Il Parlamento Europeo ha votato a larga maggioranza una drastica riforma della Common Fishery Policy. Dopo aver esaminato un dossier sullo stato di salute delle risorse idriche del continente, da Strasburgo parte un’iniziativa volta a riconsiderare le ripartizione delle quote di pesca.
Non solo: monitoraggi e controlli saranno assidui e saranno inasprite le pene per la pesca selvaggia: misure concrete e mirate a risolvere la piaga dell’overfishing, l’eccessivo sfruttamento delle risorse ittiche.
Dall’altra parte del mondo, in Cina, il premier Wen Jiabao ha deciso, nel consiglio di stato, di adottare nuove linee guida che consentano uno sviluppo dell’attività peschiera nel segno della sostenibilità ambientale. Acquacoltura, controlli più severi e ammodernamento delle flotte i principali punti che saranno adottati dalla Cina.
Tutto merito di Greenpeace, che da anni porta avanti una strenua lotta per salvare il nostro mare? Forse. Ma più di tutto la consapevolezza, per fortuna crescente, che il mare è una risorsa, prima di tutto, da tutelare.
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