Nel pieno di una turbolenza estiva di governo, la destra meloniana ha fatto quello che fa sempre: inventarsi di sana pianta un complotto per distogliere l’attenzione e spostarla su altro. Il tutto condito da tonnellate di vittimismo.
Funziona così.
Parte Sallusti sul “Giornale”. Che tuona “Vogliono indagare Arianna Meloni” (Gulp!) e se la prende con il famigerato “asse-sinistre-procure”.
Poi tocca in ordine sparso ai colonnelli.
Malan parla di “campagna giudiziaria contro la sorella di Meloni”.
L’ineffabile Donzelli rincara suggerendo una “cospirazione di giornalisti, politici di sinistra e magistrati compiacenti” (Che fantasia…)
Atreju arriva addirittura a chiedersi se, dopo la sorella, la sinistra tenterà di indagare anche il gatto della Meloni? (Così, de botto, senza senso).
Infine arriva lei, Giorgia Meloni in persona. Che, invece di liquidare come ridicole illazioni quelle del “Giornale”, dice che “è verosimile quanto scrive. È uno schema già visto e rivisto contro Berlusconi”.
Ma vi rendete conto della gravità assoluta della cosa?
Un giornale tira fuori una notizia dal nulla e la Presidente del Consiglio, senza alcun elemento, carta, straccio di indizio in mano, non solo la dà per certa, ma la rilancia e la cavalca a suo piacimento.
Se Meloni ha notizie di un complotto contro la sua famiglia, lo dica e denunci subito presso le autorità competenti. Altrimenti è pura propaganda da bar, armi di distrazione di massa, mancanza totale di senso e rispetto delle istituzioni.
Nulla di nuovo insomma. Il problema è che funziona pure.
Lorenzo Tosa
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