mercoledì 19 febbraio 2014

Italia-Vaticano: la revisione del Concordato compie 30 anni

Collaborazione nei rispettivi ambiti. Chiesa 'attenta' sui valori


 Firma del Concordato tra Stato italiano e Vaticano. Sono presenti il presidente del Consiglio Bettino Craxi, il cardinale Agostino Casaroli e il ministro degli Esteri Giulio Andreotti

di Fausto Gasparroni
Con l'inserimento nella Costituzione italiana dei Patti lateranensi e con l'Accordo di revisione del Concordato del 1984 - del quale quest'anno ricorre il trentennale - si ha "il solido quadro di riferimento normativo per uno sviluppo sereno dei rapporti tra Stato e Chiesa in Italia", quadro che "riflette e sostiene la quotidiana collaborazione al servizio della persona umana in vista del bene comune, nella distinzione dei rispettivi ruoli e ambiti d'azione". E' quanto aveva detto papa Francesco, dinanzi al presidente Giorgio Napolitano, nel suo discorso durante la visita al Quirinale del 14 novembre scorso.
L'anniversario del Concordato tra Italia e Vaticano testimonia insomma, da entrambi i lati del Tevere, quanto proficua sia "la collaborazione esistente" tra i due Stati, al centro della duplice ricorrenza che vede nel 2014 l'85/mo dei Patti Lateranensi del 1929, firmati l'11 febbraio di quell'anno da Mussolini e dal segretario di Stato card. Pietro Gasparri, e il 30/mo dell'accordo del 18 febbraio 1984 con il quale è stato rinnovato il Concordato fra Santa Sede e Italia. Accordo che porta le firme di Bettino Craxi e del segretario di stato card. Agostino Casaroli. A trent'anni da quel "rinnovo" rimangono aperte ancora alcune questioni da risolvere, anche se, viene fatto notare oltre Tevere, di natura ormai marginale rispetto ad un testo che riconosce "il valore della cultura religiosa" e "i principi del cattolicesimo" che "fanno parte del patrimonio storico del popolo italiano". Non poco, in un'epoca in cui la religione è sempre meno considerata - anche con la grande ventata di popolarità e consensi che si concentrano sulla figura dell'attuale Pontefice - tanto che non sono dimenticate le polemiche sulla citazione delle radici cristiane dell'Europa nella costituzione dell'Ue, mentre tuttora si susseguono le tensioni tra Chiesa e politica nei Paesi dove avanzano le legislazioni su tematiche come le unioni omosessuali o l'eutanasia.
La collaborazione che si è sviluppata in questi anni tra Italia e Santa Sede, comunque, ben lontana dai tempi della "questione romana", è stata improntata al "rispetto dei reciproci ambiti", con "un costante e sereno dialogo nella volontà di trovare soluzioni eque alle esigenze reciproche". "Nella consuetudine istituzionale dei rapporti tra Italia e Santa sede, questa mia visita conferma l'eccellente stato delle reciproche relazioni, e prima ancora intende esprimere un segno di amicizia", aveva ribadito Bergoglio al Quirinale. In un ambito in cui i criteri di distinzione e di autonomia delle rispettive funzioni restano i principi fondatori del Concordato, confermati nell'accordo del 18 febbraio 1984.
La Chiesa, nel suo ambito, ribadendo di non chiedere "privilegi", rivendica però l'azione sociale, determinante in momenti di grave crisi, e si appella ai diritti legati alla libertà religiosa e ai valori etici che sotto il pontificato di Ratzinger venivano definiti "non negoziabili": tutela della vita, della famiglia tradizionale uomo-donna, della libertà educativa, quindi anche la difesa della scuola paritaria. Un tema, quest'ultimo, su cui il cardinale presidente della Cei, Angelo Bagnasco, ha anche annunciato un raduno in Piazza San Pietro, il prossimo 10 maggio, alla presenza di papa Francesco.
(ANSA)

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