Il 1 giugno 2009, alle 2.14 del mattino, il volo Air France 447, partito meno di quattro ore prima da Rio de Janeiro e diretto a Parigi, si è inabissato in mezzo all’Atlantico, provocando la morte di tutte e 228 le persone a bordo. Ci sono voluti oltre due anni per capire le cause esatte del disastro — il più grave ad aver colpito la compagnia di bandiera francese — a causa della difficoltà a reperire la “scatola nera” dell’Aribus A 330.
Scartate quasi subito le ipotesi di un attentato, di un fulmine o di turbolenze tali da far precipitare l’aereo, e grazie all’esame dei dati trasmessi dall’Acars (il sistema di trasmissione automatico di alcuni dati di volo agli uffici della compagnia aerea), gli investigatori hanno intuito che l’equipaggio era stato tratto in inganno da un guasto delle sonde Pitot. Situate all’esterno dell’aereo, le sonde misurano la velocità dell’aria — e quindi del velivolo. Privi delle vitali indicazioni sulla loro velocità e in balia di violente turbolenze, i piloti avrebbero messo l’aereo in condizioni di stallo (perdita di portanza), senza essere in grado poi di impedirne la caduta. Un ottimo — anche se a volte un po’ sensazionalista — documentario della BBC, The Mystery of Flight 447, ricostruisce questa prima inchiesta.
Con il ritrovamento delle scatole nere, nel maggio 2011, è stato possibile conoscere sia i parametri di volo, sia le conversazioni in cabina di pilotaggio, e quindi le cause dell’incidente. Le conclusioni del Bureau enquête accident francese indicano che, come avviene nella stragrande maggioranza dei disastri aerei, l’incidente è dovuto alla concomitanza di diversi eventi che, da soli, non sarebbero stati sufficienti per provocarlo.
Nello specifico va evidenziato che l’’ufficio pubblico francese incaricato di investigare sugli incidenti aerei e di fare raccomandazioni per migliorare la sicurezza dell’aviazione, il BEA (Bureau d’Enquêtes et d’Analyses pour la Sécurité de l’Aviation Civile) ha rilasciato un rapporto tecnico sull’incidente del volo Air France 447, che mette seriamente in discussione l’operato dei piloti. Il volo scomparve improvvisamente mentre attraversava l’Atlantico il 1 giugno 2009 con 228 persone a bordo. Solo lo scorso maggio una spedizione oceanografica aveva recuperato i due cilindri che contenevano la maggior parte dei dati del volo, la cosiddetta “scatola nera”, insieme ad alcuni corpi dei passeggeri morti nell’incidente.La breve relazione del BEA si basa sui dati della scatola nera, secondo i quali, nei minuti finali del volo, l’equipaggio non è stato in grado di identificare e rendersi conto con certezza della perdita di altitudine, nonostante un allarme della strumentazione abbia suonato per circa un minuto. Invece di puntare il muso dell’aereo verso il basso, la manovra corretta da eseguire in quella situazione, il pilota provò a uscire dalla difficoltà puntando il muso verso l’alto e rendendo irreversibile lo stallo dell’aereo. Il copilota, secondo il rapporto, non aveva abbastanza addestramento per il volo manuale e per situazioni in cui la velocità dell’aereo non era indicata correttamente dalla strumentazione. I passeggeri, infine, non vennero avvisati delle difficoltà mentre i piloti cercavano di riprendere il controllo dell’aereo.Il BEA ha quindi fatto dieci nuove raccomandazioni generali per migliorare la sicurezza dell’aviazione, tra cui rendere obbligatorio per tutti i piloti francesi un addestramento specifico per gestire le situazioni di stallo ad alta quota. In risposta alla pubblicazione del rapporto, Air France ha rifiutato le conclusioni dell’ufficio governativo, dicendo che, nonostante il nuovo rapporto, “al momento nulla permette di mettere in discussione la competenza tecnica dell’equipaggio”. I risultati dell’inchiesta confermano le indiscrezioni pubblicate un paio di mesi fa dal Wall Street Journal e che parlavano appunto dell’inadeguatezza nella preparazione dei piloti come principale responsabile del disastro. Al momento però la compagnia aerea Air France e la casa produttrice dell’aereo, Airbus, sono indagate per omicidio.
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