domenica 29 settembre 2024

Scusate se non siamo affogati.

 


Scusate se vi abbiamo rubato il lavoro spaccandoci  la schiena nei campi. 


Scusate per l’occupazione delle baracche stellate, dove veniamo sfruttati a 20 euro per 12 ore di lavoro nei poderi.


Scusate per l'arroganza con lo smartphone che è l’unico mezzo che ci avvicina ai nostri affetti che abbiamo dovuto lasciare. 


Scusate per aver rubato il futuro ai vostri figli. Scusate per aver rubato le donne. Scusate se la nostra puzza vi disturba. 


Scusate per la nostra fragilità e la nostra debolezza che ci rende incapaci di reagire in una società che è ostile ai suoi figli; scusate se veniamo sfruttati dalle vostre organizzazioni criminali per spacciare nelle piazze; scusate se voi fingete di combattere il fenomeno.


Scusate se lavoriamo in nero ma con dignità per sopravvivere; scusate se per la vostra burocrazia infinita non vengono riconosciuti i nostri diritti.


Scusate se siamo sopravvissuti alle guerre che voi stessi alimentavate; scusate se siamo sopravvissuti ai naufragi ammassati su gommoni che voi avete l'ardire di chiamare crociera. 


Scusate se volevamo solo vivere!

Soumalia Diawara 

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I Fratelli di ndrangheta sono nemici dell'Italia

 


A Piombino il sindaco di Fratelli d'Italia, stupor mundi dell'urbanistica, ha avuto un altro colpo di genio che merita tutta la nostra ammirazione.


Dato che la città risente da ormai anni di una profonda crisi industriale e sta provando, lentamente, una riconversione al turismo, ha deciso di aiutare questa faticosa transizione con un'idea tanto audace quanto pionieristica:  costruire un enorme deposito del pattume in pieno centro. Anzi, esattamente in una delle arterie che conducono i turisti al cuore del centro. 


Ma c'è anche di più. Volendo rendere il tutto ancora più intrigante e psicologicamente attraente  per i turisti, evitando loro di perdersi lo spettacolo, il deposito è stato innovativamento costruito in "double face": da un lato i cassonetti, dall'altro una elegante - e oserei dire delicata -  palizzata in stile minimalista che fa sembrare la struttura un castro per i maiali o, al più, un piccolo deposito di scorie. La magia della scoperta, l'arte della sorpresa.


Il tutto, ribadisco, a pochi metri dal centro storico medievale. 


Attendo con ansia la prossima spinta al turismo. Un'idea potrebbe essere mettere un paio di pale eoliche sulle mura storiche studiate da Leonardo da Vinci o una raffineria a Calamoresca. 


Ragioniamone.

Leonardo Cecchi 

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La Lega va messa fuori legge!

 


Il partito del popolo, quello che voleva un governo eletto dagli italiani, sta presentando una proposta di legge per cancellare la possibilità di firmare online, dato che le raccolte firme dei referendum stanno avendo successo.


Io - non mi stancherò mai di ripeterlo - non me la prendo con loro. Perché loro li conosciamo bene. Questa è gente che farebbe (e fa) di tutto pur di rimanere al potere. Uno come Borghi cosa farebbe fuori dal Parlamento? Uno che propose di stampare dei "minibot" da usare di fatto come moneta a corso forzoso parallela all'euro, così da far brillare l'economia italiana (ma brillare nel senso di esplodere, sia chiaro) e quel poco di credibilità rimasta in Europa.


Io me la prendo con chi li vota e si fa prendere in giro. Questi vogliono prendere i vostri diritti e calpestarli. Vi stanno dicendo che decidono loro, punto e basta. E vogliono portare indietro l'Italia di vent'anni. 


Aprite gli occhi.

Aprite quegli occhi e rendetevi conto di chi avete mandato al Governo.

Leonardo Cecchi 

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L’uomo in foto si chiamava Ferruccio Laffi.

 





Arrivò che la sua casa già bruciava. Corse dentro, ma non trovò nessuno. Sperò allora che i nazisti avessero “solo” portato via tutta la sua famiglia. Ma poi andò verso il cortile e vide. Vide che tutti coloro che amava erano lì, a terra. Ad alcuni i nazisti avevano aperto la pancia, e i maiali si erano già avventati sui corpi. Poi, in un angolo, notò il corpo nudo di un piccolo uomo, tutto rannicchiato, era suo padre. Era lì perché i nazisti l’avevano ucciso per ultimo. Prima di trucidarlo avevano infatti voluto fargli assistere al massacro di tutta la sua famiglia.


Quel giorno Ferruccio, che aveva solo 16 anni, seppellì 18 persone. Ma non il suo dolore. Che si è portato dietro per tutta la vita. Un dolore immenso, indescrivibile, che noi non possiamo neanche immaginare. Il dolore di vedere e rivedere, ogni giorno, la fotografia di tutti coloro che amavi trucidati e lasciati a marcire in un angolo. Il dolore di vedere il corpo di chi t’ha cresciuto rannicchiato in un angolo, sapendo il patimento che deve aver provato. Il dolore di ricordare ogni colpo di vanga dato per scavare la fossa dove li hai poi adagiati con le tue mani. 


E se oggi abbiamo il lusso di provare questa difficoltà, lo dobbiamo anche a Ferruccio. Che ha passato tutta la vita a ricordare con sofferenza quell’immenso dolore che fu la strage di Marzabotto per tenere viva la memoria. A riaprire, ogni giorno, quella ferita per gli altri. Specialmente per i più giovani, per le generazioni future, affinché quell’orrore nazista, anche grazie al suo ricordo, non tornasse mai più.


A Ferruccio, che è scomparso lo scorso gennaio, va il ricordo di tutti noi. A lui e a tutte le vittime della strage di Marzabotto.

Leonardo Cecchi 

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LOLLOBRIGIDA, NASCE IL CAPOLARATO DI STATO!

 


Il ministro dell'Agricoltura  Lollobrigida lancia una singolare campagna di reclutamento: "Mille giovani per servire la Patria nei campi". 


Sembrerebbe una presa in giro ideata da "Lercio" e invece è tutto vero, frutto della mente di quel ministro che risponde al nome di Lollobrigida.


Infatti, l'iniziativa dal sapore nostalgico, che sembra evocare "la battaglia del grano" di mussoliniana memoria, partirà il prossimo 2 ottobre con  la pubblicazione del bando rivolto ai giovani tra i 18 e 28 anni.


La paga prevista sarà pari a 507,30 al mese. Insomma si istituisce il capolarato di Stato in agricoltura, facendo concorrenza a quello tradizionale. 


La differenza sarà che i giovani potranno dire di farlo per servire la patria (sic!). Vuoi mettere la soddisfazione?

Giovanni Barbera 

Chuck Norris su Bruce Lee

 


"Bruce Lee ha imparato da tutti. Aveva una mente molto aperta. Non ha mai creduto in un solo stile di arti marziali o che uno di questi fosse superiore. Credeva che tutti avessero dei punti di forza e di debolezza e che dovremmo trovare i punti di forza in ogni metodo." -Chuck Norris 

#brucelee

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sabato 28 settembre 2024

Hassan Naseallah

 


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Meir David Kahane

 


Meir David Kahane era un rabbino statunitense naturalizzato israeliano, tra i più ferventi fautori dell’ideale del Grande Israele.


L’ideale ultrasionista prevede la deportazione di tutti gli arabi e di ogni popolazione non ebrea fuori da Israele, prevedendo la ricostituzione del cosiddetto regno di Davide descritto nella Torah, ampliandone oltretutto i confini andando oltre la Giordania, arrivando in Egitto, Siria e Iraq.


Kahane nel 1968 fonda la Lega di Difesa Ebraica, un’organizzazione paramilitare che si pone come obiettivo l’attacco armato verso chiunque si ponga contro Is*aele.


Negli anni la LDE si è resa protagonista di diversi attentati, soprattutto contro cittadini sovietici. Tutt’ora attiva, negli USA è considerata un’organizzazione terrorista.


Kahane nel 1971 si trasferisce in Israele e nel 1973 fonda il suo partito Kach, riuscendo ad essere eletto nella Knesset con l’1,2% nel 1984.


Il governo is*aeliano e la maggioranza degli is*aeliani considerava il Kach e Kahane come un’anomalia, un estremista radicale, anche se le azioni contro i pa*estinesi rimasero comunque impunite, Kahane e il suo partito non vennero mai portati in tribunale.


Quando Kahane interveniva nella Knesset sia i parlamentari che i membri del governo uscivano automaticamente dall’aula per delegittimare ogni suo discorso.


Kahane rimane parlamentare solo per una legislatura, in quanto per quella seguente la Knesset aveva introdotto il divieto di candidatura a partiti e persone che incitano al razzismo.


