In Mali aumenta la carenza di cibo.
Si moltiplicano gli appelli a fronteggiare l’emergenza umanitaria nel Sahel e, in particolare, nel nord del Mali, dove la condizione delle popolazioni civili è resa drammatica dal conflitto in atto tra l’esercito governativo e il Movimento nazionale per la liberazione dell’Azawad (Mnla), il gruppo ribelle tuareg che rivendica l’autonomiadell’omonima regione settentrionale del Mali e che lo scorso 17 gennaio ha avviato un’offensiva.
I profughi provocati dal conflitto sono oltre 130.000, per metà sfollati interni, minacciati da una crisi alimentare prospettata già prima dell’esplodere dei combattimenti dai cattivi raccolti di quest’anno. Né a contenere la minaccia basta il fatto che molti sfollati appartengono a comunità di pastori, nomadi, avvantaggiate dal fatto di sapersi organizzare nel deserto, dove possiedono anche alcuni insediamenti utilizzati nel periodo della transumanza. In questo periodo, infatti, i pascoli non sono pronti e anche il bestiame sta soffrendo di questa situazione.
Critica è la situazione anche per i circa 70.000 rifugiati in Niger, Mauritania, Burkina Faso e Algeria. Oltre agli interventi delle agenzie umanitarie internazionali, il Governo di Algeri ha annunciato la consegna di aiuti entro la fine della settimana per i profughi maliani nei vari Paesi di accoglienza. L’Algeria ha anche offerto una propria mediazione tra il Governo di Bamako e i ribelli tuareg, ma questi ultimi non sembrano intenzionati ad accettarla.
Il Comitato internazionale della Croce Rossa (Cicr) ha lanciato ieri un appello per raccogliere dieci milioni di euro al fine di portare aiuti a 700.000 persone in Mali e in Niger e prevenire una grande crisi umanitaria nei due Paesi. «Le popolazioni in Mali e Niger si trovano ad affrontare una duplice crisi: l’insicurezza alimentare che ha colpito l’intera regione, e i combattimenti nel nord del Mali», ha spiegato Boris Michel, responsabile del Cicr delle operazioni per il Nord e Ovest Africa. Il Cicr vuole poter visitare le persone catturate, assistere i feriti e distribuire viveri, acqua e altri beni di prima necessità.
Il Cicr prevede inoltre la distribuzione di cibo a oltre 240.000 persone, l’acquisto di bestiame a un prezzo ragionevole per preservare la sopravvivenza di 120.000 nomadi, e la distribuzione di semi per aumentare la capacità produttiva di 90.000 agricoltori.(oss.Rom)
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