domenica 28 settembre 2014

Torino. Licenze commerciali e affitti stellari: l’economia sommersa della movida

movida-Zebro- Comitati di quartiere che spuntano come funghi, battagliano in riunioni spesso surreali, dai risvolti kafkiani.
Rappresentanti del comune si alternano per ascoltare questa fiumana di voci. I gestori dei locali, invece, temono un altro, l’ennesimo stravolgimento delle carte e delle ‘piazze’.
San Salvario, fino a qualche anno fa, era un quartiere definito border, ovvero al limite del vivibile. Scippatori, risse, drogati e puttane erano all’ordine del giorno. Non che adesso sia cambiato molto, solo che, il tutto è più ordinato, regolamentato. Merito della diversificazione della clientela: dai tossici sdentati e perplessi in cerca dell’euro e della dose mattutina, a giovani figli della borghesia in cerca di sballo. Lamovida, e la conseguente elezione del quartiere a zona di punta della vita notturna, ha messo in moto questa sorprendente riconversione.
Sono cambiati gli habitué. Adesso, ci si muove prevalentemente di notte: spacciatori, trans e giovani allupati pullulano a ridosso dei locali stracolmi di gente a ridosso di via Berthollet. I gestori invece, che nel giro di un quinquennio sono quintuplicati, fanno affari d’oro. Molto probabilmente entro breve il comune decreterà un blocco delle licenze: o se ne piglia una già esistente a prezzi stellari, o nisba.
I proprietari delle case poi, si sfregano le mani poiché hanno visto aumentare il valore degli immobili e degli affitti. Nel frattempo, i comitati di quartiere che detestano il chiasso notturno, gente di una certa età, che per lo più vive in affitto o che ha di già abbastanza soldi da parte per poter pensare di passare il resto della vita in pace, continuano nelle loro proteste.
Chiedono la chiusura dei locali e vogliono più pulizia: le siringhe e le fiale per l’acqua depurata usate dai tossici negli anni d’oro del degrado non sono più un problema, adesso ci sono i cocci di vetro delle bottiglie di birra, oltre che al tanfo di piscio e alle chiazze sparse di vomito.
A stravolgere questo idilliaco quadretto una voce sommessa, la notizia che circola negli ultimi mesi: l’amministrazione comunale ha intenzione di spostare la zona della movida. Ovviamente non subito. Prima bisogna che qui arrivi al suo massimo splendore, che le licenze per i bar vengano piazzate tutte a dovere, che i proprietari degli immobili possano sfruttare le migliori condizioni di mercato per far fruttare i loro investimenti, e chissà che tra questi non vi sia anche qualche amministratore, parente, o nipote di nipoti. Dopodiché, per buona pace dei vari comitati di protesta, pèrobabilmente si chiuderà baracca e burattini, spostando in blocco la movida da qualche altra parte, semplice.
Non è la prima volta che questo accade a Torino, come apprendo da alcuni gestori di locali, i quali ne hanno, come si suole dire, ‘le scatole piene’.
Aprire un locale, al giorno d’oggi, tra tasse burocrazia e chi più ne ha più ne metta, è una specie di miracolo. Ma ecco che, dopo qualche anno di vacche grasse, di punto in bianco l’amministrazione inizia a mettere delle restrizioni sempre più ‘restringenti’, a partire dall’orario di chiusura, che si sposta, irrimediabilmente, verso orari da ninna nanna: sono gli orari in cui di solito i giovani sono più scatenati, e gli incassi prendono il volo.
Come per magia, salta fuori che anche un’altra zona della città vuole e può essere riconvertita a zona della movida. I prezzi degli affitti sono ancora irrisori, le licenze pullulano e costano un baffo. E’ inutile dire che coloro i quali hanno già avviato una precedente attività nella zona presumibilmente più redditizia(almeno in quel periodo), si fottono.
A meno che non vendano tutto al più presto, magari al ribasso, e ricomprino una nuova licenza per aprire un nuovo locale nella nuova zona franca del divertimento, il fallimento è assicurato.
Questa operazione, pare simile ad una vera e propria compra vendita di licenze, se non di immobili, non è nuova a Torino. Che sia del tutto casuale, o studiata e pianificata a tavolino, di certo non possiamo saperlo. Sappiamo per certo però che ha dei precedenti illustri: dal Quadrilatero romano, la movida si spostò ai Murazzi, per poi finire a San Salvario, e adesso, si suppone, verrà trasferita in zona Vanchiglia e Lungo Dora.
In tutti questi passaggi il comune ha incassato, e incasserà soldi in nuove licenze, e chi possedeva immobili commerciali e non in una delle zone sopracitate, al momento opportuno, gli ha venduti a prezzi molto, ma molto vantaggiosi.
Se in tutto ciò ci fosse una premeditazione, allora mi viene da pensare che per taluni questo business sia come giocare alla lotteria, sapendo esattamente quale sarà la serie di numeri estratta.

http://www.articolotre.com/2014/09/torino-licenze-commerciali-e-affitti-stellari-leconomia-sommersa-della-movida/

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