Ha definito "onesto" il boss Francesco Grande Aracri che da 30 anni vive in provincia di Reggio Emilia. Il sindaco vuole dimettersi, ma il consiglio comunale conferma la fiducia e anche i cittadini.
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Così è stato definito il boss condannato in via definitiva per mafia nel 2008, soggetto a regime di sorveglianza speciale con tre milioni di beni sotto sequestro e residente (con famiglia) da circa trent’anni a Brescello.
Sono state molte le polemiche e le reazioni sollevate da queste parole: "Il sindaco farebbe ben ad ascoltare quello che gli hanno detto i suoi colleghi", osserva Stefano Vaccari, senatore emiliano del Pd e membro della Commissione antimafia.
"Al di là della vicinanza che gli hanno dimostrato i cittadini farebbe bene a prendere atto che il suo gesto si è rivelato inopportuno e ha delle conseguenze politiche rispetto a questioni importanti come il rapporto con famiglie di cui si è accertata l'appartenza alla criminalità organizzata, perciò farebbe bene a prendere atto che la situazione è tale da indurre a una seria riflessione sul suo ruolo", dichiara al'Espresso Vaccari.
"Al di là della vicinanza che gli hanno dimostrato i cittadini farebbe bene a prendere atto che il suo gesto si è rivelato inopportuno e ha delle conseguenze politiche rispetto a questioni importanti come il rapporto con famiglie di cui si è accertata l'appartenza alla criminalità organizzata, perciò farebbe bene a prendere atto che la situazione è tale da indurre a una seria riflessione sul suo ruolo", dichiara al'Espresso Vaccari.
"Il comportamento è gravissimo – continua Vaccari – anche perché avvenuto a pochi giorni di distanza da un sequestro antimafia a carico proprio di esponenti del clan Grande Aracri e dalla missione a Bologna della Commissione parlamentare antimafia, segno che il territorio è molto caldo dal punto di vista delle dinamiche mafiose e dove la sottovalutazione del fenomeno è allarmante".
Gli abitanti di Brescello e lo stesso Consiglio Comunale, al contrario, non la pensano così; due giorni fa il Consiglio comunale ha, infatti, confermato la fiducia al sindaco dimissionario dopo il polverone. E durante la seduta, sotto il Municipio si sono riunite circa 300 persone con tanto di striscioni, mega poster e raccolta firme a sostegno del primo cittadino. In prima fila, anche i figli e i parenti del boss. "Un gesto che il sindaco avrebbe dovuto stigmatizzare, chiedendo loro di allontanarsi. Ora intervenga la commissione", ha attaccato il senatore a Cinque Stelle Luigi Gaetti,vicepresidente della Commissione parlamentare antimafia.
A queste accuse il sindaco risponde: "In piazza c’erano tantissime persone. Non ho nessun rapporto con la famiglia del boss e non capisco per quale ragione sarebbero dovuti venire in piazza. Era una manifestazione spontanea, se c’erano loro ne prendo atto. Comunque non ho dato la mano a nessuno".
http://www.articolotre.com/2014/10/il-sindaco-di-brescello-che-difese-il-boss-il-paese-in-piazza-per-sostenerlo-e-il-comune-lo-salva/
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