare pagine che assomigliassero il più possibili ai testi prodotti da uno scriba. Tradizionalmente, i monaci tendevano a variare lo spazio tra le lettere per poter rientrare ordinatamente dentro i margini delle pagine dei manoscritti.
Per replicare questo effetto, Gutenberg introdusse il tratto d’unione per legare insieme parole che venivano interrotte e riprese nella linea seguente.
Il cancelletto
Il cancelletto (anche conosciuto come hashtag) origina dall’abbreviazione utilizzata nel medievo per la parola “libra pondo” per indicare un’unità di peso. Inizialmente si utilizzava l’abbreviazione “lb”, ma veniva spesso confusa per il numero 16. Di conseguenza, nel 14esimo secolo si iniziò ad utilizzare una linea attraverso le due lettere per indicare un’abbreviazione, che nel tempo si trasformò nel moderno #.
Il simbolo divenne popolare negli anni ’60 quando venne utilizzato dalla Bell Laboratories per agire da tasto di funzione nelle tastiere dei telefoni. A quei tempi il cancelletto non aveva un significato ben specifico, ma venne selezionato perché era un simbolo familiare e già incorporato nelle tastiere delle macchine da scrivere.
La chiocciola
primi utilizzi della chiocciola
Il primo utilizzo della chiocciola è stato trovato in una lettera scritta nel 1536 da Francesco Lapi, un mercante fiorentino. Lapi utilizzò la @ come abbreviazione di “amphorae”, un’unita di misura usata nel trasporto di vino, grano e spezie che venivano portate dentro anfore di terracotta.
È stata successivamente utilizzato dai commercianti per indicare un prezzo, come per esempio “15 mele @ 15 centesimi.”
La e commerciale
e commerciale su graffiti a pompei
I primi esempi dell’utilizzo della e commerciale vennero rinvenuti su dei graffiti trovati sui muri di Pompei. Sebbene fosse molto popolare, il simbolo non aveva nome fino al 19esimo secolo. Il nome inglese “ampersand” deriva dal latino “per sé”, utilizzato per indicare una lettera singola, che nel tempo si trasformò nel termine moderno.
Il simbolo della sterlina
Il museo della Bank of England ha un assegno datato 1661 con il simbolo della sterlina che venne elaborato dalla lettera L attraversata da una riga per indicare che si trattasse di un’abbreviazione della parola “libra”, anch’essa un’abbreviazione del termine “libra pondo” utilizzato nell’antica Roma come unità di peso.
Questo sistema è stato utilizzato per creare i simboli di altre valute, come ad esempio lo Yen giapponese (creato da una Y attraversata da due linee orizzontali) o quello dell’Euro.
Lo stesso vale per i centesimi americani (una C con due linee verticali) ma non per il simbolo del dollaro, che molti storici pensano sia originato dal simbolo del Peso spagnolo. Nello scrivere le valute, i mercanti utilizzavano una P maiuscola sovrapposta a una s, che venne in seguito semplificata utilizzando il “pilone” della P sopra la S: $.
L'uguale
il simbolo uguale nella whetstone of witte
Tradiziozalmente in Europa la maggior parte dell'aritmetica veniva scritta in latino, con "è uguale a" generalmente scritto come "aequales" o talvolta abbreviato in "aeq".
Nel 1557 il matematico gallese Robert Recorde scrisse: "Per evitare la ripetizione fastidiosa delle parole “è uguale a” io utilizzo due linee parallele. Niente può è più uguale di questi due trattini.” Queste linee parallele furono utilizzate nel suo libro di algebra e aritmetica “The Whetstone of Witte.”
https://www.dagospia.com/rubrica-29/cronache/rsquo-affascinante-storia-punto-libro-rivela-come-segni-266239.htm
Cristiana Mangani per “Il Messaggero”
Laura, 20 anni, proveniente da Mantova, è l'ultima nell' ordine. Quante volte la mamma le aveva raccontato l'esperienza di lavoro in Inghilterra. E lei voleva ripeterla, voleva andare a Londra per lavorare in un pub. Ma quando si è presentata all'ufficio di frontiera è stata bloccata e subito ricollocata su un aereo che l'ha riportata in Italia. «Sono stata trattata come una clandestina», si sfoga.
