martedì 20 agosto 2024

Senza perdere la tenerezza

 


Il Romanista (T.Cagnucci)

Le lacrime di Budapest sono un discorso che non può restare così sospeso. "That's football" Matic gli disse, no quella è la Roma


Ma che vi aspettavate scusate? Le immagini al Colosseo Quadrato fecero il giro del mondo per quanto impressionarono tutti, non solo i tifosi della Roma. Si stava celebrando, in un posto d’incanto una vecchia liturgia profana: il campione presentato al popolo (quello era, quello è il tifo romanista). Perché la gente stava lì? Per il pallone? Perché era sicura che avrebbe vinto? Perché je davano i soldi? No, faceva pure caldo, era tardi e non si sapeva dove parcheggia’: stavano (stavamo) lì perché quello rappresentava un sogno.


Come tale ingenuo e tutto a venire, forse a perdere, sicuramente a gratis, cioè senza interesse, tanto più che sembrava così piccolo come quel calciatore dalla faccia di bambino davanti alla definizione stessa di grandezza: Roma. Un puntino e una montagna di marmo e d’amore. In diretta quasi mondiale. Dybala alla Roma rappresentava per tutti un evento, per noi era l’evento che accadeva e si realizzava dentro. Finalmente.

Sono passati due anni che non sono tanti, ma nemmeno pochissimi. Soprattutto se in questi due anni ci metti dentro non tanto i 30 gol e 14 assist, il gol al Feyenoord all’ultimo minuto che t’ha permesso di salvare quella canzoncina, la tripletta al Torino, le prime reti al Monza, il gol al volo contro l’Inter a Milano, il gol col Milan in Coppa Uefa che ti dà la semifinale, ogni tocco, stop, finta, arte, abbocco, non tutto questo e molto altro, ma le lacrime di Budapest. Anticipo: Dybala dovrebbe rimanere alla Roma fino a che la Roma non vince l’Europa League (nel caso fosse la Champions, ve la passo).


Se dovessimo aspettare 10-20 anni si farà un contratto a tempo indeterminato per portarlo quantomeno in panchina quel giorno: magari la faccia da ragazzino sarà diventata quella di un uomo che quindi saprà meglio assaporare e dare un senso a tutto. Perché io, e come me credo quasi tutti i romanisti, non ho più rivisto il  suo gol, il gol di Paulo Dybala in finale di Coppa Uefa (ah sì c’è pure quello dentro).

Mi fa troppo male ripensare a tutto quello che non solo poteva essere e non è stato, ma quello che era in quel momento (forse veramente il balsamo per il 1984): eravamo felici quando stra-urlavamo gol in faccia all’Europa e sapevamo benissimo di esserlo. Non sono mai stato contento come in quel momento dopo una rete della Roma. Poi… Poi è uscito Dybala e se venisse ceduto adesso è come se non rientrasse più. Dybala è un discorso sospeso, il singhiozzo di Budapest… Dybala è la tenerezza della Roma.

Quella verso i bambini che fanno continuamente la sua maschera, quando segnano, quando vengono inquadrati, quando si mettono la maglietta, quando si mettono per sbaglio la “maschera” negli occhi o sulla bocca; è la tenerezza di Budapest quando in lui c’abbiamo rivisto il figlio da consolare che avevi accanto sul seggiolino o in qualche telefonata/videochiamata solo disperato a casa.  Ci ha fatto persino un regalo: nel vederlo così per un attimo ho smesso di pensare a quanto stavo male, come a dover intervenire con un ragazzino per cercare di dirgli “dai non fa così”. Che era un po’ parlare a te stesso (io sto aspettando ancora qualcuno che me lo dica). That’s football gli disse da fratello maggiore Matic, anzi “il signor Matic”. Questo è il football se sì, si tratta di vincere o perdere, di finale di coppe e di campioni, ma quelle lacrime “signor Matic” non riguardano il football, o il calcio, né una squadra di pallone, ma un’altra cosa: la Roma.


“Questa è la Roma” bisognava dirgli a quel ragazzino, quelle lacrime le hanno versate tante generazioni, sono la cosa che fa tanto male ma è proprio quello che ci fa sentire ciò che siamo e che non smetteremo mai di essere: romanisti. Anche senza Dybala (quindi evitiamo per favore di dire verità talmente assolute che solo chi non ci crede può ripetere: che la Roma va avanti, che è andata avanti senza Falcao, Totti - si potrebbe iniziare da Ferraris IV quando andò alla Lazio, ve lo dico io – eccetera). Ma quando uno ha pianto per noi, ed è pure tipo il più forte giocatore della Serie A, perché non tenerlo? Dici i soldi, l’età, l’ingaggio, le plusvalenze, dici? Boh. Dici ci stanno cose che non sai? Allora fatecele sapere e magari saremo qui a sperare che se ne vada (anche se Budapest non si cancella in ogni caso). Dici completeremo la squadra meglio, saremo persino più forti? Speriamo.

Lo spero con tutto il cuore e già il primo pensiero è comunque Cagliari-Roma. Forza Roma. Però, allora, facciamo così: prima ancora che il terzino destro, il centrale di difesa, un centrocampista pesante, l’esterno sinistro eccetera, nel caso, portateme qualcuno che al derby faccia vedere a Guendozi il parastinco.

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