L’hanno
accusata di “caduta di stile”, “ineleganza”, addirittura di “violazione
delle regole” (cit. Codacons, e fa già ridere così). La sua unica
“colpa”? Aver invitato a votare nientemeno che... suo marito Fedez. E di
avere 23 milioni di follower, come se le fossero caduti dal cielo e non
fossero frutto del suo lavoro, della sua capacità, della sua storia.
Ma,
a prescindere da Sanremo, da Fedez, dalla canzone, dai gusti (buoni o
cattivi), nell’ultimo anno si sono messi tutti in fila per applaudire
(giustamente) Chiara Ferragni per l’uso sociale e solidale che ha fatto
della propria visibilità in epoca di Covid.
È bastato che osasse
per una volta usare quella stessa visibilità per sostenere il marito
nella sera probabilmente più importante della sua vita, e all’improvviso
ecco riemergere dalle nebbie orde di hater, di indici puntati, di
“giudici demoscopici” del web, di pelosa indignazione.
Come se,
in fondo in fondo, nell’incensarla come nel buttarla giù, il messaggio
fosse sempre lo stesso: l’ipocrita e italianissima tendenza a decidere
chi devi essere e come ti devi comportare, cosa puoi dire e perché.
Specie se sei una donna e di successo.
Non so se è chiaro:
quello che fa Chiara Ferragni coi suoi canali social - nel rispetto di
tutti e soprattutto delle regole - sono solo ed esclusivamente affari di
Chiara Ferragni.
E ora parliamo di cose serie, dai.
https://www.facebook.com/lorenzotosa.antigone/photos/a.476251642907003/1032030820662413/
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