Negli anni successivi il partito Kach semiscompare e Kahane viene assassinato nel 1990 a New York. Sembra la fine del kahanismo ma gli accordi di Oslo ne permette la rinascita.


Il 25 Febbraio 1994 ad Hebron un militante kahanista appartenente alla Lega di Difesa Ebraica di nome Baruch Goldstein, entra armato nella Tomba dei Patrarchi dove erano riuniti in preghiera centinaia di palestinesi. Ne uccide 29 e ne ferisce 125. Viene ucciso direttamente sul posto dai sopravvissuti.


Nonostante Rabin lo aveva definito  "degenerato assassino" nonché "una vergogna per il sionismo e un imbarazzo per il giudaismo", ai suoi funerali rabbino Dov Lior di Kiryat Arba dichiarò che Goldstein era "più santo di tutti i martiri dell'Olocausto". La sua tomba è oggi meta di pellegrinaggio dell’estrema destra.


In quegli anni in Is*aele si sta affacciando alla politica e sempre più velocemente tale Itamar Ben Gvir, coordinatore della giovanile del partito Kach ed estimatore fanatico di Baruch Goldstein.


Nel 1995 minacciò il primo ministro Rabin, rubando l'ornamento del cappuccio della Cadillac di Rabin e dicendo: "Siamo arrivati alla sua macchina, arriveremo anche a lui". Rabin fu assassinato da Yigal Amir solo due settimane dopo.


Pochi anni dopo un altro politico rampante di nome Bezalel Smotrich veniva arrestato nel 2005 a Gaza per aver organizzato la resistenza contro la ritirata delle IDF dalla Striscia. Arrestato, non viene comunque accusato di nulla e rilasciato.


I due, sebbene abbiano percorsi politici diversi, hanno idee identiche e nei fatti sono gli eredi di Kahane.


Ben Gvir e Smotrich per anni non vengono mai considerati come politici importanti in Is*aele, confinati nell’estrema destra e sostenuti principalmente dalle frange più estreme dei coloni degli insediamenti in Cisgiordania.


Tutto cambia nel 2022. Netanyahu a causa delle indagini e accuse di corruzione non riesce ad ottenere l’alleanza con i partiti centristi della Knesset. Il Likud allora trova proprio in Ben Gvir e Smotrich la via per ottenere la maggioranza per andare al governo.


I due si erano alleati con i propri partiti, Potere Ebraico e Partito Sionista Religioso, considerati gli eredi del Kach, e ottenuto 7 seggi alla Knesset, il loro miglior risultato.


Netanyahu nomina Ben Gvir ministro della sicurezza interna e Smotrich ministro delle finanze.


Questa nomina ha un duplice risultato:


1) sposta all’estrema destra il Likud, lo stesso governo israeliano e una larga parte dell’opinione pubblica


2) legittima e sdogana il kahanismo conferendo a Ben Gvir e Smotrich un largo potere all’interno del governo


La riforma della giustizia che attacca frontalmente la Corte Suprema, prevedendo l’abolizione de facto dell’indipendenza della magistratura, è l’occasione per i due per ampliare il proprio consenso e le piazze enormi che li sostengono nella riforma sono esemplificative.


I due inoltre sono i maggiori sponsor sia della marcia della bandiera a Gerusalemme, dove migliaia di persone attaccano i palestinesi sostenuti dalla polizia e dei movimenti più estremi dei coloni, tra i quali Nachala, quello delle gite in barca a Gaza.


Il 7 Ottobre è l’occasione che Ben Gvir e Smotrich agognavano da tempo.


Si pongono fin da subito nel Gabinetto di guerra come fautori della ricolonizzazione di Gaza e della Cisgiordania, sponsorizzando in ogni modo l’annessione delle stesse e la deportazione di tutta la popolazione palestinese.


Un messaggio che per decenni era stato minoritario, o comunque sopportato e non supportato, diventa così una delle principali voci dell’agenda di Netanyahu.


La citazione dello stesso del passo biblico su Amalek e lo sterminio degli amaleciti, sostenendo pubblicamente una giustificazione divina al genocidio dei palestinesi a Gaza, ponendo dio stesso alla testa della sua opera.


Oro puro per il kahanismo di nuovo in ascesa.


Sebbene nessuno in Israele oggi dichiarerebbe mai di sostenere il kahanismo, ci sono fin troppi segni tangibili che fanno pensare il contrario.


Le legge del 2018, ad esempio, che rende Israele “paese degli ebrei e per soli ebrei” richiamando esplicitamente ad una struttura teocratica dello stato, è facilmente collegabile con la Halakhah, la tradizione normativa ebraica che include sia le 613 mitzvot (la legge biblica) che le successive leggi talmudiche e rabbiniche.


Come i nazisti che a Wannsee, mentre decidono la soluzione finale, non parlano mai di sterminio ma di “evacuazione” degli ebrei, Netanyahu e alleati cambiano le parole ma perseguono gli stessi obiettivi declamati dal rabbino Meir Kahane.


Ciò che sta accadendo ed è accaduto in Israele ha però in sé un significato più ampio, che ci riguarda.


La polarizzazione, l’estremizzazione, delle posizioni politiche coinvolge tutto l’occidente e l’ascesa del kahanismo corre sugli stessi binari del boom dell’estrema destra europea e statunitense.


Dalla caduta dell’Unione Sovietica e con l’inizio dell’era della poste verità e della fine della storia, la natura più pura del capitalismo che ha anestetizzato le coscienze e aperto le porte a poteri politici che al tempo del “terrore rosso” venivano taciuti, a causa della possibilità di un spostamento di massa verso i “terribili” rossi comunisti.


Caduto quel vincolo, le catene sono spezzate e i Ben Gvir, gli Smotrich, di tutto l’occidente sono liberi di poter fare ciò che vogliono. È l’esemplificazione dell’età dell’oro nazifascista occidentale che viviamo.


Quella palestinese è la resistenza di tutti a tutto questo.

Nicolò Monti

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Jim Morrison a Parigi

 


Il 28 giugno 1971 Jim Morrison lascia gli Stati Uniti per una vacanza a Parigi. Non è mai tornato nel paese. Questa è l'ultima sua foto conosciuta.

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Hulk Hogan & Tiger Mask

 


Come dimostrano queste immagini, Hulk Hogan ed il primo Tiger Mask (Satoru Sayama) si conoscevano e si frequentavano nei primi anni ottanta in Giappone, quando entrambi lavoravano per la New Japan Pro-Wrestling. 🇯🇵

E allora perchè non hanno mai combattuto in tag-team o uno contro l'altro, mi chiede un amico iscritto a questa pagina? 

Una risposta certa purtroppo non ce l'ho, ma ho ragione di credere che il motivo sia che i loro stili fossero troppo differenti, per non parlare delle dimensioni... Hogan sarà stato circa settanta chili in più rispetto a Tiger Mask (praticamente pesava il doppio di lui!) e forse una trentina di centimetri più alto. 

Ricordo che all'epoca, Tiger Mask dava il meglio di sé combattendo con atleti simili a lui come corporatura, quali ad esempio "Dynamite Kid" Tom Billington o "Black Tiger" Mark Rocco. 

Mentre Hogan veniva raramente impiegato con performer così tanto più "piccoli" e dallo stile completamente differente, al massimo l'ho visto combattere contro Tatsumi Fujinami, che però come tecnica di combattimento si avvicinava più ad Antonio Inoki che a Tiger Mask, che oltre alle arti marziali aveva incorporato nel proprio bagaglio anche elementi della lucha libre messicana. 

Certo però che un tag-team formato da Hogan & Tiger Mask sarebbe stato davvero forte da vedere, non trovate? 😉


#HulkHogan #TigerMask #Puroresu #JapanWrestling #NewJapanProWrestling 🇯🇵

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Herrera critico con i suoi tifosi: "Non mi passa per la testa di lanciare un razzo"

 


IL ROMANISTA 

Il centrocampista dell'Athletic Bilbao ha condannato il gesto dei baschi presenti nel settore ospiti, che ieri sera si sono resi protagonisti di un'azione grave


Ander Herrera, centrocampista dell'Athletic Bilbao, ha condannato il gesto commesso dai tifosi baschi, che dopo la rete del pareggio nella gara contro la Roma, hanno lanciato un razzo contro i tifosi giallorossi verso la Tribuna Monte Mario. 


Queste le sue dichiarazioni in zona mista: "Abbiamo una sensazione strana, perchè abbiamo giocato una buona partita, un punto positivo, ma tutto è offuscato da quello che abbiamo visto. Capisco che in un momento di rabbia si tira fuori il peggio sotto forma di insulto, ma non mi passa per la testa di lanciare un razzo che può uccidere una persona. Non c’è spiegazione”

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Roma-Athletic Bilbao 1-1, il giorno dopo

 


Un pareggio che sa quasi di sconfitta contro la terza forza del campionato spagnolo al fischio d'inizio della gara (ieri Villareal e Atletico effettuano sorpasso nei posticipi).


