domenica 30 marzo 2014

LE TOGHE DI GIUDA CONTRO LA LIBERTA' DI PENSIERO

Nell’Aula degli Avvocati del Palazzo di Giustizia di Roma, a piazza Cavour, si è svolto martedì 1 agosto 2012  un convegno, organizzato dall’Ordine forense romano, dal titolo “Negazionismo, tempo scaduto”.
Si è trattato di un nuovo tentativo di promuovere in Italia un provvedimento liberticida e di repressione del pensiero, sventolando lo scudo del “razzismo” e trasformando surrettiziamente la ricerca storica, di per sé “revisionista”, in “negazionista” di... “verità rivelate”.
Già il 16 aprile, l’Ordine degli Avvocati, aveva aperto il fuoco (si fa per dire: in sala, tra relatori e spettatori erano dozzina) su questa materia. I due avvocati-consiglieri promotori del “progetto” - Pietro Di Tosti e Aldo Minghelli - questa volta, invitando ad hoc “personalità” più in grado di rinfoltire l’assemblea, sono riusciti, almeno, a raddoppiare le presenze e a ottenere i “complimenti” di rito dell’Ordine di appartenenza.
Purtroppo per loro, però, la “locandina” dell’evento era girata ed è finita anche tra le mani di giuristi che difficilmente potevano ammettere un così grave stravolgimento delle fondamenta stesse del Diritto.
E uno di loro il prof. Antonio Caracciolo, è andato - ospite sgradito - ad assistere a tale Lezione di Pensiero Omologato.
Stralciamo delle parti delle sue “osservazioni a caldo” postate sul blog dell’associazione “Civium Libertas”.


 Lo scopo manifesto del convegno era di promuovere l’introduzione in Italia di leggi già vigenti altrove allo scopo di mandare in galera chi manifesta opinioni (= crimini!) in materia dichiarata tabù dalla comunità ebraica o da ambienti che fanno capo ad essa: sono esplicite le richieste in tal senso di un Riccardo Pacifici.
La titolazione sembra un atto di guerra ed un invito alla caccia dei rejetti, i «negazionisti», le streghe del XXI secolo e di inizio del terzo millennio. Rispondendo qui a chi mi chiede dove siano in Italia tutti questi «negazionisti», chiarisco che non si tratta tanto di questi, ma di impedire e precludere qualsiasi minima critica ad Israele ed alla sua politica, per la quale nessuno nel “convegno” si è sognato di parlare del vero e proprio “genocidio” ovvero “pulizia etnica” dei palestinesi che si è consumata dal 1948 ad oggi con complicità vaste, diffuse, ramificate in ogni ganglo istituzionale dei paesi europei.
Europei messi tutti sotto processo e per l’eternità con un atto che è la madre di tutte le barbarie successive: il Processo di Norimberga, per il quale ogni giurista degno di questo nome inorridisce.
...Il primo insulto (fu allora ed è adesso) alle vittime che in questo modo vengono strumentalizzate facendo loro perdere quella pietà che è dovuta indistintamente a tutti quelli che sono morti. Anche dei morti si abusa e si fa dell’empietà proprio mentre si dice di voler tutelare la dignità di quei morti.
Evidentemente è proprio la consapevolezza della propria ignoranza in materia storica e filosofica che fa evitare il confronto con tutte quelle persone di cui si chiede appunto la condanna e la carcerazione. Ma ogni modestissimo giurista sa che non si può condannare nessuno precludendo il diritto di potersi difendere.
Ed arriviamo qui alla negazione di un caposaldo della civiltà giuridica: il diritto alla difesa riconosciuto a chi si vuol condannare. Qui non è chiara neppure l’accusa.
I “convegnisti” hanno dimostrato di ignorare i nodi del contendere, che sono tre: 1) Il numero dei 6.000.000 per il quali si va in galera: non uno di più non uno di meno. ...Per quel numero magico, che già si ode nella prima guerra mondiale, si va il galera. 2) La questione tecnica delle camere a gas. Fino ad un certo anno il professor Faurisson, che si è occupato specificamente di questa questione, veniva regolarmente prosciolto dai giudici, che se non ricordo male ringraziavano pure per essere stati istruiti. Fallita questa via, venne la legge Fabius-Gayssot, per la quale la verità veniva stabilita per legge e non interessava più se siffatte camere a gas siano esistite o no. Ti condanno e basta. Per questa via ci si potrà anche imporre l’esistenza dei marziani e guai a chi la negasse. Se questa non è barbarie giuridica, non so come altrimenti chiamarla. 3) La terza questione è quella che a mio modesto avviso sembra la più importante: la questione della “intenzionalità” dello “sterminio” di quanti con la loro forza lavoro erano una risorsa importante nell’economia della guerra.
A chi mi coinvolge nella problema, vado con fatica ripetendo che come filosofo del diritto mi compete come abito disciplinare la sola problematica della libertà di pensiero, non certo il merito dei fatti storici incriminati sui quali l’ignoranza della “filosofa” mi ha lasciato estremamente perplesso. E dire che Socrate diceva “so di non sapere”, ma coste non mostra neppure di preoccuparsi di sapere qualcosa su ciò su cui vuole emettere sentenza. Personalmente, come filosofo, trovo sia molto più importante non il «se» ma il «perché» della narrativa che non si può discutere. Credo si aprirebbero abissi ancora più profondi di quelli del «se».

