Alessandro Di Battista, dalla Colombia racconta gli indigeni contro la guerra economica nel Cauca
"Le lacrime del Sergente Garcia, sollevato da terra dalla popolazione indigena del Cauca, Colombia sud-occidentale, e allontanato dalla trincea posizionata sul monte Berlin, stanno facendo il giro del mondo. Il pianto inconsueto di un soldato ha diviso l'opinione pubblica colombiana. Tristezza per alcuni, soddisfazione per altri. Io ho provato invidia. Provo invidia nel vedere una popolazione autoctona che si organizza, dispone una Guardia Indigena a difesa del territorio e decide di espellere qualsiasi soggetto armato dalla loro zona. Esercito o guerriglia per gli indigeni Nasa sono la stessa cosa, combattono una guerra che non e' la loro. Il conflitto colombiano ha provocato ad oggi più di 120.000 vittime e dopo decenni di violenza, desaparecidos e falsi positivi la popolazione della città di Toribio ha optato per una posizione ferma, una posizione logica e condivisibile. “Volete combattere? Fuori da casa nostra!”.
La questione e' molto delicata perché il Presidente Santos sulla gestione del conflitto si gioca la rielezione e perché gli interessi economici, leciti o illeciti, che gruppi di potere detengono nella zona sono immensi.
L'eta' del “si vis pacem para bellum” e' stata tumulata dagli interessi del grande capitale. Le guerre moderne sono spiccatamente guerre economiche e come tali più che vincerle l'essenziale e' che si protraggano nel tempo. Nelle acque torbide si pesca meglio!
Dietro al conflitto del Cauca e alla conseguente militarizzazione della regione (FARC, Paramilitari e Esercito Nazionale) si nascondono interessi rilevanti. La regione fa gola all'industria mineraria e al business della monocultura della canna da zucchero. Di fatto l'inasprimento del conflitto coincide con le concessioni di sfruttamento minerario che lo Stato ha assegnato a decine di multinazionali. E poi c'e' il negozio illegale. Il Cauca e' un corridoio strategico per il traffico di droga. Molta della coca che si sniffa in Italia parte da Buenaventura, costa del Pacifico, prima di raggiungere il Messico e gli Stati Uniti.
Provo invidia perché un popolo indigeno, pur combattendo quotidianamente con l'analfabetismo (lo Stato dovrebbe dimostrare la sua presenza con scuole e ospedali non con le armi) ha compreso perfettamente il gioco dei potenti e ha saputo reagire.
La macchina del fango e' partita, molti organi di stampa accusano i Nasa di connivenza con la FARC ma e' falso. Due settimane fa i guerriglieri hanno sparato, gli indigeni hanno sentito i colpi ma non si sono intimoriti. Al contrario li hanno raggiunti, hanno confiscato loro molte armi e li hanno espulsi dal territorio. C'e' la rete che lo dimostra. I Nasa semplicemente non vogliono la guerra così come i Valsusini non vogliono la TAV o i Q'eqchi' guatemaltechi vogliono coltivare il mais al posto della palma africana.
La lotta del XXI secolo sarà una lotta per l'autonomia, la sovranità (alimentare, politica e giuridica) e l'autodeterminazione. Ci vorrà coraggio, il ragazzo che nel video cerca di strappare il fucile al soldato urlandogli che non c'e' bisogno di sparare e' una lezione per il mondo intero."
Alessandro Di Battista (seguilo su Twitter)
Alessandro Di Battista è autore del libro "Sicari a 5 euro" di prossima pubblicazione.
http://www.beppegrillo.it
"Le lacrime del Sergente Garcia, sollevato da terra dalla popolazione indigena del Cauca, Colombia sud-occidentale, e allontanato dalla trincea posizionata sul monte Berlin, stanno facendo il giro del mondo. Il pianto inconsueto di un soldato ha diviso l'opinione pubblica colombiana. Tristezza per alcuni, soddisfazione per altri. Io ho provato invidia. Provo invidia nel vedere una popolazione autoctona che si organizza, dispone una Guardia Indigena a difesa del territorio e decide di espellere qualsiasi soggetto armato dalla loro zona. Esercito o guerriglia per gli indigeni Nasa sono la stessa cosa, combattono una guerra che non e' la loro. Il conflitto colombiano ha provocato ad oggi più di 120.000 vittime e dopo decenni di violenza, desaparecidos e falsi positivi la popolazione della città di Toribio ha optato per una posizione ferma, una posizione logica e condivisibile. “Volete combattere? Fuori da casa nostra!”.
La questione e' molto delicata perché il Presidente Santos sulla gestione del conflitto si gioca la rielezione e perché gli interessi economici, leciti o illeciti, che gruppi di potere detengono nella zona sono immensi.
L'eta' del “si vis pacem para bellum” e' stata tumulata dagli interessi del grande capitale. Le guerre moderne sono spiccatamente guerre economiche e come tali più che vincerle l'essenziale e' che si protraggano nel tempo. Nelle acque torbide si pesca meglio!
Dietro al conflitto del Cauca e alla conseguente militarizzazione della regione (FARC, Paramilitari e Esercito Nazionale) si nascondono interessi rilevanti. La regione fa gola all'industria mineraria e al business della monocultura della canna da zucchero. Di fatto l'inasprimento del conflitto coincide con le concessioni di sfruttamento minerario che lo Stato ha assegnato a decine di multinazionali. E poi c'e' il negozio illegale. Il Cauca e' un corridoio strategico per il traffico di droga. Molta della coca che si sniffa in Italia parte da Buenaventura, costa del Pacifico, prima di raggiungere il Messico e gli Stati Uniti.
Provo invidia perché un popolo indigeno, pur combattendo quotidianamente con l'analfabetismo (lo Stato dovrebbe dimostrare la sua presenza con scuole e ospedali non con le armi) ha compreso perfettamente il gioco dei potenti e ha saputo reagire.
La macchina del fango e' partita, molti organi di stampa accusano i Nasa di connivenza con la FARC ma e' falso. Due settimane fa i guerriglieri hanno sparato, gli indigeni hanno sentito i colpi ma non si sono intimoriti. Al contrario li hanno raggiunti, hanno confiscato loro molte armi e li hanno espulsi dal territorio. C'e' la rete che lo dimostra. I Nasa semplicemente non vogliono la guerra così come i Valsusini non vogliono la TAV o i Q'eqchi' guatemaltechi vogliono coltivare il mais al posto della palma africana.
La lotta del XXI secolo sarà una lotta per l'autonomia, la sovranità (alimentare, politica e giuridica) e l'autodeterminazione. Ci vorrà coraggio, il ragazzo che nel video cerca di strappare il fucile al soldato urlandogli che non c'e' bisogno di sparare e' una lezione per il mondo intero."
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Alessandro Di Battista è autore del libro "Sicari a 5 euro" di prossima pubblicazione.
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