Un primo tempo da grande squadra, corti, aggressivi e costantemente in anticipo, contrapposto a un secondo tempo maggiormente attendista, un calo fisico evidente, con un Dybala in meno e un Nico Williams in più. 


Sicuramente da annotare le prestazioni di Angelino, Baldanzi e Ndicka, per me assolutamente migliori in campo. Grandissima partita di Artem che a prescindere dal goal, ha sopportato per tutta la partita la marcatura di entrambi i centrali e, nonostante ciò, ha pulito tutti i palloni possibili.


Il secondo tempo ci siamo abbassati tanto. Ciò è dovuto anche all’uscita di Dybala, motore in fase offensiva della Roma. 

Soule come abbiamo visto è un giocatore diverso, che punta l’uomo, ma non è quel giocatore che ti fa respirare quando ne hai bisogno come Paulo.

 

Il goal preso onestamente era evitabile. Ci sono vari errori in quell’azione: Hermoso e Angelino che si fanno sovrastare correndo all’indietro, ma soprattutto la poca reattività di Cristante che fa passare il pallone che si insacca in porta.


Ora abbiamo Venezia, Elfsborg e Monza. Non ci dovrà essere alto risultato oltre che la vittoria . 


Continuiamo su questa strada e vediamo dove ci porterà.

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Gli eroi di Cefalonia

 


Uccisero tutti gli italiani che riuscivano a trovare. Entravano negli ospedali, nelle case, nei villaggi dell’isola. Qualunque italiano trovato, veniva ammazzato sul posto. Con celerità e solerzia perché l’ordine l’aveva dato Hitler in persona: uccideteli tutti.


Morirono in 5mila, gli italiani della divisione Acqui. Soldati semplici, sottoufficiali, ufficiali di ogni parte d’Italia, del Nord e del Sud. Erano gli italiani che a Cefalonia, dopo l’8 settembre, si erano rifiutati tanto di schierarsi con i tedeschi quanto di arrendersi a loro. L’avevano deciso tutti insieme. Le compagnie e i battaglioni, dall’artiglieria al genio fino ai mitraglieri, avevano votato: “Tutti contro i tedeschi”.


Combatterono per una settimana, inferiori di mezzi e uomini. E quando, soverchiati, si arresero, furono quasi tutti trucidati, e i loro corpi buttati in mare o bruciati per far sparire le tracce.


Agli eroi di Cefalonia, di cui oggi ricordiamo l'eccidio, il ricordo di tutta Italia.

Leonardo Cecchi 

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Hulk Hogan

 


- Io possiedo i nomi Hulk Hogan, Hulkamania ed Hulkster. 

Sono uno dei pochi che detiene il nome, i diritti, i marchi e le licenze sul proprio nome.  

Vince McMahon, Sr. mi disse quando iniziai a lavorare con lui alla fine degli anni settanta:  "Voglio che tu sia Hulk Hogan". 

"Cosa significa Hulk Hogan?"

"C'è Ivan Putski per i polacchi americani, Bruno Sammartino per gli italoamericani, Chief Jay Strongbow per i nativi americani e Hulk Hogan per gli irlandesi americani" (anche se in realtà Hulk non aveva niente a che vedere con l'Irlanda, essendo italo-americano, n.d.tr.). 

Vince mi diede quel nome. 


Poi Vince Sr. morì e Vince Jr. prese il sopravvento. Proprio quando Hulk Hogan iniziava a decollare, ricevemmo una chiamata dalla Marvel Comics.

"Stai violando il nostro marchio (l'Incredibile Hulk, n.d.tr.). E' troppo simile. Ti faremo causa, ti citeremo in giudizio". 

Lasciammo loro il nome ed abbiamo dovuto pagare alla Marvel solo un decimo dell'1% dei nostri profitti. 

Questo è durato dal 1985 al 2005. 


Poi nel 2005 è finita. A quel punto, non potevo più usare il nome Hulk Hogan, ed andavo ancora per la maggiore nel 2005. Quindi incontrai il mio avvocato e gli dissi: "Non me ne frega niente di che accordo fai, ma farai un accordo, perché io ho bisogno di quel nome". 

Riuscì ad ottenere un'estensione di un anno e dovetti pagare alla Marvel il 30% di tutto ciò che guadagnavo. Film, wrestling in TV... hanno ottenuto il 30% di tutto, ma c'era una clausola per la quale se avessero deciso di vendere il nome, io avrei dovuto essere il primo ad essere tenuto in considerazione per un eventuale acquisto. Non potevano vendere il nome ad altri senza aver prima consultato me. E per un valore di mercato equo. 


All'improvviso, la Marvel Comics si mise in un contenzioso con la WWE per le proprietà intellettuali, perché non volevano che venissero ritrasmessi i vecchi incontri di Hulk Hogan. 

La Marvel Comics perse quella causa.

A quel punto dovevano a Vince McMahon 35 milioni di dollari. Avevano commesso un errore enorme. Per cui quelli della Marvel mi contattarono e mi dissero: "Invece di pagare 35 milioni di dollari, che ne dici se ti diamo il nome Hulk Hogan?". 

Valutai bene la loro proposta riflettendo sui termini contrattuali e poi pensai: "Vi siete fregati adesso. Ora, non devo pagare 35 milioni di dollari per il nome, dovete venderlo a me al giusto valore di mercato, che è soltanto 750 mila dollari. Per cui riacquistai il nome. Vince McMahon voleva poi riacquistarlo da me ma gli risposi: "Eh no, l'ho preso io. Ho riacquistato il nome e adesso possiedo tutto". 


Hulk Hogan


#HulkHogan #Marvel #MrMcMahon #Hulk #WWE

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venerdì 27 settembre 2024

Abolite la Lega

 


Fanno tenerezza.


Terrorizzata dalle centinaia di migliaia di adesioni per il referendum cittadinanza, ora la Lega annuncia che presenterà una proposta di legge per eliminare le firme digitali. 


Siccome hanno paura di perdere, allora via il pallone. 

Siccome sanno che il referendum cittadinanza potrebbe spingere il referendum contro l'autonomia differenziata anche al Nord, vogliono impedire che situazioni simili possano ripetersi.


Ci sarebbe da ridere, se non stessimo parlando di gente che reputa la democrazia, appunto, al pari di un pallone.


Abolizione del suffragio universale

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giovedì 26 settembre 2024

GROGNARDS2011 INTERVISTA EDMUND DANTES, EX ATTIVISTA DEL MOVIMENTO PER LA CASA (SECONDAPARTE)

 


Hai, per caso, visto dei politici o sindacalisti che appoggiavano le lotte contro gli sfratti?


I politici che si sono presentati in quegli anni andavano da FORZA ITALIA  fino ad arrivare all'estrema sinistra. Molto  raramente si presentavano FRATELLI D’ITALIA..

Quando fu occupato il palazzo della BANCA D’ITALIA in via Carlo Felice si presentò ELISABETTA RAMPELLI, sorella di Fabio Rampelli.

Fu allora che venimmo a sapere che Casapound voleva occupare.

Di sindacalisti  ci seguivano  GUIDO LANCIANO (SUNIA),MASSIMO TOLU (COBAS) e una giornalista, oggi lavora alla RAI di nome RAFFAELLA DE PASCALE. Quest'ultima molto vicina al PD.


QUANTE OCCUPAZIONI SIMBOLICHE E NO AVETE FATTO E QUESTI PERSONAGGI SONO STATI PRESENTI


Abbiamo occupato simbolicamente vicino Campo de fiori,  un palazzo di proprietà della CASSA DEPOSITI E PRESTITI, allora  governato da FRANCO BASSANINI del PD.

Non si è presentata la forza pubblica e, secondo il mio parere, qualcuno  ne era a conoscenza.

Fenix

Robert Mitchum & Lauren Bacall, 1948 Buon Appetito!

 


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Augias disintegra la Melona

 


"Non ho mai sentito Giorgia Meloni fare un discorso da Capo del Governo. Un discorso che abbracci la comunità nazionale per intero, quindi anche quelli che non l'hanno votata. 


Dall'altra parte, quei discorsi risentiti, aggressivi, di vittimismo aggressivo denotano il passato che ha vissuto, di esclusione. Lei denota più che un'azione di governo una rivendicazione, un riscatto, una vendetta".


Lucido come sempre Augias.

Non offensivo, incisivo, preciso. 


Ce ne fossero.

Leonardo Cecchi 

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Lo decidino i tifosi chi deve giocare e chi no...

 


Dopo aver convinto Daniele De Rossi, che lo ha voluto qui e gli ha affidato una maglia da titolare alla prima partita utile.

