Mentre una delegazione afghana si è recata in Russia per nuovi colloqui, l’ambasciatore russo a Kabul ha dichiarato che i talebani non rappresentano una minaccia per la sicurezza e Mosca ha ribadito che una soluzione al conflitto deve tenere conto del peso politico del gruppo nel Paese.
Secondo quanto riferito dall’agenzia di stampa TASS, il primo luglio, il consigliere per la Sicurezza Nazionale dell’Afghanistan, Hamdullah Mohib, si è recato in Russia per tenere colloqui con il segretario del Consiglio di Sicurezza russo, Nikolai Patrushev. Anche l’inviato della presidenza russa per l’Afghanistan, Zamir Kabulov, prenderà parte alle consultazioni, che saranno incentrate sulla situazione nel Paese e sugli sviluppi futuri.
La visita arriva due giorni dopo le dichiarazioni dell’ambasciatore di Mosca a Kabul, Dmitry Zhirnov, che il 29 giugno ha affermato che i talebani non rappresentano una minaccia diretta per la Russia. Secondo il diplomatico, i militanti afghani non sarebbero abbastanza forti da prendere il controllo della capitale e di altre grandi città del Paese. Tuttavia, Zhirnov ha riconosciuto che la situazione a Kabul è piuttosto tesa. “C’è un aumento della minaccia terroristica qui, ed è chiaro che questa è la capitale di un Paese in stato di guerra. Tuttavia, da maggio a Kabul non ci sono stati gravi cambiamenti in peggio”, ha dichiarato il rappresentante russo.
Di parere opposto è l’inviata speciale delle Nazioni Unite in Afghanistan, che il 22 giugno ha avvertito che i talebani hanno preso il controllo di più di 50 dei 370 distretti afghani da maggio ad oggi, sottolineando che le aree conquistate circondano le capitali provinciali. Il timore è che i talebani stiano preparando il terreno per lanciare gli assalti finali contro le principali città una volta che le forze straniere si saranno completamente ritirate, entro settembre. Questa situazione non fa che alimentare i timori per la tenuta del governo di Kabul, poichè anche alcune zone intorno alla capitale sono in mano ai talebani.
In tale contesto, il 30 luglio, il rappresentante permanente della Russia presso le Nazioni Unite, Vassily Nebenzia, ha ribadito che il processo di pace in Afghanistan dovrebbe tenere conto del ruolo dei militanti islamisti afghani nella vita politica del Paese. “È necessario affrontare questo problema il più rapidamente possibile, perché gli stessi talebani affermano di controllare l’80% del territorio afghano. Non so quanto siano accurate queste cifre e non posso commentarle. Ma una soluzione non può essere trovata senza tener conto del fatto che i talebani sono parte integrante del panorama politico”, ha dichiarato Nebenzya. L’inviato di Mosca ha poi sottolineato che la situazione è in rapida evoluzione, soprattutto a causa del ritiro delle truppe statunitensi, annunciato il 14 aprile e previsto entro settembre. “Non sappiamo ancora come sarà il Paese dopo che gli americani avranno completato il loro ritiro”, ha aggiunto.
Intanto, il conflitto afghano diventa sempre più pressante per i Paesi vicini. Il 22 giugno, il Comitato per la Sicurezza Nazionale del Tagikistan ha riferito che 134 soldati dell’esercito afghano si sono dovuti ritirare in territorio tagiko dopo un attacco dei talebani al posto di blocco del confine di Sherkhon Bandar. Nell’assalto è morto un soldato e 4 sono rimasti feriti. Più tardi, i militari afghani tornati a Kabul con un volo speciale. Anche dalla provincia di Balkh, altri 17 soldati afghani si sono ritirati in Tagikistan dopo uno scontro armato con un’unità talebana. Le forze di sicurezza tagike alla frontiera lasciano libero il passaggio all’esercito afghano in questi casi.
Questa situazione ha portato Mosca ad intervenire promettendo il proprio supporto. Il primo luglio, il rappresentante della Duma di Stato, la Camera Bassa del Parlamento russo, Vladimir Shamanov, ha annunciato che nel quadro dei suoi obblighi derivanti dall’Organizzazione del Trattato di Sicurezza Collettiva (CSTO), la Russia intente fornire al Tagikistan l’assistenza militare necessaria nel caso in cui si registri un aumento della minaccia terroristica da parte dei talebani. Tali dichiarazioni sono state rilasciate dal rappresentante russo a margine di un vertice del CSTO che si è tenuto, lo stesso primo luglio, a Dushanbe, capitale del Tagikistan. In tale occasione, Shamanov ha ribadito che la Russia non è allarmata dall’avanzata dei talebani, ma intende monitorare da vicino la questione.
Infine, è importante sottolineare che i rapporti tra Russia e talebani sono un tema caldo dal 2016, che è tornato in cima all’agenda internazionale nel 2020. Notizie di una presunta collaborazione del Cremlino con i militanti afghani circolano a partire dal 2 dicembre del 2016, quando il generale John W. Nicholson, a comando delle truppe statunitensi in Afghanistan, aveva denunciato il supporto russo alle offensive dei talebani nel Nord del Paese. Secondo il generale degli USA, anche la Russia si era unita all’Iran e al Pakistan ed era diventato un Paese con una “influenza maligna” in Afghanistan. In tale occasione, il segretario del Consiglio di Sicurezza russo, Nikolai Patrushev, aveva negato le accuse e aveva cercato di rassicurare le autorità del Governo afghano, con scarsi risultati. Mosca affermava che il proprio sostegno materiale ai talebani aveva lo scopo di impedire allo Stato Islamico di prendere campo nel Paese e, di conseguenza, minacciare la sicurezza della Russia.
La questione è tornata attuale a partire dal 26 giugno 2020, quando il New York Times ha rivelato che l’intelligence degli USA aveva scoperto lo spostamento di grandi risorse finanziarie da un conto bancario russo ad un conto collegato ai talebani. Tale denaro si ipotizzava potesse essere un pagamento e una prova di un rapporto tra le due parti. L’allora presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, il 27 giugno, aveva dichiarato di non essere mai stato informato al riguardo. “Nessuno mi ha informato o me ne ha mai parlato”, aveva scritto Trump su Twitter. “Tutti lo stanno negando e non ci sono stati molti attacchi contro di noi”, aveva aggiunto il presidente. Lo stesso 27 giugno, la Casa Bianca e il direttore dell’Intelligence Nazionale avevano smentito tali informazioni. Anche il Ministero degli Esteri russo aveva negato la versione del Times.
Allora, il 28 giugno 2020, il giornale statunitense aveva pubblicato un nuovo articolo in cui si riferiva che l’intelligence e gli agenti delle operazioni speciali statunitensi in Afghanistan avevano avvisato i propri superiori già a gennaio del 2020 riguardo alla condotta della Russia e al pagamento di ricompense per effettuare attacchi contro gli Stati Uniti. Di conseguenza, il 29 giugno 2020, sia i democratici sia i repubblicani al Congresso avevano chiesto risposte immediate all’amministrazione Trump. Non è chiaro quante truppe americane o della coalizione internazionale possano essere state prese di mira o uccise nell’ambito del presunto programma di ricompense russo. Secondo il Times, l’intelligence avrebbe appreso tali informazioni da interrogatori di combattenti catturati.
https://sicurezzainternazionale.luiss.it/2021/07/01/lavanzata-dei-talebani-afghanistan-non-minaccia-la-russia/
Bush71
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