Non si capisce se Lor Signori pensano di obbligare i cittadini a pubblici autodafè, giacché pare evidente che non siamo più davanti a fatti storici che possano essere trattati con gli ordinari mezzi del metodo storico, ma di una Fede che deve essere condivisa ed ubbidita.
...Di cosa si tratta più precisamente? Di un “convegno”, se è possibile questo termine, incardinato però entro corsi di formazione degli avvocati, che poi devono esercitare la professione. Era prevista una registrazione cui sarebbe seguita una attestazione di frequenza che comporterebbe “punteggi” per quanti pensano di essersi istruiti, assistendo all’evento. Saputo del quale io ho chiesto di poter assistere, assicurando che non avevo bisogno di nessuna attestazione. Dico subito che mi aspettavo una maggiore dignità scientifica e sono stato grandemente deluso e scandalizzato per la faziosità a malapena mascherata da alcune relazioni più tecniche... I cittadini italiani dovrebbero essere meglio informati di come venga smantellato tutti il sistema dei loro diritti e garanzie in un’Europa che è un autentico mostro, un regime di tirannia contro il quale è auspicabile che tutti i cittadini di tutti stati insorgano, magari per ritrovarsi di nuovo tutti insieme come popoli sovrani e liberi da burocrati, banchiere e da Lobbies che non esistono, ma che oggi ci privano delle nostre libertà.

Non conoscevo se non di fama S.E. Flick, che è stato ministro della giustizia e giudice costituzionale. Nella mia vita di giudici costituzionali ne ho conosciuto qualcuno... ma direi che la veste principale con la quale ha parlato è stata quella di Presidente Onorario di una Fondazione per la costruzione del Museo della Shoah in Roma. Per chi non lo sapesse la Giunta Alemanno ha destinato 23 milioni di euro per questo progetto fortemente voluto e patrocinato dalla comunità ebraica. E questo mentre i cittadini protestano per la svendita dell’ACEA allo scopo di fare cassa e magari pagare così il Museo. Ma protestano anche per l’aumento del cinquanta per cento, in una botta sola, del biglietto dell’autobus. Ai 23 milioni aggiungerei altri costi prevedibili, se passano le leggi a cui Lor Signori mirano.
Prevedo un notevole incremento della popolazione carceraria italiana, dovuto a quanti saranno condannati per un nuovo reato, quello di “negazionismo”, degno del periodo in cui si mandavano le streghe sul rogo. Se ci basa sulla stima, pare per difetto, di 200.000 persone che nella sola Germania dal 1994 ad oggi sono state penalmente perseguite per meri reati di opinione, ci si può immaginare cosa ci aspetta. Anche in questo la Germania veniva additata dai relatori come un modello da seguire.