Dopo aver letteralmente stregato Deschamps che, dopo averlo definito "il futuro della Nazionale francese", lo ha convocato e fatto esordire subito con la maglia dei Blues.

Manu domani avrà una grande occasione, da titolare, per convincere anche il nuovo allenatore Ivan Juric.

Perché può e deve essere un titolare inamovibile, perché ha le potenzialità per essere decisivo.

Perché è lui quello che deve cambiare volto ad un centrocampo che, negli ultimi anni, è stato lento e monopasso.

Forza Manu, prenditi la Roma.

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Eric Gerets

 


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Calderoli dimettiti!

 


Quello che afferma Calderoli farebbe ridere se non fosse gravissimo.


Dato che tutti i referendum stanno raccogliendo le 500mila firme necessarie con facilità, da ieri va dicendo che sono inammissibili perché quel numero di firme è troppo basso, poiché oggi con la firma online è tutto troppo facile. 


Per questa gente un referendum è una sfida da bar e il tema è il grado di difficoltà di vincerla, non il fatto che sia o meno basata su principi di civiltà. E quindi ora che la stanno clamorosamente perdendo vogliono cambiare le regole del gioco neppure a metà partita, ma quando ormai è quasi finita, per rendere più complicato (se non impossibile) al civismo della gente di potersi esprimere, nonché per evitare figure barbine. 


In un Paese con un tasso di astensionismo vergognoso, forme di partecipazione popolare dovrebbero invece essere apprezzate e coltivate. Ma il (questo sì) giochino di questi individui funziona su binari opposti: meno la gente partecipa, più hanno chance di fare come vogliono, elargendo favori e marchette a destra e manca. Più le persone si interessano, più firmano e più votano, più le loro cadreghe sono a rischio. 


E non è populismo: è la realtà dei fatti.

Leonardo Cecchi 

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Zerbino potevi andare al Manchester City

 


"Non l'ho convinto. 

Ci siamo visti a Roma, tutta una notte a parlare.

Era tutto fatto per il suo trasferimento al Manchester City, ma è saltato all'ultimo. 

Mi ha chiamato e mi ha detto: “Non je la faccio”. 

Ci rimasi male, mi arrabbiai. 

È passato tanto tempo, Daniele era nel pieno della carriera, lo ritenevo fondamentale per il mio progetto, si sarebbe divertito.

Ma lui voleva restare a Roma".


Un aneddoto raccontato qualche tempo fa da Roberto Mancini, che fa comprendere lo spessore di Daniele De Rossi.

I valori e la fede messi prima dei soldi, della fama e del successo.

Sono fatti come questo che ci hanno fatto innamorare del calcio.

Episodi, purtroppo, ormai troppo rari.

Questo, comunque, è il motivo per cui diciamo sempre che Daniele è la Roma.

Perché per il club, per la città e per i tifosi ha fatto scelte d'amore, paragonabili solo a quelle di Francesco Totti.

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mercoledì 25 settembre 2024

*BASTA SGOMBERI, ASSEMBLEA PUBBLICA*‼️

 È un messaggio che sta girando sulle chat


_sgomberi e cancellate né qui né altrove_

Alle ore 9.00 della mattina del 23/09/24, con un'operazione congiunta da parte della polizia di stato, della polizia municipale e dell' Ama, sono state sgomberate le persone che vivevano a viale del pretoriano, a piazza di porta san lorenzo e a piazzale dei cinquecento. Sono stati buttati tutti i loro effetti personali, tra questi anche documenti, permessi di soggiorno e altri beni di prima necessità.


Il giorno stesso alle ore 18.00 è stata chiamata un assemblea pubblica, nata dalla spontanea necessità di confrontarsi su quanto stesse succedendo nel territorio. Hanno partecipato associazioni, movimenti, soggetti istituzionali e le persone che sono state sgomberate. La notte stessa l'assemblea è stata capace di trovare una soluzione "provvisoria" per far dormire queste persone in un luogo sicuro e al chiuso, dopo che erano state private anche del poco che avevano.


L'ordine di sgombero è arrivato direttamente dal Comune di Roma che dopo questa azione ha dichiarato

"assurde e insensate" le polemiche mosse dalla società civile" 


Il giorno successivo, l'Assessore alle politiche sociali del Municipio II Gianluca Bogino, ha emanato un'ordinanza speciale per rendere disponibile uno spazio in suo possesso per accogliere provvisioriamente queste persone, adesso gestito in collaborazione da Nonna Roma e dagli student3 che hanno creato questa piattaforma.


La soluzione creata dal Municipio II non è una soluzione a lungo termine, è quindi necessario rivedersi in assemblea per capire come opporsi a queste politiche repressive, escludenti e autoritarie.


Il tema del diritto alla casa ormai da anni è assente nelle agende politiche dei vari governi che si sono succeduti e, nella nostra città, ormai quasi del tutto dimenticato.

Il Giubileo è alle porte e la crisi abitativa sta riemergendo in modo ancora più evidente, la risposta da parte delle istituzioni è nsconderlo, noi vogliamo risposte strutturali.


per costruire un alternativa ed opporsi a queste politiche disumane, ci vediamo domani in assemblea!!

ORE.18.00 

PIAZZA DEI SICULI (SAN LORENZO)


_assemblea gente solidale_

Clark Gable Buon Appetito!

 


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APPELLO

 

(Google)


Sono giunte alla nostra redazione segnalazioni su  abitazioni Ater adibite come "Bed&Breakfast" o come "Case Vacanze", in previsione del Giubileo 2025 questo 

"fenomeno illecito" potrebbe diffondersi.

Facciamo appello a chiunque viva da vicino questa situazione di segnalarlo. Le case destinate all'emergenza abitativa rimangono tali.


Stregapolis

Bruce Willis & Demi Moore, 1992 Buongiorno!

 


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Il Faraone

 


A prescindere dall'ambiente, dagli allenatori, dai compagni di squadra.

Stephan c'è sempre, e ogni volta che viene chiamato in causa risponde alla grande.

A destra, a sinistra, da ala, seconda punta, quinto di centrocampo e addirittura terzino.

Per cinque minuti o per novanta, a Stephan non interessa.

Mai una polemica, mai una richiesta di maggior minutaggio, anche quando chi va in campo fa nettamente peggio di lui.

Anche ieri ha dato tutto, anche ieri tra i migliori in campo.

Questo ragazzo è semplicemente fantastico.

Ne vogliamo undici così.

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Riise

 


"Roma occupa un posto importante nel mio cuore.

Quando sono arrivato non parlavo la lingua e si trattava di un nuovo stile di vita, ma ho notato da subito la cordialità e la simpatia delle persone. Amo la città e amo i Romani. I tifosi della Roma sono molto appassionati. Ho sempre voluto vivere quello che vivevano loro, sentire quanto era importante la Roma per loro. Lo stesso doveva essere per me e per tutti gli altri giocatori.

È bellissimo poter dire di aver giocato con Totti.

Sono stato a Roma tre anni, e rimpiango ancora oggi di essermene andato". 


Uno dei terzini più forti che sia passato a Roma negli ultimi anni. 

Un professionista esemplare, mai una parola fuori posto diretta a compagni o avversari. 

Un gran bel giocatore, forte, resistente e con un mancino esplosivo. 

Il gol con la Juve ancora ci fa esultare a distanza di anni. È stato un bel viaggio insieme, John. 

Tanti auguri per i tuoi 44 anni, quando vorrai - e se vorrai - a Roma sarai sempre il benvenuto.

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OGGI L'ITALIA SCENDE IN PIAZZA CONTRO UN DECRETO ILLIBERALE CHE VUOLE REPRIMERE LA PROTESTA SOCIALE

 



Oggi a Roma  saremo insieme alle opposizioni politiche e sociali per contestare un decreto finalizzato a reprimere il conflitto sociale. 


Gli sfascisti che sono al governo del Paese non si smentiscono mai e provano a ridurre gli spazi di agibilità democratica nel Paese.  


Dopo le vergognose controriforme istituzionali che contrasteremo con  i referendum abrogativi, ecco arrivare un decreto liberticida e illiberale che sta scatenando l'opposizione della parte sana e democratica del Paese. 


Oggi ci saranno presidi unitari  di  protesta in tutta Italia. 


Non ci faremo scippare la democrazia da questi cialtroni nostalgici che hanno ancora il coraggio di mettere in discussione quei valori che sono alla base della nostra Repubblica nata dalla  Resistenza.


#decretosicurezza 

#GOVERNODELLAVERGOGNA 

#melonidimettiti

Giovanni Barbera

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Genio ribelle

 


- Sono uscito con una, giorni fa.

- Come è andata?

- Molto bene.

- La rivedrai?

- Non lo so. Non l'ho chiamata.

- Sei un dilettante.

- So quello che faccio.

