giovedì 27 febbraio 2014

Bollicine, muri e diritti

di Alessandra Mecozzi
Nei giorni scorsi tv e giornali ci hanno raccontato la vicenda della bella Scarlett Johansson, ambasciatrice Oxfam (grande Ong impegnata nel mondo contro la povertà e l’ingiustizia) e testimonial per Sodastream (macchinetta per mettere bollicine nelle bibite). Scarlett è stata sollecitata, soprattutto dal movimento Bds (per il Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni nei confronti di Israele), a ritirarsi da Sodastream, azienda israeliana con uno stabilimento nella colonia di Mishor Adumim, illegale, come tutte le altre.
Scarlett ha invece lasciato il suo ruolo di ambasciatrice Oxfam di buona volontà, per continuare a pubblicizzare il prodotto israeliano, alla cui azienda produttrice la lega un ricco contratto. La fabbrica si trova  nella zona industriale di Mishor Adumim, circondata da un brutto muro sormontato da filo spinato, sul bordo del cuneo dentro il territorio palestinese costituito dalla colonia di Maale Adumim. Yediot Aharonot, giornale mainstream israeliano, ha elogiato il suo “coraggio” dedicandole una grande foto in prima pagina “Scarlett for Israel!”. Qualche lavoratore palestinese ha osservato che se quella fabbrica chiudesse perderebbe un lavoro pagato il doppio che in qualsiasi altra fabbrica; qualcun altro aggiunge che se l’Anp avesse investito un po’ di milioni in posti di lavoro, non sarebbero costretti a lavorare in una fabbrica israeliana.
Vicenda controversa quindi, ma che è servita, grazie alla bionda Scarlett, a portare nella pubblica discussione la questione della illegalità delle colonie israeliane, su cui sia la Ue che le NazioniuUnite hanno recentemente preso posizioni chiare.
L’Ue ha infatti emesso linee guida riguardanti l’esclusione dai finanziamenti europei per chi (azienda, istituzione o fondazione) operi nelle colonie israeliane, illegali secondo il diritto internazionale. Le linee guida sono entrate in vigore dal 1 gennaio. Un passo significativo che, come dichiara il Coordinamento europeo per la Palestina, apre la strada al non riconoscimento della sovranità israeliana sui territori occupati palestinesi, Cisgiordania, Gaza, Gerusalemme est e sulle siriane alture del Golan. (www.eccpalestine.org)
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Il comitato per i diritti umani delle Nazioni unite ha recentemente reso pubblici i risultati di una sua missione indipendente di inchiesta nelle colonie israeliane in Cisgiordania e Gerusalemme Est. La missione si concentra sulle attività  di fornitura e investimenti di aziende private, mostrando come si siano arricchite facendo profitti, sullo sviluppo delle colonie, in tal modo contribuendo alla violazione dei diritti umani della popolazione palestinese.
Queste aziende forniscono attrezzature e materiali per la costruzione delle colonie e del muro israeliano in Cisgiordania; materiali per i check points militari;  attrezzature per la demolizione di case e proprietà palestinesi. Oltre a fornire materiali e strutture, utilizzano risorse naturali, come la terra e l’acqua palestinesi per i propri affari, contribuiscono all’inquinamento e trasferiscono rifiuti nei villaggi palestinesi.
Il controllo israeliano sui mercati palestinesi, finanziari ed economici, viene in tal modo aiutato, mettendo i palestinesi in condizioni di svantaggio, con restrizioni alla libertà di movimento e con obblighi costrittivi sul piano amministrativo e legale. Il rapporto della missione, inoltre, denuncia che Israele etichetta tutti i suoi prodotti di esportazione come originari di Israele, anche quando sono prodotti nelle colonie, nascondendo il vero luogo di origine. Vengono però anche citati casi di aziende che se ne sono andate dalle colonie, a causa del danno alla loro immagine e dei rischi di conseguenze legali.
In conseguenza di queste analisi e denunce, la missione sollecita le aziende a mettere fine alle loro attività nelle colonie e sollecita anche gli Stati membri a rispettare i loro obblighi secondo il diritto internazionale e a prendersi le proprie responsabilità nelle relazioni con uno Stato che disprezza norme perentorie del diritto internazionale. In particolare li sollecita a non riconoscere la situazione di illegalità che risulta dalle violazioni israeliane, che comportano anche conseguenze pesanti sui diritti umani dei palestinesi.

http://comune-info.net/2014/02/le-bollicine-di-scarlett-lillegalita-delle-colonie-israeliane-diritti-dei-palestinesi/

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