sabato 11 febbraio 2012
Alla ricerca di un sogno giovanile
Fuga dalla Lituania alla rucerca di un futuro migliore. Fra il 1990 e il 2011 circa 670mila lituani sono emigrati, e solo 110mila sono tornati a casa. Così nello spazio di 20 anni la Lituania, paese di 3,5 milioni di abitanti, ha perso mezzo milione di persone solo in base alle cifre ufficiali. Questo fa dei lituani uno dei popoli più migratori d'Europa. Ma in realtà l’emigrazione nazionale di massa non è affatto una novità: negli ultimi secoli ondate più o meno importanti hanno lasciato il paese.
Già nel diciottesimo e nel diciannovesimo secolo i lituani, per lo più contadini, mettevano in valigia lo stretto necessario e partivano per gli Stati Uniti. Oggi, dopo aver dato in affitto le loro case, si spostano verso il Regno Unito, l'Irlanda e la Norvegia, accompagnati o meno dalla loro famiglia, perché internet riduce le distanze. I tempi cambiano, ma un elemento rimane costante: oggi come un secolo fa i lituani, contadini o cittadini istruiti, sono attirati dai luoghi in cui si può guadagnare di più e in migliori condizioni.
Il tipico emigrante lituano che parte per l'Inghilterra o l'Irlanda ha meno di 34 anni, un diploma di studi superiori o di un istituto professionale, è senza lavoro da diversi anni nel suo paese, parte da solo o con la sua famiglia. Non lasciare i propri figli in Lituania è la nuova tendenza degli ultimi anni, in particolare per gli emigranti che vanno nel Regno Unito e in Irlanda.
La Norvegia è ormai la terza meta preferita dei lituani. Il motivo è semplice: "Gli stipendi sono fra i più alti". In questo paese i lituani guadagnano mensilmente fra 8 e 12mila litas (fra i 2.300 e i 3.500 euro, cioè da 8 a 12 volte il salario minimo lituano). Per questo motivo i datori di lavoro norvegesi sono piuttosto restii a far lavorare i giovani stranieri. Con tanto denaro in tasca i più giovani si lasciano andare e finiscono per affollare le prigioni norvegesi.
I lituani hanno sempre migrato e il flusso si è ridotto solo quando il potere adottava misure radicali di restrizione della libertà di movimento, come durante gli anni dell'occupazione sovietica. Secondo i dati di Alfonsas Eidintis, storico, diplomatico e specialista delle migrazioni, fra la fine del diciannovesimo secolo e la prima guerra mondiale 400mila lituani sono emigrati negli Stati Uniti, in Russia e in Inghilterra. Il 13 per cento era composto da ebrei.
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