- Ah, sì?

- Sì. Non si preoccupi per me, so quello che faccio. Questa ragazza, insomma, è bellissima, intelligente, divertente. È diversa dalle altre con cui sono stato.

- E allora chiamala, Romeo.

- Così mi rendo conto che non è poi tanto intelligente? Che mi rompe i coglioni? Questa ragazza è perfetta ora; non voglio rovinare questo.

- Forse tu sei perfetto ora. Forse è questo che non vuoi rovinare. Questa la chiamerei una "super filosofia", Will, così puoi in effetti passare tutta la vita senza dover conoscere veramente qualcuno... Mia moglie scoreggiava quando era nervosa. Aveva una serie di meravigliose debolezze. Aveva l'abitudine di scoreggiare nel sonno! [ridono] Scusa se ti racconto questa cosa. Una volta fu talmente forte che svegliò il cane! [ridono] Si svegliò anche lei e mi disse: "sei stato tu?"; e io: "sì"... Non ho avuto il coraggio.

- Si è svegliata da sola?

- Eh, sì! Oh, È morta da 2 anni e questo è quanto mi ricordo. [Will smette di ridere] Momenti stupendi, sai, piccole cose così. Però sono queste le cose che più mi mancano. Le piccole debolezze che conoscevo soltanto io. Questo la rendeva mia moglie. Anche lei ne sapeva delle belle sul mio conto, conosceva tutti i miei peccatucci! Queste cose la gente le chiama imperfezioni, ma non lo sono. Sono la parte essenziale. Poi dobbiamo scegliere chi fare entrare nel nostro piccolo strano mondo. Tu non sei perfetto, campione. E ti tolgo dall'incertezza: la ragazza che hai conosciuto, non è perfetta neanche lei. Ma la domanda è se siete o no perfetti l'uno per l'altra. È questo che conta. È questo che significa intimità. Puoi sapere tutte le cose del mondo, ma il solo modo di scoprire questa qui è darle una possibilità. Certo, non lo imparerai da un rincoglionito come me. E anche se lo sapessi non lo direi a un piscione come te.


(Film Genio ribelle)

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martedì 24 settembre 2024

SGOMBERI, BARBERA (PRC): "GUALTIERI EMULA I SINDACI DELLA PEGGIORE DESTRA"

 

"L'emergenza abitativa non puo' essere affrontata come una questione di ordine pubblico. Quanto accaduto ieri con il maxi sgombero di Viale Pretoriano e via di Santa Bibiana è un fatto di una gravità inaudita che non risolverà il problema, ma lo sposterà solamente in qualche altro luogo della città. Gli sgomberi, senza soluzioni alternative e dignitose per quanti sono costretti a dormire in strada, non servono a nulla se non ad acuire un problema che è diventato ormai cronico nella nostra città, proprio a causa  dell'incapacità da parte delle istituzioni pubbliche di fornire risposte adeguate. Ma la cosa ancora più grave è che tale sgombero sia avvenuto con modalità indegne per un Paese civile e per una delle capitali più importanti del mondo che, peraltro, si prepara ad ospitare un importante evento religioso di carattere mondiale, come il Giubileo, che tra le altre cose, dovrebbe celebrare proprio la misericordia. Un sentimento che, evidentemente, non anima i comportamenti di una Giunta incapace di amministrare una città importante come Roma. Le modalità dello sgombero hanno ricordato, infatti, quelle praticate da certi sindaci della peggiore destra xenofoba. Le persone sono state sgomberate senza alcun preavviso e senza prevedere soluzioni alternative, neanche provvisorie, creando non pochi problemi viste le piogge che si sono abbattute sulla Città fin dalla serata di ieri. I loro effetti personali, documenti compresi, sono stati accatastati e gettati insieme alla spazzatura, creando non pochi disagi e  danni a chi non sarà purtroppo in grado, a causa di ciò, di dimostrare la propria identità o il titolo che gli conferisce il diritto a soggiornare in Italia. Insomma, invece di fornire e potenziare servizi e assistenza alloggiativa, l'Amministrazione Gualtieri risponde all'emergenza abitativa solamente con gli sgomberi e le inferriate, utilizzando proprio quelle logiche securitarie che ispirano il Decreto Sicurezza che domani, il suo partito, insieme alle altre opposizioni, contesterà in piazza. E' comprensibile che tutto ciò stia provocando profondi mal di pancia anche all'interno della compagine politica che sostiene il Sindaco". E' quanto dichiara Giovanni Barbera, membro del comitato politico nazionale di Rifondazione Comunista.

Giovanni Barbera

Klaus Kinski Buon Pomeriggio!

 


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Firma d'autore

 


"È in posti come questo che puoi davvero sentire che il mondo democratico può prevalere"


Questo ha detto Zelensky in Pennsylvania, durante la visita ad una fabbrica di armi assieme al governatore democratico Josh Shapiro. Assieme hanno firmato le munizioni, da bravi democratici e amanti della pace.


Il bello è che andra all'ONU a presentare "un piano di pace". L'occidente ipocrita e criminale

Nicolò Monti 

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𝗥𝗼𝗺𝗮, 𝘀𝗰𝗲𝗹𝘁𝗼 𝗶𝗹 𝗻𝘂𝗼𝘃𝗼 𝗖𝗲𝗼: 𝗰𝗵𝗶 𝗲̀ 𝗹'𝗮𝘃𝘃𝗼𝗰𝗮𝘁𝗼 𝗩𝗶𝘁𝗮𝗹𝗶



Sarà amministratore delegato ad interim l'avvocato che è diventato molto influente a Trigoria


La parola chiave adesso è transizione. La scalata all’Everton e alla Premier League alimenta indiscrezioni su un futuro rivoluzionario per la Roma. L’ipotesi di cessione del club per un miliardo a un fondo saudita continua a circolare con una certa insistenza, soprattutto dopo l’uscita di Lina Souloukou che aveva smentito con decisione la possibilità lo scorso 29 maggio. E così per una volta, sorpresi dalla contestazione popolare, i Fredkin sono usciti allo scoperto con una lettera aperta ai tifosi che mira a spegnere ogni voce: «L’eventuale acquisizione dell’Everton non modifica in alcun modo il nostro impegno verso la Roma. Al contrario, la sinergia tra i club potrà portare solo vantaggi alla Roma. Ogni club del nostro portafoglio opera indipendentemente e la Roma rimane al centro delle nostre ambizioni calcistiche. Potete stare tranquilli: il nostro impegno in termini di tempo, risorse ed energie verso la Roma non sarà ridotto. Il nostro obiettivo è chiaro: vedere la Roma competere costantemente ai più alti livelli del calcio europeo».


La nota dei Friedkin

Nella nota, i proprietari tornano sul caso De Rossi: «Ci teniamo a dire questo: nutriamo un profondo rispetto per Daniele, convinti che avrà una carriera di successo come tecnico, e magari un giorno tornerà alla Roma. Separarsi da lui è stata una decisione difficilissima, ma l’abbiamo presa con la convinzione che sia la strada giusta per puntare ai trofei in questa stagione». Nessun accenno a Ivan Juric, depositario del compito in quanto successore tecnico di De Rossi. E poi nel dettaglio, a proposito delle mosse del club: «La campagna acquisti estiva ha segnato l’inizio di un progetto strategico pluriennale pensato per riportare la Roma ai vertici del calcio europeo. Lo sviluppo di un nuovo stadio, elemento chiave di questa visione, è già in atto e renderà omaggio alla ricca storia del club». In realtà dal Comune filtra una novità: nelle ultime settimane non è arrivato alcun segnale su un’imminente consegna del progetto definitivo dello stadio di Pietralata. Lo stadio dell’Everton è pronto, quello della Roma è ancora lontano.


Chi è Lorenzo Vitali, il prossimo Ceo della Roma

Intanto, tornando alla transizione, i Friedkin hanno scelto un amministratore delegato ad interim: sarà Lorenzo Vitali, 37 anni, avvocato diventato molto influente a Trigoria. Ha gestito alcune tra le vicende legali più spinose che la società ha affrontato negli ultimi mesi, comprese alcune cause di lavoro interne che hanno creato scompiglio. Era un uomo molto stimato anche da Lina Souloukou. Se poi i Friedkin ricorreranno al solito algoritmo per individuare un manager “definitivo” lo scopriremo nel tempo. Così come scopriremo se finalmente, come ha sottolineato Claudio Ranieri, verrà posto rimedio a una carenza anomala: «Non c’è un uomo di calcio a Trigoria e questo dispiace». Sono diversi i manager che si sono proposti (o che sono stati contattati) nelle ultime ore. Nessun curriculum virtuale è stato però accolto, per il momento.


