-G.C.- "L'agenda rossa? I servizi segreti gliel'hanno presa".
E' sempre Salvatore Riina a parlare, in un'intercettazione, un'altra, effettuata dagli uomini della Dia quando ancora il padrino corleonese si trovava nel carcere milanese di Opera.
E' sempre Salvatore Riina a parlare, in un'intercettazione, un'altra, effettuata dagli uomini della Dia quando ancora il padrino corleonese si trovava nel carcere milanese di Opera.
Parlando con il suo compagno d'ora d'aria, Alberto Lorusso, Toto u' curtu offre nuove rivelazioni sul mistero che aleggia intorno al taccuino di Salvatore Borsellino, scomparso dopo la strage di via D'Amelio e mai più ritrovato. "Gliel'hanno presa ed è sparita", sostiene, pur specificando di non sapere nulla dei servizi segreti: "Altrimenti io non mi chiamerei Riina Salvatore", assicura, "gliel'ho spiegato al procuratore di Caltanissetta".
Nessun dialogo, con loro, dunque: alcun accordo che possa rientrare in quella che viene definita comunemente la "trattativa Stato-mafia". Riina ci tiene a ribadire che le scelte le prese solo lui, e non scese mai a patti con uomini delle Istituzioni, tantomeno Mancino. "Ma che vogliono sperimentare che questo Mancino trattò con me?", sostiene Riina. "Loro vorrebbero così, ma se questo non è venuto mai". Ma, è necessario ricordarlo, in altre sue uscite sosteneva che "erano stati loro a cercare me".
Comunque sia, Riina accusa altri di aver intrattenuto rapporti con uomini dello Stato. E' il caso, per esempio del suo Binnu, Bernardo Provenzano: "E' il re dei carabinieri". Come, a sorpresa, anche Matteo Messina Denaro, anch'egli definito "carabiniere": "Io penso che se n'è andato all'estero", aggiunge il boss, dando così adito a ulteriori dubbi su una protezione, da parte dello Stato, alla latitanza della Primula Rossa di Cosa Nostra. "L'unico ragazzo che avrebbe potuto fare qualcosa perché era dritto, aveva avuto la scuola che gli avevo fatto io".
C'è rammarico e delusione, nelle sue parole. Diverse da quelle che, invece, il Capo dei Capi rivolge al Presidente della Repubblica. "Napolitano, quella puttana della nostra Camera, a me non mi fanno telefonare a mia moglie", sbotta in una conversazione. E se la prende anche con la "signora di Firenze che è accanita contro di me": si tratta di Giovanna Maggiani Chelli, presidente dell'Associazione familiari vittime della strage dei Georgofili, oggi parte civile nel processo trattativa.
http://www.articolotre.com/2014/09/riina-insulti-a-napolitano-e-rivelazioni-sullagenda-rossa-ce-lhanno-i-servizi/
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