La situazione della sicurezza nelle province dell’Afghanistan meridionale e occidentale sta diventando critica mentre si intensificano i combattimenti tra i talebani e le forze governative. Le tensioni sono aumentate da quando è stato annunciato il ritiro completo delle truppe USA e NATO, previsto per il 31 agosto. I talebani stanno cercando di impadronirsi dei capoluoghi di provincia, dopo aver già conquistato, nei mesi scorsi, una serie di distretti amministrativi più piccoli.
Il generale Ajmal Omar Shinwari, portavoce dell’esercito afghano, ha dichiarato che la situazione è particolarmente grave a Lashkar Gah, nella provincia di Helmand, dove i miliziani hanno ingaggiato scontri con le truppe governative, arrivando a controllare gran parte dei quartieri della città. Gli insorti hanno confermato di aver ottenuto il controllo di diversi quartieri della città. Lashkar Gah è uno dei tre capoluoghi di provincia afghani minacciati direttamente dagli insorti, che nelle ultime ore si sono avvicinati anche a Herat e hanno sparato con i razzi all’aeroporto di Kandahar, principali città dell’Afghanistan occidentale e meridionale.
Il presidente afghano, Ashraf Ghani, ha incolpato del deterioramento della sicurezza nel Paese gli Stati Uniti, che hanno deciso “improvvisamente” di ritirare le proprie truppe. Presentando il suo piano di sicurezza davanti al Parlamento, lunedì 2 agosto, Ghani ha però rassicurato l’assemblea, affermando che la situazione nella nazione dovrebbe tornare “sotto controllo entro sei mesi”. “La ragione della nostra situazione attuale è che la decisione è stata presa all’improvviso”, ha detto il presidente al Parlamento, aggiungendo di aver avvertito Washington che il ritiro avrebbe avuto “conseguenze”. Dopo il discorso di Ghani, entrambe le Camere del Parlamento hanno rilasciato una dichiarazione congiunta, esprimendo il loro pieno sostegno al piano di sicurezza del presidente.
In risposta, i talebani, parlando ai media, hanno definito le affermazioni di Ghani delle “assurdità” e hanno sfidato il suo ruolo dichiarando: “Il suo tempo è finito”. “Dichiarazioni di guerra, accuse e false informazioni non possono prolungare la vita di Ghani”, ha affermato il gruppo. Il governo ha ripetutamente minimizzato le conquiste ottenute dai talebani durante l’estate, definendole prive di valore strategico, ma le sue truppe non sono ancora riuscite a invertire la rotta e a contenere lo slancio dei ribelli sul campo di battaglia.
Nel frattempo, il Dipartimento di Stato USA, secondo quanto riferito da un funzionario dell’amministrazione e da due fonti informate sui fatti, ma rimaste anonime, all’agenzia di stampa Reuters, dovrebbe annunciare a breve un nuovo programma volto a insediare negli Stati Uniti come rifugiti alcuni cittadini afghani. Il suddetto programma dell’amministrazione Biden è stato denominato “Priority Two”. Il presidente USA ha subito di recente crescenti pressioni da parte di legislatori e gruppi di difesa che chiedevano di proteggere, dal rischio di ritorsioni, gli afghani che, durante i 20 anni di guerra nel Paese, hanno lavorato a fianco degli Stati Uniti. Il nuovo programma, pertanto, dovrebbe riguardare, nello specifico, sia gli afgani che sono stati impiegati in progetti finanziati dagli Stati Uniti sia quelli che hanno lavorato per enti non governativi e media con sede negli Stati Uniti. Questi rimanevano fuori dal programma Special Immigration Visa (SIV), che copre invece gli interpreti e tutti quelli che hanno lavorato alle dipendenze del governo statunitense. Circa 200 richiedenti SIV, i cui visti sono nelle fasi finali di elaborazione, e i loro familiari sono volati negli Stati Uniti la scorsa settimana come parte di un piano di evacuazione soprannominato “Operazione Allies Refuge”, che potrebbe includere fino a 50.000 persone e oltre. Sono stati portati in una base militare in Virginia per completare le ultime formalità prima di essere distribuiti in tutto il Paese.
In Afghanistan, l’escalation si è intensificata da quando la nuova amministrazione statunitense, guidata dal presidente Joe Biden, ha confermato il graduale ritiro delle truppe, ad aprile. Tuttavia, è da decenni che il Paese è caratterizzato da una profonda instabilità politica. I talebani, un’organizzazione di matrice fondamentalista islamista, sono stati dapprima impegnati nella lotta antisovietica in Afghanistan. Una serie di guerre intestine hanno poi visto trionfare questi ultimi, che nel 2001 controllavano la maggioranza del territorio afghano. Lo stesso anno, con l’intervento degli Stati Uniti e il successivo sostegno offerto dalla NATO il regime teocratico instaurato dai talebani è stato rovesciato. Tuttavia, il gruppo ha continuato a lottare per il controllo del territorio e per l’imposizione di un emirato islamico in Afghanistan, lanciando attacchi contro le truppe della coalizione internazionale dell’Alleanza Atlantica schierate in Afghanistan, nonché contro le forze governative di Kabul, considerate “burattini” della potenze occidentali.
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Bush71
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