La gestione sportiva, sempre a tempo, rimane così affidata a Florent Ghisolfi, detto Flo, che finalmente potrà provare a svolgere il compito che gli era stato assegnato formalmente a maggio: direttore dell’area tecnica. Quando Souloukou frequentava gli stessi corridoi non è quasi mai riuscito a lasciare il suo marchio. In tanti si sono accorti che Ghisolfi è stato il primo ad abbracciare Ivan Juric dopo la vittoria contro l’Udinese. Forse (sicuramente) non è stato lui a sceglierlo ma adesso vuole tenerselo stretto. Ne va del suo, di futuro.


#Juric #IvanJuric


#AsRoma #asromaforever


#Vitali 


#calciomercato #calcimercatoRoma 


#Ghisolfi

 

#Souloukou  #friedkin

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Importa solo far cassa sulla pelle dei cittadini







All’ospedale Sant’Eugenio è stato riaperto, dopo un generale rinnovamento, il parcheggio gestito dall’ospedale con la sorpresa che ora è a pagamento. Su questo niente da dire ma ecco qui le tariffe:

Non mi sembra giusto la tariffa per la prima ora. Dovrebbe essere gratuita come avviene nei centri commerciali dove per almeno un’ora il  parcheggio non si paga. 

È un calcolo vergognoso da parte dell’ospedale che dimostra di essere interessato solamente ad avere un maggior incasso visto che la maggioranza degli utenti si trattengono per questo breve periodo per lo svolgimento di semplici pratiche. A mio parere un comportamento da avvoltoi, per essere gentili.

Firmato:

W Grognards2011

Alisson

 


Alisson ha fortemente criticato il nuovo format della Champions League alla vigilia della sfida del Meazza del suo Liverpool contro il Milan. Si è scagliato contro chi ha pensato questo tipo di calendario sostenendo che i giocatori non erano stati consultati sull'aggiunta di due partite extra alla fase a gironi e che "forse la nostra opinione non conta".


Alisson ha ammesso di essere impaziente di giocare di nuovo nella principale competizione per club del mondo dopo una stagione in Europa League, ma ha anche lanciato un avvertimento.


"Penso che per i tifosi sia fantastico. Più partite, grandi squadre che giocano l'una contro l'altra. Per noi giocatori, è sempre una buona idea aggiungere qualche partita a un calendario che non è fitto. Sto facendo un po' di ironia".


A quel punto il portiere del Liverpool si fa serio: "Nessuno chiede ai giocatori cosa pensano all'aggiunta di più partite, quindi forse la nostra opinione non conta. Ma tutti sanno cosa pensiamo ad avere più partite. Tutti sono stanchi di questo".


Il discorso di Alisson non fa una piega: "Dovrebbero ascoltare tutti compresi i giocatori. Abbiamo solo bisogno di essere ascoltati e di capire il pensiero di chi dirige il calcio e la loro intenzione futura su questo sport. Non solo aggiungere partite, aggiungere competizioni, aggiungere questo, aggiungere quello".


Chiede solo un confronto dunque Alisson un po' come avevano già fatto altri calciatori, come De Bruyne ad esempio, o altri protagonisti del nostro calcio che cominciano a risentire di questo alto numero di partite da giocare durante la stagione.

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Una vecchia foto di Franco Lechner in arte Bombolo con sua moglie a Roma

 


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Grande Belen

 


Nei giorni scorsi, alla domanda sul perché di tanto odio social nei sui confronti, Belén Rodríguez ha rilasciato la seguente dichiarazione:


"Gli hater li capisco: ho una casa bellissima,

faccio vacanze in posti meravigliosi, ho un fisico così, sono pure intelligente. Io li capisco che gli girano".


E voi cosa ne pensate?

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Giancarlo Siani

 


Il 19 settembre è stato l'anniversario della nascita del grandissimo giornalista napoletano Giancarlo Siani morto per mano della camorra.

Avrebbe compiuto 65 anni.

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Totti colto in fuorigioco...



Il centro di accoglienza di Tor tTe Teste, l'eccellenza alloggiativa che il comune fornisce agli sfrattati di Roma sudest
Pieno di umidità.  Il proprietario è un certo FRANCESCO TOTTI.

Il comune quanti soldi da all'ex capitano della Roma ad alloggio per questo gioiello architettonico?

Fenix

La paraculaggine della destra italiana

 


Che bella trovata quella del Ministro Musumeci!


Allora tu, cittadino, paghi le tasse. E ne paghi tante. Su ogni cosa, eh. E le paghi perché teoricamente lo Stato dovrebbe coprire servizi ed emergenze per la collettività di cui fai parte. 


Ma Musumeci ora vuole che tu, nonostante questo, ti faccia obbligatoriamente un'assicurazione privata contro i danni climatici, pagandola di tasca tua. Danni derivati da un cambiamento climatico che il partito di Musumeci nega esistere. 


Quindi da un lato il Governo non fa nulla per contrastare questo fenomeno che crea miliardi di danni a imprese e cittadini, arrivando addirittura a negarne l'origine; dall'altro però vuole obbligarti a stipulare un'assicurazione privata contro eventuali danni. 


Bella storia, vero?


L'ennesima marchetta ai privati.

Ora è la sanità privata, ora le banche, ora le assicurazioni.

Mi raccomando: questo è il governo del popolo. Non scordiamolo.

Leonardo Cecchi 

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Felice giornata ♥️

 


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lunedì 23 settembre 2024

Clarke Gable & Vivien Leigh "Via col vento", 1939

 


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Che incompetenza manifesta

 


Da ormai due ore, il portale del Ministero dell’Interno per poter firmare il referendum cittadinanza è irraggiungibile. 


Quando mancavano appena 180.000 firme al raggiungimento delle 500.000 necessarie e mentre si viaggiava al ritmo di 10.000 all’ora, tutto risulta bloccato. Senza che nessuno abbia fatto ancora nulla. 


È semplicemente inaudito che una piattaforma governativa vada in tilt (perlomeno si spera che il motivo sia questo) e che, a distanza di due ore, nessuno sia in grado di risolvere niente. Evidentemente, qualcuno deve proprio soffrire per il ritmo delle firme. 


Non sanno gestire un sito, figuriamoci un Paese.


Abolizione del suffragio universale

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Ivan Juric 904

 


Ci vogliono due palle così per mantenere quella tranquillità nonostante la faida interna che sta dilaniando la Roma.

Per affrontare con entusiasmo questa avventura, nonostante stiano volando i coltelli e, qualche sciocco, in mezzo ci ha buttato anche te.

Ma tu tiri dritto, per la tua strada, convinto di poter trasformare quei fischi in applausi.

Parli poco, ripeti che bisogna pensare al campo, perché quella è l'unica cosa che conta.

E, nonostante tutto, riesci a trasmettere quella concentrazione ai tuoi giocatori, quella che vale tre gol ed i primi tre punti stagionali conquistati.

Un signore, poi, nel riconoscere la bravura ed il lavoro svolto dal tuo predecessore, nel dire pubblicamente quanto questo gruppo sia legato a lui.

Impeccabile, professionale, bravo.

Buona la prima, Ivan.

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Che sia questa l'alba di una grande Roma

 



Il Romanista (A.Di Carlo)

Il punto più difficile della gestione Friedkin, una Roma auto-decimata e apparentemente senza direzione. Si sfrutti ora il tempo per farla tornare grande


Via Lukaku, Spinazzola, Rui Patricio, ripartiamo dai giovani. Ma senza Bove. Però con Dybala. No, Dybala va via, in Arabia. Anzi resta. Allora va via Zalewski. No, Zale resta ma non rinnova. Fuori rosa, ma a breve rientra. Prendiamo Danso, no alla fine non lo prendiamo. E allora arrivano Hummels e Hermoso, forse Djidji, chi lo sa.

Ma nel frattempo gli expected goals non sono abbastanza, via De Rossi e dentro Juric per centrare la zona Champions. Deciso dai Friedkin, con la regia di Lina Souloukou. Che si è dimessa. E chi è rimasto a Trigoria? Juric, Ghisolfi e Lombardo. Che qualcuno scenda dall'ottovolante e prema il tasto "OFF" dal frullatore dov'è finita dentro la Roma. 


Calma, respirate tutti, fate chiarezza e ripartite, ripartiamo. Perché il vuoto che avvolge da qualche settimana la Roma è preccupante, ma potrebbe esser anche l'occasione perfetta per pianificare un grande futuro. Il contratto di Juric non stimola certe promesse di un matrimonio matrimonio (speriamo di sbagliarci), sembra solo la toppa per prender tempo e rimandare scelte più importanti tra qualche mese. Ed ecco allora l'occasione da non sprecare, quella di ricostruire la Roma, una grande Roma. 


