Gräfin Marta. Un ricordo di Marta Eggerth
di Giordano
La smania di questi giorni festivi – e la scarsa attenzione dei media alle notizie di carattere culturale – ha fatto passare sotto silenzio la notizia della scomparsa di Marta Eggerth, cantante e attrice ungherese fra le protagoniste assolute dell’ultima grande stagione culturale della Mittel-Europa, quella del primo dopoguerra destinata ad essere spazzata via sul finire degli anni ’30 della follia nazista.
Nata a Makó, nell’Ungheria orientale, il 17 aprile 1912 ma cresciuta umanamente e artisticamente a Budapest, fu iniziata al canto dalla madre soprano. Bambina prodigio mostrò subito una straordinaria propensione debuttando ad 11 anni nel mondo dell’operetta. Furono anni di precoci e folgoranti successi sui maggiori palcoscenici internazionali e soprattutto anni di incontri importanti che si rivelarono decisivi per la sua crescita come quello con il grande regista Max Reinhardt con cui canta il ruolo di Adele in “Die fledermaus” ad Amburgo nel 1929 e soprattutto quello con il compositore Emmerich Kálmán, l’ultimo grande esponente dell’operetta ungherese che nel 1930 la chiama in sostituzione dell’indisposta Adele Kern per la prima rappresentazione di “Das Veilchen vom Montmartre” allo Strauss Theater di Vienna. E’ l’inizio di una collaborazione diretta con il compositore che si protrarrà negli anni facendo della Eggerth la destinataria di molte delle nuove composizioni del maestro. Era l’inizio di una trionfale carriera che fece di lei l’autentica regina dell’operetta, il simbolo stesso di questo genere musicale così radicato nella cultura europea del tempo; le collaborazioni con Kálmán non furono infatti le sole ma la Eggerth lavorò con tutti i maggiori compositori del tempo da Oscar Strauss a Fritz Kreisler fino a Robert Stolz, nipote della leggendaria prima interprete di tanti ruoli verdiani.
La Eggerth era interprete perfetta per questo repertorio. La voce non grande era in compenso agile e luminosa, l’innata musicalità e la capacità unire come nessun’altra leggerezza, malizia ed ironia ne facevano l’inevitabile principessa di quel genere brillante e nostalgico. La Eggerth era inoltre donna di notevole avvenenza – lo sguardo profondo, i capelli biondo mielati, un sorriso radioso – cosa che nell’operetta ha una sua non trascurabile importanza.
L’attività della cantante non si limitava però all’operetta ma comprendeva anche un vasto repertorio lirico in cui affrontò ruoli spesso molto diversi fra loro quali Gilda, Manon, Micaela, Mimì ma anche Aida e Tosca.
La forte presenza scenica e il talento di attrice la indirizzarono precocemente anche verso il cinema dove divenne l’autentica diva di quelle commedie musicali portate in auge dall’avvento del sonoro e che specie in Europa si connotavano come dirette filiazioni dell’operetta. Il debutto cinematografico – anch’esso molto precoce – avviene nel 1930 in Ungheria (la Eggerth ha 18 anni) ma è con le successive commedie musicali austro-tedesche che si afferma a livello internazionale. Molti di questi film potevano contare su colonne sonore di notevole qualità musicale opera di alcuni dei maggiori compositori attivi all’epoca le cui melodie erano pensate appositamente per i mezzi vocali della cantante. E’ così in “Ein Lied, ein Kuss, ein Mädel “ del 1932 con musiche di Stolz, in “Die Blume von Hawaii” del 1933 con la colonna sonora di Paul Abraham e soprattutto in “Es war einmal ein Walzer” (1932) e “Die ganze Welt dreht sich um Liebe” (1935) le cui musiche furono appositamente composte dal vecchio Franz Lehár, nume tutelare dell’operetta viennese. In quegli anni la Eggerth lavora come attrice anche in Italia è nel 1935 è la protagonista femminile di “Casta diva” romanza biografia cinematografica di Vincenzo Bellini firmata da Carmine Gallone, miglior film italiano alla mostra cinematografica di Venezia in quell’anno.
Proprio sul set cinematografico (“ Mein Herz ruft immer nach dir” con musiche di Robert Stolz) conosce nel 1934 il tenore polacco Jan Kjepura che poco dopo diverrà suo marito nonché inseparabile compagno sui palcoscenici di tutto il mondo. La vicinanza con Kjepura – uno dei maggiori tenori di ogni tempo – la porta ha frequentare maggiormente il repertorio lirico e proprio al fianco del marito debutta nel 1938 al Metropolitan come Mimì ne “La bohéme”.
La situazione in Europa nel frattempo si faceva sempre più pesante in conseguenza alla sempre più invasiva azione della Germania nazista – la Eggert era inoltre di origine ebraica da parte materna – il che convinse la coppia ha trasferirsi definitivamente negli Stati Uniti dove già erano contesi dai maggiori teatri – la fondamentale scoperta dell’operetta viennese da parte della cultura americana avvenuta in quegli anni fu in gran parte merito della coppia Kjepura – Eggerth – e dove rapidamente si aprirono anche le porte di Hollywood. Nel 1940 firma un contratto con la Metro-Goldwyn-Mayer che da il primo frutto concreto nel 1942 quando viene girato “For me and My Gal” che la vede protagonista al fianco di Judy Garland e Gene Kelly.
Al termine della guerra la coppia tornò in Europa riprendendo ad esibirsi sui maggiori palcoscenici, specie in quella “Die lustige Witwe” divenuta un autentico marchio di fabbrica della coppia e affrontata in scena oltre 2000 volte su tutti i palcoscenici. Nonostante la scelta di rimanere negli Stati Uniti ci furono nuove scritture cinematografiche anche in Europa – l’ultima “Frühling in Berlin” è del 1957 – ma il diradarsi degli impegni era legato alle trasformazioni del gusto avvenute a partire dagli anni ’50.
La morte di Kjepura nel 1966 segnò l’abbandono dalle scene anche se negli anni successivi si ebbero saltuarie apparizioni in musical americani. Nel 1999 e nel 2000 – ormai quasi novantenne – tenne due concerti a Vienna trionfalmente accolta e mostrando ancora una salute vocale non indifferente. E’ mancata il 26 dicembre 2013 a New York dove ormai risiedeva abitualmente.
http://infernemland.wordpress.com/2013/12/28/grafin-marta-un-ricordo-di-marta-eggerth/
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