Mohammad Abedini Najafabadi è l'iraniano arrestato a Malpensa su mandato USA la cui gestione potrebbe portare alla liberazione della connazionale Cecilia Sala finita al centro di un caso diplomatico.
Intanto la procura meneghina ha aperto un fascicolo di natura conoscitiva sull'arresto stesso, mentre gli Stati Uniti hanno formalizzato la richiesta di estradizione per Abedini. L'indagine della procura milanese è al momento senza ipotesi di reato e indagati (modello 45), ma potrebbe essere la chiave per facilitare il rilascio di Cecilia Sala.
La procura sta vagliando le procedure del fermo, i tempi ravvicinati tra la emissione del mandato di arresto e il fermo stesso. Gli Stati Uniti nel frattempo hanno chiesto ufficialmente l'estradizione che si complicherebbe se emergesse a esempio un vizio nelle modalità di arresto portando alla nullità dell'atto e alla liberazione del cittadino iraniano. Anche perché è oggettivamente difficile se non impossibile che l'Italia rifiuti la estradizione agli Stati Uniti. La via deve essere diversa.
E' ormai (quasi) una certezza infatti che l'arresto della reporter rappresenti una sorta di ritorsione dopo il fermo del 38enne accusato dalla giustizia americana di avere fornito il supporto materiale al Corpo delle Guardie della rivoluzione islamica che ha poi portato alla morte di tre militari statunitensi. Abedini dopo l'arresto è stato trasferito nel carcere di Busto Arsizio, poi, dopo la convalida, gli è stato applicato il regime di alta sicurezza e successivamente è stato portato nel penitenziario di Rossano Calabro, dove è rimasto pochi giorni. Il 27 dicembre è stato infine trasportato nel carcere milanese di Opera.
L'Iran, sin dalle elezioni che hanno visto vincere Trump ha dichiarato di rimanere in attesa delle mosse del nuovo presidente per capire come impostare i rapporti con gli USA. Rapporti che dal 1980 a seguito della crisi degli ostaggi nell’ambasciata americana a Teheran sono ostili. E dopo lo scandalo Iran-Contra (in cui anche l'Italia ha avuto ritagliato il suo ruolo).
Nel mio substack all'indomani delle elezioni ne indicavo il nodo visto anche il ruolo che ricoprirà come chief of staff Susan Wiles che al tempo lavorò al fianco di Reagan.
https://simonazecchi.substack.com/p/elezioni-usa-2024-un-nuovo-ordine
Spero che questo non significhi altri giorni di prigionia per la Sala. (Trump si insedia il 20 gennaio e nonostante la sua propaganda di fine guerre per tutti... il suo rapporto con l'Iran è allineato a quello che gli USA hanno dal 1980 con Teheran, considerando anche che per uno degli attentati contro di lui durante la campagna elettorale ha accusato direttamente il regime di esserne parte).
L'Italia ha sempre avuto un ruolo negli intrecci diplomatici e in molti modi a seconda del periodo storico perché utile agli interessi per la sua posizione nel mediterraneo. E questi rapporti si trascinano da sempre, hanno da sempre un peso che lo vogliamo o no. In posizione di subalternità o semplicemente come alleati.
Simona Zecchi
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