E se la presidenza Friedkin deciderà di continuare a guidare il club con voglia e ambizione (le ultime voci dagli States non promettono nulla di buono), che si affidi le redini della società a figure competenti, di campo, che abbiano esperienza e che conoscano le sfumature del pallone che rotola. Un manager a tutto tondo, in grando di coadiuvare il lavoro di Ghisolfi e scegliere una guida alla quale affidare le future ambizioni della Roma in campo, se mister Juric non si rivelerà tale, altrimenti assecondarlo in maniera costante nel suo lavoro. Una figura forte, ahche dal punto di vista comunicativo, in grado di metterci la voce ma anche la faccia, non facendo sentire più nessuno troppo solo davanti a microfoni e taccuini. Un identikit credibile che conosca i sussurri e le vie di questa città e che possa condurci, senza più la minima esitazione, verso la posa della prima pietra di quell'impianto che un giorno sarà casa nostra. Con la speranza di non affidarsi a interpretatori di algoritmi o attenti lettori di cv, facendo la scelta più giusta. 


Non tutto è perduto, anche nei momenti più difficili l'importante è impostare la rotta verso il porto più sicuro. 

La Roma non finisce e non finirà mai, ma l'ultima versione che conosciamo ha perso troppi tasselli nelle ultime ore, tra tutti De Rossi, patrimonio inestimabile di questa società per storia e valori umani.

 

Sembra giunta l'ora di rimettere a posto ogni pezzo di un puzzle che, al momento, appare molto sfocato, ma con le giuste pedine potrebbe esser pronto a breve a ridisegnare il nostro futuro.  Che sia il momento di tornare a sognare. Che sia il momento di tornare a costruire una grande Roma.

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Vittoria di Grognards e Movimenti contro la giunta capitolina

 

(Google)

ROMA

13 Settembre 2024

Residence Roma, odissea per la casa ottenuta grazie ai tanti picchetti e all'interessamento del giornale online GROGNARD. 


Venerdì 13 settembre 

a Roma ci sarà un nuovo picchetto antisfratto all’alba, per accompagnare Omar e la sua famiglia nella snervante attesa della polizia e dell’ufficiale giudiziario. Omar è uno dei membri dell’Assemblea di autodifesa dagli sfratti; oggi ha venticinque anni, ha una disabilità, e sin da piccolo subisce le conseguenze psicologiche delle “soluzioni” inadeguate proposte dalle istituzioni per chi non può entrare nel mercato immobiliare. La sua famiglia ha vissuto per anni in diversi centri di emergenza, “residence” e Caat, le strutture dove il Comune di Roma ammassa le persone senza casa. Nonostante le sporadiche dichiarazioni dei politici sul loro smantellamento, migliaia di persone ancora vivono in queste strutture per cui il Comune paga grandi cifre ai proprietari, e che lentamente distruggono la vita e la salute di chi non ha una casa. Ecco cosa il comune di Roma offre agli sfrattati, nell’anno del Giubileo, quando cioè tre miliardi di euro del Pnrr verranno spesi per adattare la città all’accoglienza dei pellegrini, mentre nulla si spende per le case popolari. 


Negli ultimi mesi del 2001 la mia famiglia entrò nella struttura chiamata Residence Roma, in via di Bravetta 415, nata negli anni Ottanta per fronteggiare la precarietà abitativa di quel periodo. Fu il proprietario di una delle case dove avevano vissuto i miei, nella zona di Bravetta, a suggerire a mia madre di rivolgerci al residence, perché aveva bisogno della casa per il figlio. All’inizio il Comune disse loro che avremmo potuto soggiornare lì per sei mesi, per poi ricevere l’assegnazione della casa popolare; nei fatti ci siamo stati per cinque anni, fino alla chiusura. I miei pagavano un fitto tra i trecento e i cinquecento mensili. Solo di recente abbiamo scoperto che i canoni erano illegittimi, perché la permanenza doveva essere a carico del Comune. Avevamo una stanza fatiscente, senza acqua calda, in un palazzo in pessime condizioni, con gli ascensori rotti, vicini rumorosi, i topi e gli scarafaggi. Una volta dentro gli zaini di scuola gli insegnanti trovarono degli insetti, un evento scioccante che portò alla segnalazione da parte dell’autorità scolastica. 


Nel 2006 – io avevo otto anni, mio fratello due – iniziarono a girare voci sulla chiusura del residence: già dalla primavera iniziarono le demolizioni. Era l’anno che l’Italia vinse i Mondiali; io, mia madre e mio fratello durante l’estate decidemmo di stare il meno possibile in Egitto, dove andavamo ogni anno, per paura di perdere il diritto alla casa popolare che ci avevano promesso. Qualche settimana dopo il nostro rientro, il 26 settembre 2006, la polizia entrò a censire gli inquilini, staccando le porte e distruggendo gli interni per evitare una nuova occupazione. Ad alcune famiglie vennero proposti dei “centri di accoglienza”, oppure trasferimenti verso altri residence sparsi per la città. Lo sgombero si concluse nell’agosto 2007. Nello stesso anno, per scongiurare nuove occupazioni, il complesso venne spogliato delle mura. Questi eventi sono in parte raccontati sia nel docufilm Roma Residence di Andrea Foschi (2007), sia nel filmato Residence Roma di Fabio Caramaschi (2000).


Noi fummo mandati in un Caat, Centro per l’assistenza alloggiativa temporanea, in via di Val Cannuta 148, nel quartiere Aurelio; era vicino alla mia ex scuola a Bravetta e al vecchio lavoro di mio padre a Trastevere. Ci abbiamo vissuto per cinque anni. Lì il problema era la convivenza con gli altri inquilini: litigavano tutti i giorni, mettevano la musica a tutto volume, altri usavano eroina e sbattevano i mobili contro i muri, i muri erano di cartongesso e noi sentivamo tutto, anche i gemiti quando facevano sesso. Parlammo con la direttrice chiedendole perché continuavano ad affiancarci gente problematica, lei ci rispose per assurdo “perché voi siete persone per bene!”. 


Nel 2012 lasciammo la struttura perché, dopo aver chiesto di essere tenuti lontani da una coppia di vicini molto turbolenti, gli altri vicini ci iniziarono a prendere di mira, insultando il cibo della tradizione araba, o il fatto che mia mamma puliva sempre, arrivando addirittura alle minacce di morte. Così decidemmo di affittare un appartamento sul mercato privato; mio padre lavorava in un ristorante e iniziammo a pagare un canone di circa mille euro, vicino alla metro Cornelia. Però iniziarono i problemi sul lavoro – mio padre fu licenziato dal ristorante per cessata attività nel 2015 – e non riuscimmo più a pagare l’affitto. Ci rivolgemmo ai servizi sociali del nostro municipio, ma i colloqui erano la maggior parte delle volte a base di minacce, dicevano di voler separare la famiglia. Infatti, nel 2014 siamo stati sfrattati e il Comune ci ha divisi: io, mia mamma e mio fratello siamo stati messi in un centro di accoglienza sulla via Nomentana, dopo il Raccordo, un posto lontanissimo; mio padre è andato a vivere con altri coinquilini. Siamo stati tre mesi in questo centro. Ci mettevamo due ore per arrivare a scuola, e due ore per tornare, mamma era costretta a rimanere otto ore per strada ad aspettarci su una panchina fino a che uscivamo. Anche qui, tutto in condivisione e ospiti problematici. Naturalmente facemmo richiesta di casa popolare, ma siamo in lista da allora (dieci anni fa) e abbiamo ancora tremilacinquecento nuclei familiari prima di noi.


Dopo tre mesi ci spostarono in un altro centro, il Centro Giaccone sulla via Cassia, dove siamo stati per due anni. Lì era proprio l’equipe educativa a renderci la vita impossibile: tra l’altro la responsabile era una psicologa dell’emergenza che ha una mansione importante nella Regione Lazio. Ci minacciavano continuamente di mandarci via. Nonostante i referti psicologici mostrassero quanto il nostro problema non fosse psicologico, ma puramente la mancanza di una casa, gli assistenti sociali del tredicesimo municipio ci segnalarono al tribunale dei minori, cercando di far affidare mio fratello a una comunità; la loro idea probabilmente era che mia madre fosse rimandata in Egitto, in quanto a loro dire non era integrata con la cultura italiana, perché non parlava bene l’italiano. La obbligarono a fare i controlli sulla salute mentale all’ospedale San Gallicano di Trastevere. Ma sia i controlli che l’udienza andarono bene, tanto che nel decreto il giudice stabilì che la nostra famiglia doveva restare unita. A seguito di ciò, i servizi sociali proposero una collocazione presso un cohousing nella zona di Rebibbia, ancora molto lontano dalle nostre scuole, dove avremmo dovuto condividere l’appartamento con altre due famiglie. A quel punto ci rifiutammo. La responsabile del Centro Giaccone ci minacciò che avrebbe scritto di nuovo al tribunale dei minori per separarci da nostra madre. Noi le dicemmo che avrebbe potuto fare quello che le pareva.