Il Regno Unito, dall'inizio dell'anno, è fuori dall'Europa, e i confini sono più che blindati. A Laura è andata bene, perché è ritornata a casa senza altre conseguenze. Il governo Tory di Boris Johnson sta facendo sul serio sulle sbandieratissime restrizioni ai confini nei confronti dei nuovi arrivi dai Paesi Ue, Italia compresa.
boris johnson e l'accordo sulla brexit
E ne descrive i metodi il sito Politico.Eu in una inchiesta giornalistica, nella quale svela come le autorità di frontiera di Londra - dall'entrata in vigore definitiva del divorzio da Bruxelles - abbiano bloccato, trattenuto fino a 7 giorni in centri per l'immigrazione e rimpatriato nei Paesi d'origine almeno una trentina di cittadini europei, tra cui tedeschi, greci, italiani, romeni e spagnoli: quasi tutti giovani che avevano tentato di entrare nel Paese all'avventura, in cerca di lavoro, senza avere il visto necessario o lo status di residenza prolungata garantito (con tutti i diritti pre Brexit) ai soli vecchi residenti che si sono iscritti nel registro digitale del cosiddetto EU Settlement Scheme.
Si tratta di numeri che l'Home Office, il dicastero dell'Interno britannico guidato dalla ministra-falco Priti Patel, per ora non conferma in attesa dell'elaborazione di dati ufficiali aggregati, non senza aggiungere per bocca di un portavoce di non voler entrare nel merito di vicende «individuali». Ma che neppure smentisce, lasciando intendere che le nuove regole sono note e legittime.
I RACCONTI
È una rivoluzione radicale alla quale molti devono ancora abituarsi. Gli europei fermati alla frontiera britannica vengono lasciati senza cellulare o altri mezzi per comunicare con l’esterno.
Sono praticamente sequestrati all'interno di centri di immigrazione (e di asilo politico), e possono usare solo un telefono pubblico che è nella struttura. I loro racconti sono finiti anche sui social.
Il 26enne greco Sotiris Konstantakos ha descritto condizioni al limite, con temperature fredde e sbarre alle porte e alle finestre, da dove non si può uscire, a parte i momenti di socializzazione con gli altri fermati. Per diversi diplomatici europei si tratta di una reazione «sproporzionata».
Da gennaio scorso, i ragazzi e le ragazze che hanno provato a trovare accesso dichiarando apertamente di voler cercare lavoro - di solito in attività poco qualificate e temporanee, alla pari o low skilled - senza tuttavia disporre delle condizioni richieste dalla normativa fresca di attuazione, sono stati respinti.
Gli schemi post Brexit consentono l'ingresso libero sull'isola fino a 90 giorni solo per turismo o motivi analoghi. Un po' come accade se si vuole fare un viaggio negli Stati Uniti.
La durata della detenzione dei fermati - in aeroporto per chi è potuto ripartire più in fretta, in centri ad hoc, tipo ostelli sorvegliati, per chi ha dovuto attendere - si viene spiegata in parte con gli ostacoli dell'emergenza Covid, che si traducono in meno voli disponibili per i rimpatri.
Le ambasciate e i consolati europei stanno intanto offrendo consulenza legale e intervenendo per cercare di abbreviare il periodo di stop, sebbene non tutte le persone coinvolte abbiano chiesto assistenza.
Fonti diplomatiche hanno osservato come non si tratti di casi clamorosi o di sorprese, tenuto conto che il governo Johnson aveva ampiamente pubblicizzato e rivendicato il previsto giro di vite, con l'introduzione dei visti di lavoro per i nuovi immigrati nonché di un severo sistema a punti - analogo al modello australiano - stando al quale il flusso (turisti esclusi) viene ora regolato sulla base di qualifiche, conoscenze linguistiche e caratteristiche dei candidati all' ingresso, oltre che del possesso di contratti di lavoro già firmati. Ciò non toglie il malcontento per l' atteggiamento draconiano del Regno.
