giovedì 2 giugno 2022

Berlino oggi

 


Sono appena stato per la quarta volta a Berlino. 


Una città che mi intriga da vari punti di vista e che però su una questione, ogni volta che la visito, mi disturba sempre di più. 

Il rapporto che ha con il turista rispetto alla sua storia recente. 


Certo mi riferisco al muro che l'ha tenuta separata per quasi trent'anni. Vedo intorno ai suoi resti un clima da Disneyland, una caccia al gadget più kitsch, la cartolina petalosa con pupazzi americani e sovietici, il selfie stile fontana di Trevi davanti al Check point Charlie.


Non vorrei risultare moralista, ma mi pare ogni volta che capito lì che ci sua una fondamentale rimozione di massa su cosa è stato il muro, di cosa ha rappresentato non solo a livello simbolico. 


I libri di Storia ci dicono che nel tentativo di scappare da Est a Ovest dal 1961 al 1989, sono state ammazzate più di 140 persone.

Secondo il Centro di Ricerca sulla Storia Contemporanea (ZZF) tra le vittime non vengono conteggiate quelle che morirono di cause naturali durante i controlli, solitamente d'infarto, di cui sono conosciuti almeno 251 casi.


Nella notte tra il 12 ed il 13 agosto 1961 su decisione Sovietica furono separate famiglie, legami sentimentali, amici, vite. Separati in modo assoluto prima dal filo spinato poi dal cemento. 


Il ragazzo nella foto aveva 18 anni si chiamava Peter Fechter, e fu fucilato durante il suo tentativo di fuga verso ovest e lasciato morire dalla guardie di frontiera della DDR. Una storia simbolica che ne racchiude tante altre ugualmente drammatiche.


E di fronte a tutto questo Berlino a chi la visita oggi, regala un merchandising coatto e poco rispettoso di tutto quel sangue, di tutto quel dolore.


Non me ne capacito.

Luca Paladini 

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