I "buoni" degli anni 80 in TV non avrebbero avuto alcun successo senza i "cattivi" con cui si scontravano, e tra di essi il feroce iraniano ex-campione del mondo The Iron Sheik è forse colui che più di tutti ha saputo incarnare quel delicato quadro politico di "Usa vs Forze nemiche" che tanta fortuna regalò alla rock 'n' wrestling era.
Ma nella realtà, Sheik non era affatto quel malefico straniero che impersonava: nato in una famiglia di estrazione rurale vicino Teheran in Iran, Hossein Khosrow Ali Vaziri si era innamorato fin da giovane alla nobile arte della lotta greco-romana, anche grazie alla palestra che il padre aveva messo su, nel quale cominciarono ad allenarsi numerosi atleti provenienti dalle più disparate discipline.
Nel 1968, la svolta determinante per la sua vita: si trasferisce negli Stati Uniti, dove gareggia a livello olimpico riuscendo persino a conquistare un oro, per poi transitare dall'altra parte e diventare un allenatore di successo. Ma il richiamo dell'azione era troppo forte e, rivolgendosi a Verne Gagne, patron della AWA, mosse i primi passi per diventare un pro wrestler. Passi, a dirla tutta, non semplici: all'inizio Vaziri non capiva il lato "entertainment" del wrestling e si rifiutava di perdere, sapendo delle sue eccezionali doti atletiche.
Ma presto, Gagne ed i suoi assistiti, lo convinsero della reale natura del business e, rifacendosi in parte alla gimmick già in uso da tempo di Ed Farhat, l'originale sceicco, divenne appunto "The Iron Sheik": cranio rasato, mustacchio e stivaletti con la punta all'insù. Ben presto, sfruttando le reali tensioni politiche dell'epoca tra Stati Uniti ed Iran, Sheik divenne uno dei wrestler di punta della WWF, federazione a cui era passato, che regalò lui l'opportunità di essere campione del mondo, seppure per breve tempo dovendo cedere il titolo a quel "chitarrista bodybuilder" (come lo chiamava lui) Hulk Hogan.
Questo suo essere "politicamente scorretto" nel tempo assunse però un valore opposto, rendendolo simpatico agli occhi dei fan, che lentamente cominciarono ad apprezzarlo come un simpatico mattacchione burbero.
Purtroppo, però, nel 2003, una tremenda tragedia rischiò di trasformare il rispettoso ed onesto Vaziri in un pericoloso criminale: il 3 Maggio, sua figlia Marissa Jean, 27 anni, e il ragazzo di lei, Charles Warren Raynolds, 38 anni, si trovavano ad una festa. Dopo aver bevuto ed essersi divertiti, i due, in preda a delirio dovuto probabilmente a qualche sostanza ingerita, iniziarono a litigare pesantemente, fino a quando la follia dell'uomo si scatenò sulla povera figlia dello Sceicco, strangolandola a morte.
Poi se ne andò a dormire, sempre nello stesso posto, con il corpo della giovane ragazza nella stanza accanto. Il giovane era già stato accusato di violenza in passato e la sua relazione con la figlia del wrestler era arrivata ad un punto di non ritorno proprio per via della sua indole belligerante (in una conversazione con la stessa le aveva rotto per rabbia un finestrino dell'auto con un pugno, e spesso le urlava contro). Si pensa che quella sera tutto fosse nato da una discussione tra i due proprio perché la ragazza non lo voleva più tra i piedi.
Smaltita la sbornia, fu lo stesso Reynolds a chiamare la polizia in lacrime e comprendendo cosa la rabbia gli aveva fatto fare.
Durante il processo, lo Sceicco di Ferro, fino ad allora una pietra di emozioni, decise di prendere il coraggio (o la follia, giudicate voi) a due mani: nascose una lametta in bocca e silenziosamente tentò di avvicinarsi all'assassino di sua figlia per tagliare lui la gola.
Fu del sangue fuoriuscito dalle sue labbra a tradirlo ed a portare gli altri membri della famiglia a bloccarlo, su tutte l'altra figlia che lo convinse dicendogli che "aveva già perso una sorella, ora non avrebbe perso anche il padre".
Reynolds fu condannato all'ergastolo (ma morirà di infarto in cella nel 2016), nonostante la sua famiglia ed il wrestler avessero richiesto per tutto il tempo la pena capitale.
Per lo Sceicco, fu l'inizio di un tour nei suoi meandri più oscuri della psiche: cominciò a prendere le sue "medicine" (che erano tutto, meno che vere medicine), per tentare di alleviare il dolore, tenendolo lontano dal ring e da coloro che amava, fin quando la moglie, nel 2007, decise che non poteva più stargli accanto in quello stato pietoso.
L'amore per lei e la sua famiglia lo convinse a tagliare i rapporti con le persone che gli rifornivano le "medicine" e lentamente, giorno dopo giorno, insieme alla moglie tornò a dare un senso alla propria vita, costruendo sulle macerie della disperazione un nuovo futuro insieme.
E tutto questo, fino al 2023, quando ad 81 anni ci ha lasciato per ritrovare la sua Marissa Jean nei cieli. Non aveva potuto vederla all'obitorio: "troppo messa male" gli avevano detto, e non aveva avuto modo nemmeno di guardarla un'ultima volta, per dirle addio.
Adesso, ne sono sicuro, può vederla ogni momento dell'eternità che passeranno insieme.
Il Vostro Sempre (poco) Umile Maestro Zamo
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