Non vi è stata proprio una sola parola che mi abbia trovato concorde di quanto ho sentito dire da S.E. Vi sono state alcune parte tecniche dove si parla di leggi e di loro applicazioni, ma il senso generale del suo intervento era tutto ed esclusivamente politico. Si è lanciato anche in excurcus storici facilmente contestabili da chiunque avesse un minimo di cognizione della materia. Ed ecco allora che il “tecnico” appare tutto in funzione dello scopo politico che si intende perseguire. Il pubblico che avrebbe avuto il limite di 300 iscrizioni (cui sarebbe stato dato l’Attestato per i punteggi?) era di qualche decina di persone.. Vi erano anche persone che come me erano venute, sentendo minacciata la libertà dei cittadini. Tra le tante cose dette da Flick e che mi facevano rimescolare lo stomaco sulle “colpe” attribuite ai “negazionisti” (termine risuonato almeno un migliaio di volte) vi è stata quella che lo storico revisionista si sottrarrebbe al... «dialogo». Ma come? Una persona come Jürgen Graf è dovuta andarsene in esilio in Russia solo per aver osato criticare il capo-storico Raul Hilberg! Sempre nel palazzo di giustizia, qualche anno fa, avrebbe dovute esserci un evento al quale non ho partecipato, ma che trattava proprio della situazione tedesca in relazione a quelle stesse leggi di cui lo stesso Flick patrocina l’introduzione, trovando l’espediente tecnico che non inganna chi ha una chiara percezione del diritto e della giustizia. Per come mi raccontarono, ricordo che all’ultimo momento fu negata la sala che prima era stata concessa, costringendo gli organizzatori a trovare subito una sala d’albergo per spostare le persone che erano venute anche dall’estero. E non è la sola cosa inaudita e scandalosa che ho sentito dalla bocca di un uomo che mi appariva grande per fama, ma assai piccolo per ciò che le mie orecchie potevano sentire.

Non giocavo in casa. Ed era evidente l’ispirazione del convegno, l’orientamento dei relatori, la tifoseria della sala, invero piuttosto scarsa. Poiché avevo dovuto chiedere un intervento – non previsto, ma necessario, essendo stato chiamato in causa per un clima di caccia alle streghe che era stato montato nell’ottobre del 2009 – mi chiedevo quale avrebbe potuto essere, giocando contro una presidenza che non intendeva certamente esaltare la mia libertà di espressione. Il contraddittorio era stato accuratamente cancellato dagli organizzatori dell’evento. Ed avevo trovato la formula incisiva e sintetica. Ma Flick se ne è andato prima, come anche altri relatori hanno lasciato la sala appena finita la loro parte ed anche parecchi dello scarso pubblico presente. Quale dunque la formula che sono riuscito, malgrado tutto a pronunciare in un ambiente ostile che suonava e voleva sentire ben altra musica? L’idea era di agganciarmi al mio Schmitt ed ad Hobbers, riprendendo la loro classica formula: Auctoritas, non Veritas facit legem.
Non sto qui a spiegare cosa significhi. La critica che rivolgo a Flick è di aver rivoltato una formula che è alla base della civiltà giuridica dell’epoca moderna nella seguente: Auctoritas facit Veritatem...
Ho spiegato che trattasi di assoluta barbarie giuridica ai relatori tecnici che malamente nascondeva le finalità politiche degli organizzatori del «Progetto».
Le mie viscere hanno poi fortemente vibrato quando mi sono sentito citare da un “filosofa” il povero Spinoza come teorico e sostenitore non della libertà di pensiero, ma della sua limitazione. Ho risentito dalla voce di tale... “filosofa” il ritornello dei sionisti francesi secondo cui un determinata “opinione” non è una mera opinione, condivisibile o meno, stupida o intelligente, ma essa stessa un “crimine” in quanto esprima contenuti che la “filosofa” ritiene di stabilire lei quali debbano e possano essere.
Chiunque abbia fatto un modesto liceo classico e che ricorda il dialogare di Socrate con i suoi allievi non può non chiedersi che razza di filosofa possa essere una Tizia che ignora i rudimenti della libertà del pensiero e della ricerca della Verità attraverso una dialettica che può esistere soltanto in uno stato di libertà.
Ed ancora penso a Flick che rimprovera ai «negazionisti» il rifiuto al dialogo, quando li vuol mandare (?) dietro le sbarre. Certo, anche gli Inquisitori ed i Torturatori volevano il “dialogo” con le loro vittime. Sempre in Germania, mi sembra a Wurzburg, esiste un eccellente museo della tortura che è istruttivo visitare.