POSSIBILI REAZIONI
Un atteggiamento che non è materia di negoziato con Bruxelles, visto che la stretta ai confini è stato uno degli argomenti fondanti della Brexit; e che Johnson e i suoi non a caso hanno tenuto fuori dall'accordo sulle relazioni future sottoscritto con l'Ue, l'immigrazione o la mobilità delle persone.
Ma che potrebbe essere affrontato a livello bilaterale; e in caso di mancato alleggerimento della pressione far scattare - se converrà - la reciprocità di misure altrettanto rigide verso i sudditi di Sua Maestà in arrivo nel continente.
https://www.dagospia.com/rubrica-29/cronache/ora-capiamo-cosa-significa-essere-clandestini-rsquo-italiana-laura-20-269583.htm
Matteo Grittani per “la Repubblica – Salute”
Nel 1996 un gruppo di 56 studenti di Psicologia dell'università del Connecticut prese parte a uno studio per testare un antidolorifico rivoluzionario: il Trivaricane. Gli sperimentatori accolsero i ragazzi con tanto di camice, applicarono a ognuno la nuova pomata su uno dei loro indici lasciando l'altro libero e poi esercitarono su entrambe le dita una lieve pressione con piccole pinzette. Tutti i ragazzi riportarono meno dolore sull'indice trattato: il Trivaricane sembrava promettere bene.
Nulla di strano, se non che il potente farmaco altro non era che un intruglio a base di iodio, acqua e olio di timo senza alcuna azione analgesica. A ingannare il gruppo di futuri psicoterapeuti fu uno dei meccanismi neurobiologici meno compresi della medicina: l'effetto placebo. Il meccanismo è noto alme-no dalla fine del '700, quando il medico britannico John Haygarth scoprì di poter curare i sintomi dei suoi pazienti con finti medicamenti.
Un placebo non abbassa il colesterolo, non ferma le metastasi, ma appaga (placebo è "piacerò", dal latino piacere), cura lavorando su sintomi modulati dal cervello; è in grado di regolare la pressione, calmare il battito cardiaco, trattare l'insonnia e soprattutto alleviare il dolore.
Come agisca è ancora oggi poco chiaro: «È come se il cervello suggerisse al corpo di sentirsi meglio», spiega Ted Kaptchuk, direttore del programma Placebo Studies alla Harvard Medical School. Ma non basta una pillola identica a quelle vere per renderlo efficace: il paziente deve andare in clinica, farsi esaminare dal medico e quindi ricevere la "medicina". Insomma, è l'intero rituale ad attenuare la percezione del malanno.
Ma è tutto merito dell'immaginazione, o ci sono anche cause fisiologiche? Responsabile del fenomeno sarebbe una complessa serie di reazioni che vanno dall'incremento dei livelli di endorfine e dopamina - i neurotrasmettitori "del buonumore" - al mutamento dell'attività celebrale in alcune aree dell'en-cefalo. Quali? I neuroscienziati Ulrike Bingel e Tor Wager sono riusciti a circoscrivere il meccanismo a due zone in particolare: il talamo e i gangli della base.
I ricercatori hanno "fotografato" il metabolismo cerebrale di 600 individui, mappando le aree del cervello che si attivano con l'effetto placebo. I risultati dell'analisi pubblicata sulle pagine di Nature Communication dimostrano che i trattamenti placebo riducono l'attività nella corteccia insulare posteriore, un'area tanto sconosciuta quanto cruciale perché "crea" le informazioni del dolore e le invia all'amigdala.
«L'idea del dolore è costruita dal cervello in zone coin-volte nella motivazione e nei processi decisionali», precisa Wager. «Grazie a queste anali-si - sostiene Bingel - sarà possi-bile sfruttare meglio i benefici dell'effetto placebo, anche se c'è ancora molto lavoro da fare». Nonostante un grado di cono-scenza del corpo umano mai così accurato, rimangono oggi (quasi) intatti il fascino e l'insondabilità del suo organo più complesso.
