lunedì 14 aprile 2014

L’alchimia del sapone artigianale

Nell’articolo su come farsi il sapone in casa vi introduciamo alla produzione artigianale del sapone, proponendovi una ricetta molto semplice, a base di solo olio d’oliva. Ma un tempo era abitudine in Europa realizzarlo con lo strutto, economico e facilmente reperibile, grazie alla capillare diffusione di allevamenti animali a conduzione domestica e familiare, confermando il vecchio detto secondo cui “del maiale non si butta via niente”. In seguito, dalle coste sudorientali del Mediterraneo, attraverso carovane di mercanti ed esploratori, cominciarono a giungere fino alle porte della Provenza nuove barre di sapone,realizzate con olio di oliva e olio di alloro: il Sapone di Aleppo. Questo ispirò gli artigiani di Marsiglia e Castiglia a produrne uno simile, con solo olio di oliva, il quale rappresenta l’inizio di una lunga tradizione di saponificazione a base di oli vegetali.
In seguito, con lo sviluppo delle conoscenze erboristiche applicate alla cosmesi, si cominciarono a produrre saponi sempre più complessi, adeguati alle diverse tipologie di epidermide e al risultato desiderato su di essa: argilla verde per seccare e purificare, burri e cere per nutrire ed idratare, oli essenziali per profumare, polveri e farine per ripulire e scrubbare. Molte altre formule dunque, rispetto a quella base, si possono pensare e realizzare, se solo si conoscono approfonditamente le proprietà degli ingredienti e che cosa in effetti sia il sapone o come agisca. Il sapere artigianale infatti, e la libertà creativa che da esso ne deriva, non possono prescindere da un’accurata conoscenza delle materie che si utilizzano e del prodotto che si vuole realizzare.
Cominciamo dunque dalle basi, da quella che una volta avrebbero chiamato alchimia, con un accenno di chimica, che anche i più restii alla materia scientifica non avranno difficoltà a capire.
Le molecole di sapone possiedono una capacità di azione detta “tensioattiva”, ovvero sono in grado di ridurre la tensione superficiale di un liquido, come l’acqua, così da separarlo da altre componenti che con esso vengono a contatto, come lo sporco. Tali molecole presentano una struttura molto lunga, composta da una testa idrofila, ovvero che si lega bene all’acqua, e una coda idrofoba, che invece rifugge l’acqua, anche detta lipofila, che dunque si lega ai lipidi.
Rappresentazione schematica di una molecola di tensioattivo.
Quando tali molecole entrano in contatto con l’acqua e con lo sporco (che è prevalentemente rappresentato da una sostanza grassa, come il sebo della pelle),si dispongono circolarmente a “micella” intorno ad esso, con le code rivolte all’interno e le teste rivolte all’esterno. Questa speciale disposizione permette alle code di intrappolare al loro interno lo sporco, il quale non legandosi all’acqua si attacca invece ad esse, e alle teste idrofile di condurre via lo sporco attraverso l’acqua.
Rappresentazione schematica dell'azione del tensioattivo su di una macchia.
Il sapone è formato da tali molecole, che sono il risultato del cosiddetto processo di saponificazione: facendo reagire un trigliceride (grasso) con l’idrossido di sodio (soda caustica), si otterranno glicerolo (componente idratante) e sale di sodio (sapone). Ciò vuol dire che nel prodotto finito, non sarà più presente alcuna traccia di soda caustica, la quale viene utilizzata solo per innescare la reazione necessaria alla creazione del sapone.
Uno schema che raffigura la reazione chimica di saponificazione.
Capito tale funzionamento, possiamo ora addentrarci nelle singole componentidi cui avremo bisogno per generare tale reazione di saponificazione, ovvero i grassi, i liquidi, e la soda caustica.
La foto è un collage dei vari ingredienti che possono costituire un sapone.
I trigliceridi o grassi
Possono essere di origine animale o vegetale, e determinano le caratteristiche del sapone: consistenza, texture, qualità della schiuma, proprietà ed effetti sull’epidermide, tempo di conservazione etc. Gli oli vegetali si suddividono in oli di base, come l’olio di oliva o di cocco, che formano la percentuale maggiore della quantità necessaria alla ricetta e danno consistenza al sapone; e oli nutrienti, prevalentemente insaturi come l’olio di mandorle, di girasole o di jojoba, che si aggiungono in percentuali variabili dal 5% al 20%, per accrescerne le proprietà idratanti, emollienti o nutritive, e arricchirne così la formula.
Ogni olio necessita di uno specifico coefficiente di saponificazione, ovvero di una specifico quantitativo di soda caustica necessario alla trasformazione del trigliceride in sapone. È poi possibile, per una mano ed un occhio esperti, operare anche degli opportuni “sconti” sulla soda, ovvero ridurne le quantità necessarie (fino a un massimo del 6%), così da lasciare una parte del grasso non saponificato, e ottenere un sapone più delicato. Una tabella completa degli oli e dei rispettivi coefficienti di saponificazione potrete trovarla sul sito di Patrizia Garzena, insieme ad un partico calcolatore elettronico della quantità di soda necessaria alla quantità e qualità dell’olio prescelto per saponificare.
L’idrossido di sodio o soda caustica
Non è altro che un reagente formato dall’unione di un atomo di sodio, uno di ossigeno e uno di idrogeno. Tale legame è piuttosto instabile, ovvero si può scindere molto facilmente a contatto con l’acqua o con la stessa umidità dell’aria, generando calore. È per questa ragione che bisogna sempre fare molta attenzione quando si utilizza la soda caustica, e ripararsi accuratamente con un grembiule, con dei guanti, e delle mascherine per gli occhi e per la bocca ed il naso. Sarebbe poi opportuno utilizzare i materiali con i quali la si maneggia (cucchiai, tazze, pentole etc.) solo per quello specifico scopo, come faremmo per altri prodotti che richiedono attenzioni particolari, come alcuni detersivi o solventi. Si trova in commercio sotto forma di scaglie o perle biancastre, venduta in barattoli da mezzo chilo circa, nelle ferramenta e nelle drogherie. Fondamentale è utilizzare soda caustica pura, e non prodotti a base di soda, che comprometterebbero il processo e il risultato della formula.
I Liquidi
Generalmente l’acqua del rubinetto o l’acqua distillata è il liquido con cui si saponifica più spesso e che garantisce un’ottima resa. È possibile utilizzare ancheliquidi di origine animale, come il latte (da usare attorno agli zero gradi), eliquidi di origine vegetale, come infusi, decotti, tè, succhi o centrifugati. Ma è bene ricordare che dovendo sciogliere la soda caustica nel liquido, quest’ultimo a contatto con essa è sempre esposto ad una trasformazione o alterazione, di conseguenza molto spesso si perdono proprietà, colore e aroma del liquido prescelto, conferendo poi al sapone queste stesse alterazioni (ad esempio i succhi o infusi sui toni del blu o del rosso, come quelli di ibisco, barbabietola e mirtillo, virano sul grigio o sul marrone). È sempre buona abitudine dunque testare le diverse reazioni con piccoli quantitativi di prodotto, prima di calcolarne le giuste dosi e aggiungerle agli oli prescelti, così da evitare risultati inattesi.
Appurato ciò, non vi resta che iniziare a sperimentare, in base ai vostri personalissimi gusti e alla praticità che man mano acquisirete con i diversi ingredienti e le diverse combinazioni di questi, tutte uniche e su misura, per voi che le realizzate o per le persone a cui vorrete regalarne.


http://comune-info.net/2014/04/sapone-artigianale/

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