Ma quale è il senso di tanta follia liberticida? Non il rispetto o il ricordo delle vittime, o alla loro «dignità» che con simile iniziative non poteva essere maggiormente infangata. Si può chiedere a Norman G. Finkelstein cosa ne pensa al riguardo. No, delle persone che sono state effettivamente internate nei campi di concentramento non interessa nulla. Le finalità sono politiche. Il nome di Israele è stato così ripetutamente fatto da far capire anche alle sedie che qualsiasi critica che venga fatta ad Israele è ipso facto un “crimine” da punire fino a 12 di carcere ed alla morte civile, professionale, sociale. I passaggi in tal senso sono stati di una grande grossolanità. Non è mancata tuttavia qualche informazione utile, come sempre si trova nel peggior ciarpame. È stato ad esempio quando una relatrice ha detto che la risoluzione Onu sull’«Olocausto» è stato fatta passare grazie alla sponsorizzzazione degli Stati Uniti, ossia della stessa Israele che con la sua «Israel Lobby» controlla in modo assoluto la politica estera americana. Il libro di Meahrsheimer e Walt fa testo ed è pur sempre un libro assai moderato nel suo contenuto.

Della legge Mancino ho sempre pensato tutto il male possibile, ritenendo assurdo che si possa statuire in materia di “odio” e di «amore». Ma è stato riconosciuto che essa prodromica ad un sistema di leggi collegate il cui vero obiettivo è la repressione non già del mero dissenso politico, ma della non sudditanza al regime israeliano, che il vero committente di queste normative. Nel “convegno” non si è fatto nessun mistero di ciò e si è blaterato all’infinito, pensando di mascherare la totale mancanza di dignità scientifica al convegno con qualche miserabile tecnicismo da addetti ai lavori.
Nei primi anni della mio professione di ricercatore, i nostri studenti dovevano passare l’esame su un testo che aveva per titolo: «La certezza del diritto». Una certezza che già allora si sapeva non esistere e sempre più minacciata. Possiamo ora dire senza tema di smentita che il diritto non esiste più affatto. E mi chiedo quale preparazione possano conseguire oggi i giovani che si preparano alla professione di avvocato. Certo, a muoversi per i tribunali, a chiedere e vedere carte, a giocare sui cavilli, a trovare la “grida” giusta, a scegliersi i clienti buoni ed a scartare gli altri, a valutare non i diritti ma la forza ed il potere che sta dietro ad essi, e simili cose. Tutto questo non ha nulla a che fare con il diritto...
Quando il popolo è in rovina e non ha testa per difendere la sua libertà, ecco che subito il male esce allo scoperto che approfitta di un momento di guardia abbassata. Qualche anno fa, al tentativo di Mastella di introdurre le stesse leggi di cui si fanno “promotori” gli organizzatori del convegno, gli storici insorsero. Ed ecco che ora si torna alla carica. Prevarranno? Dovremo fondare logge massoniche per avere spazi di libertà? Io questi pericoli li ho visti nel Palazzo di Giustizia ed ho gridato il mio dissenso. E lancio l’allarme ai cittadini. I “giuristi”, i “tecnici” vogliono togliere di mezzo le loro residue libertà.

