giovedì 1 novembre 2012

Argentina: morto Massera, il boia fascista della P2

Scritto il 09/11/10


Ex ammiraglio della marina, feroce carnefice della stagione orribile dei desparecidos argentini, mai redento, dichiarato demente per salvarlo dal carcere, era membro della loggia P2 di Licio Gelli e ancora sotto inchiesta da parte della magistratura italiana. Emilio Eduardo Massera, uno dei più crudeli esponenti della dittatura fascista che terrorizzò l’Argentina dal 1976 al 1983, è morto a 85 anni colpito da un ictus mentre si trovava all’Ospedale Navale di Buenos Aires. La sua “specialità”: torturare a sangue i prigionieri, caricarli su un aereo e precipitarli ancora vivi, dal cielo, nelle acque del Rio della Plata.
L’ammiraglio Massera aveva organizzato il colpo di Stato militare insieme al generale dell’esercito Jorge Rafael Videla, che assunse la presidenza de facto Masseradel Paese, e al generale dell’aeronautica Orlando Ramon Agosti. Proprio Massera fu uno dei protagonisti della prima giunta militare che governò il Paese dal 1976 al 1978. Fu appunto in quegli anni, ricorda Angelo Miotto su “PeaceReporter”, che diresse in modo sanguinario la Esma, la scuola di meccanica della Marina, trasformata nel più grande centro clandestino di detenzione e tortura del regime, dove furono uccise almeno cinquemila persone. Fra i modi più atroci di uccidere i cosiddetti “sovversivi”, il lancio dall’aereo dopo iniezioni di Pentothal.
Finita la dittatura, nel 1985 Massera fu condannato all’ergastolo nel maxi-processo ai generali argentini durante l’allora governo del presidente Raul Alfonsin. Nel 1990, però, quando era al governo Carlos Menem, sia lui che gli altri ottennero l’indulto, poi dichiarato nullo nel 2001 da un giudice federale e quindi dalla Corte Suprema. Risultato: tra il 2003 e il 2007, durante il governo del presidente Nestor Kirchner (deceduto una decina di giorni fa) vennero ripresi i processi contro tutti i generali. Non però Massera, che nel 2002 era stato colpito da un primo ictus e nel 2005 era desaparecidosstato riconosciuto in preda alla demenza senile, per cui tutte le cause contro di lui vennero sospese: in Argentina, ma non in Italia.
I magistrati italiani, infatti, non hanno mai creduto alle risoluzioni dei colleghi argentini, dopo essersi recati a Buenos Aires sottoponendo Massera ad esami clinici. Lo scorso 27 settembre, a Roma, si è svolta una ennesima udienza del processo in contumacia in cui era accusato della scomparsa di tre cittadini di origine italiana, Giovanni e Susanna Pegoraro e Angela Maria Aieta, svaniti nel nulla tra il 1976 e il 1977 mentre si trovavano all’Esma, nell’inferno delle torture creato da Massera, che a suo tempo, come piduista, non aveva esitato a «dare una mano a Licio Gelli nelle sue incursioni in Argentina».
Nonostante fosse unanimemente considerato uno dei tragici simboli della ferocia della passata dittatura, come accade tuttora anche per altri repressori, «fino all’ultimo ha potuto usufruire di “protezioni” nell’ambito giudiziario locale», sottolinea Miotto, che ricorda che l’ex ammiraglio golpista non si scusò mai per gli orrendi crimini della suadittatura: «Non si può interrogare un terrorista come se si facesse qualche domanda a un bambino», disse quando venne condannato nel 1985, rivendicando che «la guerra al terrorismo era stata una guerra giusta» (info:www.peacereporter.net).

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