Nel 2016 un’operatrice del centro arrivò a negarci la cena, con la scusa che stavamo già lì da due anni. Grazie a una relazione della Asl, che chiedeva ai servizi sociali di inserire la nostra famiglia in una struttura in cui non avremmo dovuto condividere lo spazio con altri, riuscimmo a uscire dal Centro Giaccone. Il Comune ci propose una casa famiglia in via del Casaletto: una stanza in un seminterrato senza finestre, dove dovevamo cucinare e dormire. L’assistente sociale ci disse che era una casa; solo dopo abbiamo scoperto che era una struttura di emergenza come quelle dove eravamo all’epoca. Anche qui, l’ennesimo rifiuto sostenuto con fierezza e determinazione. A quel punto non ce la facevamo più: tutti questi centri di accoglienza sono posti vergognosi e insostenibili. Mia madre decise di riportarci in Egitto, ma dopo due mesi fummo costretti a tornare, perché lì non avevamo modo di sostenerci. Era il 2017. Una volta rientrati in Italia mio fratello è finito in casa famiglia, questa volta mia madre era d’accordo, perché non sapeva più come gestire la situazione.


Quando siamo andati dai servizi sociali, l’assistente sociale che allora ci seguiva, ci ha detto: “Signora, voi avete rifiutato due posti; suo figlio minorenne è in casa famiglia e lei e suo figlio maggiorenne potete dormire per strada”. A quel punto abbiamo chiesto aiuto alla moschea di Centocelle, tramite una signora egiziana che frequenta questo luogo abbiamo trovato una stanza in subaffitto per un mese proprio sopra la moschea, da una signora tunisina; poi abbiamo subaffittato una stanza a quattrocento euro, in un appartamento in condivisione con altre due persone, parte del movimento di estrema destra dei Fratelli Musulmani, con cui era impossibile convivere. Da un’altra casa siamo dovuti andare via per le liti tra gli inquilini, che ci rinfacciavano che usavamo troppa acqua, e in un’altra ci siamo trovati con una coppia asiatica che si rifiutava di pagare la propria parte di affitto, che il proprietario rinfacciava a noi. Per una settimana abbiamo vissuto per strada, poi siamo andati in una stanza d’albergo, per cinque mesi. Io in quel periodo ho tentato il suicidio e sono stato quindici giorni in ospedale; mia mamma ha avuto diverse crisi, tanto da essere portata diverse volte in ambulanza.


A febbraio 2019 siamo arrivati nell’appartamento da cui ora rischiamo di essere sfrattati. Ci è stato subaffittato da un’inquilina etiope, sempre in nero, con un contratto falso di cui teoricamente il proprietario era a conoscenza. All’inizio pagavamo trecentocinquanta euro, poi ci hanno messo in casa altri inquilini e ci hanno ridotto l’affitto a duecentoquaranta. Questi inquilini non pagavano e il proprietario ci propose di pagare noi tutto l’appartamento, ma senza offrirci un contratto. A quel punto abbiamo smesso di pagare. Continuavamo a pagare le bollette, ma il proprietario ci ha staccato le utenze per mandarci via, è venuto a minacciarci, un giorno è entrato in casa con le sue chiavi, mentre mio fratello faceva i compiti. Da più di un anno viviamo senza acqua né luce, mia madre fa due chilometri a piedi per riempire le bottiglie alla fontanella, i telefoni li ricarichiamo al McDonald’s o in un centro commerciale, e mio fratello doveva fare i compiti con la luce dello smartphone. Ovviamente ha lasciato la scuola.


L’appartamento era probabilmente un ex lavatoio (il proprietario possedeva tutta la palazzina), pieno di macchie di umidità e di crepe, con i fili elettrici scoperti e le prese precarie. Continuamente ci si presenta a casa gente che prova a intimidirci per mandarci via. A ottobre 2021 si è presentata una signora che sosteneva di essere la nuova proprietaria; a novembre la stessa signora è tornata con un fabbro, che ci ha staccato la porta d’ingresso e se l’è portata via. Fortunatamente in quel periodo già stavo frequentando l’Assemblea di autodifesa dagli sfratti e un compagno marocchino – anche lui sotto sgombero – ci ha messo una nuova porta. Ho iniziato a frequentare l’assemblea dopo un picchetto antisfratto a Centocelle, quando tutti avevamo voglia di stare all’aperto dopo le restrizioni della pandemia. Ho chiesto l’intervento del Comune, anche attraverso Asia-Usb: due consiglieri della giunta Gualtieri, dopo che io ho raccontato il mio caso in televisione e sui social, sono venuti a trovarci a casa: Yuri Trombetti (Commissione patrimonio e politiche abitative) e Nella Converti (Commissione politiche sociali). Ma non ci hanno offerto niente, dopo le passerelle elettorali. Ed eccoci che ci ritroviamo a dover affrontare un nuovo sfratto. Tra l’altro, il Comune ci ha depennato dalla nostra vecchia residenza. Adesso, senza una residenza ufficiale, rischiamo anche che ci tolgano dalle liste di assegnazione delle case popolari.


Il punto è che queste sono “soluzioni tampone”, che funzionano per perpetuare il problema non per risolverlo. I residence, i centri di emergenza, sono ghetti, luoghi della disumanità, gestiti da cooperative sociali che mirano a creare profitto dalle persone in stato di disperazione. Sono strumenti per estrarre valore dalla povertà. L’associazione “Case al plurale” dichiara che nel Lazio si spendono 181 euro al giorno per ospite; soldi pubblici che potrebbero essere destinati all’edilizia residenziale pubblica e alla spesa sociale, invece vanno a dei “mediatori” che peggiorano la qualità della vita dei loro “ospiti”. La stessa idea di “accoglienza” è fuorviante. Le famiglie che non possono pagare un affitto non devono essere “accolte” nel paese in cui già vivono, sono nati o cresciuti; devono invece poter raggiungere una condizione di benessere, dignità e sviluppo della persona. Queste strutture lavorano esattamente per il contrario.


Tra gli operatori, molto spesso prevale una logica punitiva e diffidente verso gli ospiti, che sono costantemente giudicati, distinti in buoni e cattivi per giustificare le privazioni e mantenere la minaccia costante di espellerli dalla struttura. È una logica carceraria e caritatevole che fa stancare il nucleo familiare, magari già traumatizzato dalla perdita della casa. La convivenza è quasi sempre violenta, con dinamiche di sopraffazione e aggressività che gli enti gestori non vogliono o non riescono a mitigare. La permanenza nei centri teoricamente sarebbe temporanea, ma siccome non vengono fornite altre soluzioni, le persone rimangono per anni in un limbo. Inoltre, se si supera un certo reddito, anche se questo non dà la possibilità di affittare un alloggio, si rischia di perdere la possibilità di rimanere nella struttura: le persone sono invogliate a non lavorare, a lavorare al nero o a rimanere dipendenti dall’amministrazione, rendendo cronica una situazione che doveva essere di emergenza.


Nei residence, ogni nucleo familiare costa all’amministrazione capitolina circa milletrecento euro al mese. Eppure, gli appartamenti non ricevono mai manutenzione: i proprietari contano sul fatto che gli “ospiti” non potranno lamentarsi, perché li si presenta sempre come “privilegiati”, alloggiati gratuitamente dalle istituzioni. Dal 2013 la giunta Marino aveva iniziato un processo di dismissione, solo in parte riuscita: si è arrivati a chiudere venti strutture, passando da trentuno a undici residence, e risparmiando ventidue milioni di euro. Ma l’unica alternativa proposta è stata il “buono casa”, un sussidio pubblico per i proprietari di case che accettino di affittare un appartamento a una persona o una famiglia che vive in un residence: la misura si è rivelata fallimentare, perché la maggioranza dei proprietari non si fidano del Comune e dubitano che i pagamenti saranno puntuali o costanti. Diverse famiglie uscite dai Caat si sono ritrovate sotto sfratto quando il Comune ha smesso di pagare il contributo. Ma è fallita anche la soluzione proposta nel 2016 dalla sindaca Raggi, che inventò un percorso di uscita dall’emergenza abitativa chiamato Sassat (Servizio di assistenza e sostegno socio-alloggiativo temporaneo). In un anno, tra il 2018 e il 2019, furono pubblicati tre bandi per reperire all’incirca ottocento alloggi. Ma i bandi rimasero deserti e gli abitanti si trovarono a dover subire continui spostamenti da un Caat all’altro, man mano che scadevano i contratti. Ovviamente non potevano rifiutare gli spostamenti, altrimenti avrebbero perso il diritto a usufruire del servizio. (omar ahmed abdel azim)

Si ringrazia Manuela Marziale, autrice de "Espressione occipante".

Alessandro Verga