Approvata da Fda. In studio anticorpo monoclonale 'spazzino'
Non interviene sui sintomi e
le manifestazioni, ma consente di avere una diagnosi molto piu'
probabile e mirata della malattia di Alzheimer: e' il florbetapir,
una molecola radiotracciante, che insieme alla pet, permette ai medici
di individuare i depositi nel cervello di proteina amiloide, uno dei
principali agenti responsabili di questa patologia. I dettagli sono
stati presentati a Londra dall'azienda produttrice, in occasione
dell'avvio del nuovo centro di ricerca sulle neuroscienze di Eli Lilly a Erl Wood.
Il florbetapir e' stato approvato negli Usa, dove da giugno scorso e' disponibile in 16 centri di produzione americani, e ora e' in fase di revisione dall'Agenzia europea del farmaco, l'Ema. Viene iniettato in vena, e attraverso il sangue raggiunge il cervello dove si lega alle placche amiloidi. La sua particolarita' sta nel fatto che produce un segnale di positrone che viene rilevato dalla pet e utilizzato per creare un'immagine del cervello, che viene poi analizzata dal medico, che rileva questi depositi extracellulari caratteristici dell'Alzheimer.
Secondo i dati presentati, non consente una diagnosi sicura al 100% della malattia, che attualmente c'e' solo con l'autopsia post mortem, ma molto probabile. ''Per l'Alzheimer - spiega Pier Luigi Canonico, presidente della Societa' italiana di farmacologia - l'obiettivo della ricerca farmacologica e' capire le ragioni per cui si accumula il peptide beta amiloide e prevenirne l'azione tossica. I farmaci in sviluppo stanno lavorando per prevenire o impedire l'azione e la formazione delle placche di beta amiloide, un nuovo approccio rispetto alle terapie disponibili''. Su tale fronte e' in fase di sviluppo una nuova molecola farmacologica, il solanezumab, per cui si sono conclusi due studi di fase III di sperimentazione. E' un anticorpo monoclonale che agisce da 'spazzino', riducendo la presenza di beta amiloide nel sistema nervoso centrale. I dati della sperimentazione sono in corso di analisi e validazione da parte dei ricercatori. (ANSA)
Il florbetapir e' stato approvato negli Usa, dove da giugno scorso e' disponibile in 16 centri di produzione americani, e ora e' in fase di revisione dall'Agenzia europea del farmaco, l'Ema. Viene iniettato in vena, e attraverso il sangue raggiunge il cervello dove si lega alle placche amiloidi. La sua particolarita' sta nel fatto che produce un segnale di positrone che viene rilevato dalla pet e utilizzato per creare un'immagine del cervello, che viene poi analizzata dal medico, che rileva questi depositi extracellulari caratteristici dell'Alzheimer.
Secondo i dati presentati, non consente una diagnosi sicura al 100% della malattia, che attualmente c'e' solo con l'autopsia post mortem, ma molto probabile. ''Per l'Alzheimer - spiega Pier Luigi Canonico, presidente della Societa' italiana di farmacologia - l'obiettivo della ricerca farmacologica e' capire le ragioni per cui si accumula il peptide beta amiloide e prevenirne l'azione tossica. I farmaci in sviluppo stanno lavorando per prevenire o impedire l'azione e la formazione delle placche di beta amiloide, un nuovo approccio rispetto alle terapie disponibili''. Su tale fronte e' in fase di sviluppo una nuova molecola farmacologica, il solanezumab, per cui si sono conclusi due studi di fase III di sperimentazione. E' un anticorpo monoclonale che agisce da 'spazzino', riducendo la presenza di beta amiloide nel sistema nervoso centrale. I dati della sperimentazione sono in corso di analisi e validazione da parte dei ricercatori. (ANSA)
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