Intanto, sentir parlare di “etica ebraica” da una... “filosofa”, dopo aver letto Israel Shahak, o le parti spinoziana sull”«odio», mi fa gridare: povera filosofia! Gli stravolgimenti dei testi, le forzature incredibili, l’incredibile mancanza di tolleranza e liberalità e tanto altro ancora, mi lascia senza fiato. E mi fa pensare al sistema delle carriere universitarie, a come si procede e si fa fortuna.
Mi sovviene di Giordano Bruno, la cui sorte dovrebbe far riflettere i veri filosofi, in un passo che ricordo appena a memoria, dove si compiangevano gli studenti perché iniziato il loro corso di studi sapevano di essere “somari”, ma perdevano questa innocenza, appena venivano laureati! Un filosofo, a mio avviso degno di questo nome, ha lasciato detto poco prima di morire che il “sionismo è una ideologia criminale per essenza”. Un altro che gli era vicino, ha dal canto suo detto da qualche parte che il sistema delle carriere universitarie è corrotto e corruttore.
Se ancora ci si poteva illudere che almeno ad un docente universitario venisse lasciato piena libertà nelle sue ricerche e nel suo pensiero, adesso questo elementare diritto viene negato da una «ordinaria di filosofia», non da un semplice ricercatore.
...Se l’Italia intera, o meglio il suo regime politico, è sempre più agli occhi dei cittadini un sistema corrotto, allora se ne deve ricavare per sillogismo che l’università è al centro del sistema della corruzione. Giordano Bruno: mi chiedo se la “filosofa” non sarebbe andata proprio lei ad accendere il rogo. O su quale sarebbe stata la sorte di Voltaire se affidato alle sue mani!

Un momento strettamente personale è stato quando la Tizia, “filosofa ordinaria”, ha fatto vago accenno ad un collega della sua stessa università, ma di cui non faceva il nome, avendo da altri saputo che poteva incorrere in una querela.
Avevo assicurato agli organizzatori dell’evento, che intendevo solo ascoltare e non fare interventi. Ma a questo punto, venendo chiamato in causa, mi sono sentito nel mio pieno diritto di interrompere la relatrice, che forse non sospettava la mia presenza, pregandola di prendere nota del fatto che nel procedimento disciplinare subìto a seguito di una campagna stampa diffamatoria, ero stato assolto con la formula di inesistenza del fatto e del diritto e il rettore stesso – convintosi della mia difesa – aveva ritirato ogni richiesta di sanzione, a lui sollecitata, da personaggi che certamente rimarranno stabilmente nella mia Memoria. Ad incominciare dall’allora Governatore Marrazzo, che parlava di bambini di Auschwitz e che avrebbe “voluto guardarmi negli occhi”.
Non passarono 48 ore che vidi doversi nascondere la faccia davanti ai giornalisti che lo assediavano.
...(Comunque) la Filosofa ha dato sembianze di cascare dalle nulla, dicendo di non aver fatto il mio nome ma di riferirsi genericamente ad altri di cui pur da me incalzata non ha avuto il coraggio di fare il nome o i nomi: non esistono. (Si parlava di me...) e ho sovraimpresso con la mia voce la parola «libertà».

