giovedì 16 giugno 2022

Cloe Bianco

 


Nel suicidio di Cloe Bianco c’è tutta la miseria morale del nostro paese e del nostro presente.


Ex docente transgender, ha dato fuoco al camper in cui viveva e si è lasciata morire. Nel suo blog aveva anticipato tutto, raccontando nei dettagli come avrebbe posto fine alla sua vita. Non ce la faceva più. 


Il suo cadavere carbonizzato – manca solo l'esito del test genetico – è stato ritrovato sabato scorso, in un furgone incendiato a lato della strada regionale tra Auronzo e Misurina (Belluno).


Cloe, all'anagrafe, si chiamava ancora Luca Bianco. Era insegnante tecnico all'istituto di Agraria “Scarpa-Mattei” di San Donà di Piave. Un giorno entrò in classe vestita in abiti femminili, mostrandosi ai suoi allievi per come veramente si sentiva. «Cari ragazzi da oggi mi chiamerete Cloe», aveva esordito. Un’alunna uscì piangendo dall'aula e riferì tutto al padre, senz’altro un genio che vota chi sapete voi, che scrisse direttamente all'assessore regionale all'istruzione (altro genio) Elena Donazzan – in seguito solidale col genitore – raccontando di quella «carnevalata». «Ma davvero – aggiunse – la scuola si è ridotta così?».


La docente fu cacciata, ricorse al tribunale ma uscì sconfitta anche in quell'occasione. La fecero fuori dalla scuola. La isolarono. La distrussero. Fino al punto da indurla al suicidio.


Siamo un paese bigotto, retrogrado, con la libertà sessuale di Torquemada. Odiamo il “diverso”, non riusciamo a farci i cazxi nostri (anzitutto sulle vicende sessuali altrui) e votiamo - io no - gente come la Meloni, che va in Spagna a urlare deliri gretti su “famiglie naturali” e “identità sessuali”.


Ci piace Fabrizio De André, o almeno così molti dicono, ma della sua Princesa non abbiamo capito nulla. 


Siamo proprio brutti. Quasi tutti. Brutti dentro.


Perdonaci, Cloe, ma l’animale uomo ormai da solo abbaiare a caso e creare dolore.

Andrea Scanzi 

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