IL RAPPORTO SUL RISCALDAMENTO GLOBALE: SOLO 17 ANNI PER CAMBIARE ROTTA
La direzione è quella sbagliata e ci sono solo 17 anni di tempo per cambiare rotta. Nonostante gli sforzi e gli impegni dei governi, le emissioni di gas serra continuano ad aumentare e ogni anno toccano nuovi massimi. L'allarme emerge dal nuovo rapporto sul clima presentato stamani a Berlino dal Gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico (Ipcc). Secondo gli scienziati tra il 2000 e il 2010 le emissioni sono aumentate più rapidamente dei tre decenni precedenti: ogni anno abbiamo immesso nell'atmosfera un miliardo di tonnellate di gas serra in più rispetto all'anno precedente.
Altro che tagliare: secondo gli esperti, per contenere l'aumento della temperatura globale entro i due gradi, il massimo considerato sostenibile,le emissioni dovrebbero essere ridotte da qui al 2050 almeno del 40% (meglio se del 70%). Un livello altissimo e se continua così difficilmente raggiungibile.
Il rapporto sollecita un "trasferimento massiccio" dall'uso intentivo dei combustibili fossili alle energie rinnovabili entro i prossimi 16 anni per poter ancora invertire il riscaldamento globale in atto. Altrimenti, entro il 2100 le temperature medie globali aumenteranno fra 3,7 e 4,8 gradi.
Ottoma Edenhofer, uno dei tre co-presidenti del gruppo di lavoro dell'Ipcc sul global warming, parla chiaro: "Per evitare interferenze pericolose con il clima, dobbiamo cambiare le nostre abitudini". Per arrivare al risultato presentato stamani gli esperti hanno analizzato oltre 1200 scenari possibili, elaborati da 31 team internazionali.
Quello che manca nel rapporto finale dell'Ipcc è un'analisi è attenta delle cause del continuo aumento delle emissioni: nelle 33 pagine diffuse oggi, che serviranno come guida per un nuovo round di negoziati sul clima nel 2015, manca infatti una parte che era presente nelle versioni trapelate nei mesi passati.
In quelle pagine si considerava responsabile dell'aumento delle emissioni la crescente richiesta energetica dei paesi emergenti, sia per la crescita della popolazione che per l'espansione economica. Insomma si puntava principalmente il dito contro la Cina e altri grandi paesi emergenti. I grafici relativi a questa parte sono stati cancellati dalla versione finale.
Ma quanto costa ridurre il surriscaldamento? Lo 0,6% del pil ogni anno. "Non significa che il mondo deve sacrificare la crescita per salvare l'ambiente - spiega ancora Edenhofer - è un ritardo della crescita economica, ma non è un sacrificio". Tra l'altro, ha aggiunto Edenhofer, questo scenario non esclude dal costo stimato, il risparmio che deriverebbe dalla limitazione dei fenomeni atmosferici estremi e dall'inquinamento dell'aria che respiriamo.
Altro che tagliare: secondo gli esperti, per contenere l'aumento della temperatura globale entro i due gradi, il massimo considerato sostenibile,le emissioni dovrebbero essere ridotte da qui al 2050 almeno del 40% (meglio se del 70%). Un livello altissimo e se continua così difficilmente raggiungibile.
Il rapporto sollecita un "trasferimento massiccio" dall'uso intentivo dei combustibili fossili alle energie rinnovabili entro i prossimi 16 anni per poter ancora invertire il riscaldamento globale in atto. Altrimenti, entro il 2100 le temperature medie globali aumenteranno fra 3,7 e 4,8 gradi.
Ottoma Edenhofer, uno dei tre co-presidenti del gruppo di lavoro dell'Ipcc sul global warming, parla chiaro: "Per evitare interferenze pericolose con il clima, dobbiamo cambiare le nostre abitudini". Per arrivare al risultato presentato stamani gli esperti hanno analizzato oltre 1200 scenari possibili, elaborati da 31 team internazionali.
Quello che manca nel rapporto finale dell'Ipcc è un'analisi è attenta delle cause del continuo aumento delle emissioni: nelle 33 pagine diffuse oggi, che serviranno come guida per un nuovo round di negoziati sul clima nel 2015, manca infatti una parte che era presente nelle versioni trapelate nei mesi passati.
In quelle pagine si considerava responsabile dell'aumento delle emissioni la crescente richiesta energetica dei paesi emergenti, sia per la crescita della popolazione che per l'espansione economica. Insomma si puntava principalmente il dito contro la Cina e altri grandi paesi emergenti. I grafici relativi a questa parte sono stati cancellati dalla versione finale.
Ma quanto costa ridurre il surriscaldamento? Lo 0,6% del pil ogni anno. "Non significa che il mondo deve sacrificare la crescita per salvare l'ambiente - spiega ancora Edenhofer - è un ritardo della crescita economica, ma non è un sacrificio". Tra l'altro, ha aggiunto Edenhofer, questo scenario non esclude dal costo stimato, il risparmio che deriverebbe dalla limitazione dei fenomeni atmosferici estremi e dall'inquinamento dell'aria che respiriamo.
http://www.tzetze.it/redazione/2014/04/il_rapporto_sul_riscaldamento_globale_solo_17_anni_per_cambiare_rotta/index.html
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