domenica 21 settembre 2014

Un indagato alla Consulta? Per la Serracchiani si può

Un indagato alla Corte Costituzionale? Per il Partito democratico si può. "Perché un avviso di garanzia non è una condanna". A dirlo è Deborah Serracchiani, vicesegretario dem, che ad Agorà, trasmissione in onda su RaiTre, ha risposto così ad una domanda del giornalista Marco Lillo de Il Fatto Quotidiano circa la vicenda giudiziaria che ha coinvolto Donato Bruno (Forza Italia), ancora in corsa - nonostante le tredici fumate nere - per una poltrona alla Consulta insieme a Luciano Violante (Pd). 

Il senatore azzurro, come si legge nell'edizione odierna de Il Fatto, è stato iscritto nel registro degli indagati dalla Procura di Isernia con l'accusa di "interesse privato del curatore negli atti del fallimento". In pratica, secondo i pm l'avvocato Bruno ha ricevuto un incarico da curatore fallimentare direttamente dal legale con cui divide lo studio professionale. Si tratta di una nomina da 2,5 milioni di euro. 

Ma non è tutto. Basta una ricerca su Twitter per leggere alcuni commenti indignati degli utenti che scrivono come laSerracchiani se ne sia andata dallo studio di Agorà, incalzata dalle domande del giornalista. Scrive Maura: "La Serracchiani non ha risposta all'ultima domanda di Marco Lillo. Aveva fretta, neh?". Commenta Jo: "Domanda di un giornalista alla Serracchiani Pd. Per lei è normale votare per la consulta un indagato come l'On. Bruno? lei va via". Infine Alberto: "Serracchiani, ad Agorà, non trovi il tempo per rispondere, ma trovi il tempo per scappare,una vera vergogna". 

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 · 19 settembre alle ore 9.16 · 
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