È notizia di queste ore: Jair Bolsonaro aveva approvato un piano per avvelenare e uccidere il presidente Lula.
Sì, avete capito bene. Un ex presidente, un amico di Giorgia Meloni e Matteo Salvini, accusato di aver pianificato l'assassinio del suo avversario politico.
Non parliamo di illazioni, ma di accuse messe nero su bianco della Procura Generale del Brasile: Bolsonaro non solo sapeva, ma aveva approvato un piano per eliminare fisicamente Lula e il giudice della Corte Suprema Alexandre de Moraes.
E tutto questo perché? Perché aveva perso le elezioni.
Ma il problema non è solo Bolsonaro. Il problema è una certa destra.
Una destra che quando perde non accetta il verdetto delle urne.
Una destra che, dal Brasile agli Stati Uniti, è disposta a tutto. Anche a spingersi oltre il limite dell'umana decenza.
Chi ha sempre osannato questi leader cosa ne pensa?
Meloni e Salvini, che si facevano fotografare sorridenti con Bolsonaro, ora rimangono in silenzio?
Quando un leader politico approva un piano per avvelenare il proprio rivale, non sta attaccando solo una persona. Sta avvelenando la democrazia.
E chi tace, chi minimizza, chi fa finta di niente, ne diventa complice.
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