placebo 2
placebo 12
placebo 10
placebo 11
placebo 13
placebo 14
placebo 15
placebo 18
placebo 16
placebo 17
placebo 19
placebo 8
https://www.dagospia.com/rubrica-39/salute/rsquo-effetto-placebo-non-effetto-patacca-ndash-finta-268582.htm
Estratto dell’articolo di Giovanna Vitale per “la Repubblica”
enrico letta a in mezzora in piu
Due donne stilizzate su fondo bianco, inconfondibili nel tratto. «Dai, vieni nel Pd», esorta una; «Potrai ammirare la nostra collezione di segretari», fa eco l' altra. Punta tutto sull' ironia, esaltata dalle irresistibili vignette di Elle-Kappa, la campagna di tesseramento del Partito democratico che per il 2021, anno primo post pandemia, Enrico Letta ha voluto spiritosa e accattivante per centrare il bersaglio grosso: mezzo milione di sottoscrizioni. Centomila in più delle attuali; cinque volte quelle della Lega.
Dovendo faticare non poco per convincere i "compagni" che scherzare sui propri limiti, a cominciare dal forsennato turnover di leader, 9 in appena 14 anni di vita, fosse il modo migliore per guardare al futuro «con occhi nuovi» recita lo slogan della campagna impersonata da una ragazza - altro gentile omaggio della disegnatrice satirica - che alza la tessera dem come fosse un trofeo e al posto delle orbite ha due bandiere della Ue. Scelta simbolica niente affatto casuale.
ellekappa campagna tesseramento pd
[…] Perché «il Pd o è partito di popolo o non è», ha scritto nella lettera agli iscritti. […]
Ci crede moltissimo, il segretario. «Il tesseramento è l' inizio del percorso verso il partito che ho in mente» […] «[…] Il Pd deve diventare il partito dell' ascolto e dell' intelligenza collettiva». Intanto ci sarà però da recuperare il terreno perduto causa Covid.
«La campagna 2020 si è chiusa il 30 aprile, stiamo facendo gli ultimi calcoli», riassume il responsabile Organizzazione Stefano Vaccari, «ma sarà difficile registrare gli stessi numeri del 2019 quando, senza la pandenia e sull' onda delle primarie vinte da Zingaretti, il Pd fece 412mila tessere». Al costo di 15 euro l' una, fa più di 6 milioni: un bel gruzzolo, oltretutto. Performance che tuttavia al Nazareno contano di eguagliare e addirittura superare […] Nel frattempo, verrà anche lanciata una campagna di azionariato popolare per Radio Immagina, l' emittente pd che trasmette solo sul web. […]
https://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/ldquo-vieni-pd-potrai-ammirare-nostra-collezione-269595.htm
(ANSA) - NAPOLI, 10 MAG - In poche centinaia di metri, difesi da porte blindate e cancelli per eludere i controlli delle forze dell'ordine, sono stati individuati e monitorati ben 14 "punti vendita" in cui veniva smerciato lo stupefacente a "clienti" provenienti da tutta la regione: maxi blitz antidroga in una delle piazze di spaccio più grandi d'Europa, quella di Caivano, in provincia di Napoli, dove i carabinieri del Nucleo Investigativo di Castello di Cisterna, coordinati dalla DDA, hanno inflitto un duro colpo al traffico di stupefacenti.
Sono 49 le misure cautelari notificate ad altrettante persone ritenute vicine al clan "Sautto - Ciccarelli", gravemente indiziate, a vario titolo, di associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti e detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti, reati aggravati dal metodo e dalle finalità mafiose.
Dalle indagini è emerso che nel Parco Verde di Caivano lo smercio della droga era attivo 24 ore al giorno, 7 giorni su 7. Inoltre tra le persone che occupavano i ruoli apicali nel clan c'era anche chi guadagnava oltre 130mila euro al mese. Le misure cautelari sono state notificate nel comune di Caivano e nelle province di Bergamo, Isernia, Imperia, Benevento, Cosenza, Forlì Cesena e Caserta.
parco verde caivano 3
caivano
CANNETTA
parco verde caivano
https://www.dagospia.com/rubrica-29/cronache/dacci-oggi-nostra-retata-quotidiana-maxi-blitz-antidroga-caivano-269605.htm
Giordani71