I Lettori devono immaginare il mio intervento quale poteva essere in un ambiente non solo ostile, ma concepito per non dare voce a chiunque potesse contraddire le gravissime cose che sono state dette. E quindi non ho potuto articolare con piena libertà ciò che potevo dire, ma qualcosa l’ho detta... Ho così respinto il termine “negazionismo” dicendo che non ha valenza scientifica e trattasi di una costruzione polemica a scopo di diffamazione, delazione ed emarginazione delle persone alle quale viene riferita. Ho richiamato il testo della mia memoria difensiva dicendo ho letto alcuni libri “revisionisti” - non negazionisti! – per ricavarne la conclusione che la critica storica è legittima e rientra nel diritto fondamentale dell’uomo, un diritto che gli Illustri Giuristi con penosi stratagemmi paralogistici hanno tentato di conculcare, distinguendo fra la tutela della dignità di persone morte che apparterrebbero ad un “popolo”, ma ignorando allegramente la “dignità” di ogni persona vivente che ha come suo attributo essenziale la sua capacità di pensare ed il suo diritto ad esprimersi. Questo diritto, in un’ “Europa” che mi auguro di vedere implodere all’istante verrebbe condizionato al placet di un “popolo” che risiede il Tel Aviv, e che a suo volta nega ogni diritto ad un popolo “che non esiste” e di cui neppure si vuol dire il nome: “palestinese”, sostituito dal termine “arabo”, per ragioni ideologiche che qui ora non stiamo a spiegare.

Ho dichiarato la mia incompetenza in materia di campi di concentramento, ma in qualità di “filosofo del diritto” ho invece rivendicato come mio proprio ambito disciplinare il tema della libertà di pensiero. Qui ho gridato nella fossa dei leoni che se si vuol parlare di vero e di falso ad esso si può giungere solo attraverso il contraddittorio. Ed ho quindi invitato i convegnisti a confrontarsi in dibattito, chiamando quelle persone contro cui si sono scagliate in ogni loro parola. Oltre che non giuridico, è oltremodo incivile parlar male di persone assenti che non possono replicare. Ma questo è costume consolidato di questi signori che pure trovato il modo di parlare di “dignità”, beninteso del tutto a sproposito ed in modo strumentale...

Non sembrava di avere a che fare con giuristi o studiosi. Ed il clima non era per nulla quello di un convegno di studi, ma si sentiva il tintinnare delle manette. Incredibile, stupefacente... non trovo la parola... ma diciamolo: una totale sudditanza verso Israele, che detta ordini in Italia. Incredibili le forzature concettuali. Il linguaggio svuotato del senso. Barbarie, barbarie, barbarie: Auctoritas facit legem, sed non veritatem. La legge non può pretendere essa di darci la Verità o di fissare la nostra identità o do comandare la nostra memoria. Questo significa la totale violazione della dignità della persona.
E cosa incredibile è che questa violazione viene fatto in nome della dignità di persone scomparse, che dall’altro mondo si verrebbero ad impadronire di tutto il nostro essere. Neppure nei più surrealisti autori di romanzi si è mai giunto a tanto.

Prof. Antonio Caracciolo


Fonte :

Più sopra, la notizia, così come raccolta nel web. Un breve commento da parte nostra, che questa aggressione da parte delle Toghe di  Giuda la viviamo quasi quotidianamente da oltre 15 anni, come abbiamo più volte documentato sul web e nei nosri libri ?
Presto detto : basti leggere l' allegato documento in pdf  dall' eloquente titolo "' eclissi della legalità" : 


una sola frase conclusiva : lo avevamo detto e denunciato da anni . ora il cancro  viene alla superficie. Si ricordino i nostri lettori anche che, l' onorevole Angelino Alfano, quando era ministro della giustizia con l' ultimo governo Berlusconi, secondo un copione collaudatissimo di piaggeria servile, , si recò presso la comunità ebraica di Roma per promettere che , lui ministro, avrebbe  fatto promulgare una nuova legge liberticida antirevisionista... ricordatevene, quando andrete a votare...
avvocato Edoardo Longo

http://edoardolongo.blogspot.it/2012/08/le-toghe-di-giuda-contro-la-liberta-di.html

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