PAOLO ISOTTA: “GABRIEL GARCÍA MÁRQUEZ? SI TRATTA DI SCRITTORE RUDIMENTALE E QUASI RIDICOLO, CHE ABBIAMO LETTO A SEDICI ANNI E CHE NON VALE LA PENA DI RILEGGERE”
E mi domando: faccio un caso tra mille: quelli che hanno letto il modestissimo ‘Cent'anni di solitudine’ hanno mai letto ‘I Viceré’ di Federico de Roberto? Tanto per nominare un monumento della nostra letteratura, oggi poco citato e poco letto…
Lettera di Paolo Isotta a Il Giornale.it
PAOLO ISOTTA
Caro Direttore,
leggo oggi (ieri, ndr) un bellissimo articolo dell'amico Daniele Abbiati sulle ragioni della letteratura e sulla di lei vittoria sull'effimero. Tutti argomenti giusti e, ripeto, molto ben espressi. Salvo che per un punto: l'occasione suscitatrice sarebbe il tributo di omaggio registrato da Gabriel García Márquez in occasione della scomparsa. Ebbene, dico la mia: si tratta di scrittore rudimentale e quasi ridicolo, che abbiamo letto a sedici anni e che non vale la pena di rileggere né a trenta né a sessantaquattro com'è il caso mio.
GABRIEL GARCIA MARQUEZ.leggo oggi (ieri, ndr) un bellissimo articolo dell'amico Daniele Abbiati sulle ragioni della letteratura e sulla di lei vittoria sull'effimero. Tutti argomenti giusti e, ripeto, molto ben espressi. Salvo che per un punto: l'occasione suscitatrice sarebbe il tributo di omaggio registrato da Gabriel García Márquez in occasione della scomparsa. Ebbene, dico la mia: si tratta di scrittore rudimentale e quasi ridicolo, che abbiamo letto a sedici anni e che non vale la pena di rileggere né a trenta né a sessantaquattro com'è il caso mio.
Ben altro abbiamo; e se penso che a sessantaquattro sono appena in procinto di affrontare il Demetrio Pianelli di Emilio De Marchi faccio solo un piccolo esempio di priorità letterarie. E mi domando: faccio un caso tra mille: quelli che hanno letto il modestissimo ‘Cent'anni di solitudine' hanno mai letto ‘I Viceré' di Federico de Roberto? Tanto per nominare un monumento della nostra letteratura, oggi poco citato e poco letto.
GABRIEL GARCIA MARQUEZGABRIEL GARCIA MARQUEZ
Sempre sull'Album leggo un articolo di Massimiliano Parente sul nuovo romanzo di Michele Mari: e lo ringrazio perché Mari è un grande scrittore e un caro amico. Vorrei mettere in rilievo una cosa: Parente parla di un libro, questo di Mari, scaturito come costola da un altro libro; e questo è processo costante in letteratura. Vorrei a questo proposito parlare di un meraviglioso romanzo appena uscito per la Marsilio d'un altro mio caro amico, Massimo Galluppi: Il cerchio dell'odio.
MÁRQUEZ
Straordinaria è la capacità di mettere in rilievo il trapasso automatico fra l'estrema sinistra (e Galluppi parla dell'estrema sinistra universitaria, degl'insegnanti, locupletati dal regime per fare gli apprendisti stregoni di terrorismo) e il terrorismo. Solo che nel lungo romanzo v'è altro: e si parla della Cina, e del comunismo cinese, e degli anni Venti...
GABRIEL GARCIA MARQUEZ OCCHIO NERO
Ebbene, questo Cerchio dell'odio sortisce quasi costola da uno dei più grandi romanzi del Novecento, La condition humaine, La condizione umana di André Malraux: e io credo che una delle cose più belle della letteratura sia il caso dell'artifex additus artifici, dell'artista che si aggiunge all'artista. Buona Pasqua.
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