lunedì 29 settembre 2014

McCann, grazia e vita tra Irlanda e Usa

Bel romanzo dell'autore di 'Questo bacio vada al mondo intero'

(foto: ANSA)

 ROMA, 29 SET - COLUM MCCANN, ''TRANSATLANTIC'' (RIZZOLI, pp. 350 - 19,00 - traduzione di Marinella Magrì).
    Un autore profondamente irlandese come Colum McCann, che pure vive da quando aveva 12 anni in America, sente evidentemente in modo particolare i legami tra queste due sponde dell'Atlantico e proprio su questo gioca il suo ultimo romanzo, che non è però un romanzo storico, pur affrontando vari avvenimenti e personaggi storici tra metà Ottocento e i nostri giorni, ma un romanzo sul normale e l'eccezionale, su come l'uno si innesti, magari brevemente nell'altro, dando vita a cambiamenti e scarti in avanti significativi, a momenti di grazia: ''Il mondo non potrebbe girare in assenza di momenti di grazia. Per quanto brevi essi siano''. Non era del resto diverso il suo precedente e fortunatissimo romanzo (un milione di copie vendute). ''Questo bacio vada al mondo intero'', ma andando a ben vedere anche le vicende nel mondo Rom di ''Zoli'' o il talento eccezionale di Nureyev in ''La sua danza'': vite esemplari colte nel loro quotidiano, parallelamente a vite quotidiane che hanno il loro momento eccezionale. Ecco così, questa volta, la trasvolata atlantica del 1919 di Arthur Brown e Jack Alcock su un aereo di tubi di ferro e tela, ex velivolo militare trasformato in simbolo di pace. Ecco il viaggio in Irlanda, in uno dei momenti più neri del paese in preda alla carestia, 1845/'46, dell'ex schiavo afroamericano in fuga Frederick Douglas per raccogliere fondi per riscattare la propria libertà e sostenere la campagna abolizionista, che è la parte più bella del romanzo. Ecco il viaggio a Belfast nel 1998 del senatore americano George Mitchell, mediatore per un cessate il fuoco tra Irlanda e Inghilterra, che passerà alle cronache col nome di ''Accordo del venerdì Santo''.
    A far vivere, a dare spessore umano a questi personaggi però sono le figure che sono loro accanto, in particolare una serie di donne, da quelle indipendenti e della stessa famiglia, lungo varie generazioni, di nonna il figlia e nipote, alla cameriera Lily, bellissimo personaggio a servizio dal ricco signore che ospita Douglas, che insinuerà in lei il germe di una vita libera, e poi sua figlia Hanna, che si troverà a perdere tutto quanto costruito da sua madre, sino alla moglie, col piccolo figlio ai quali rivolge sempre il proprio pensiero il senatore Mitchell.
    Quando Brown e Alcock partono, sulla pista c'è una donna, Emily, che ha lottato per diventare giornalista, con la figlia, Lottie, che scatta le foto per i suoi articoli, la quale andrà, nel decennale dell'eroica avventura, in Irlanda per incontrare Brown, colto nell'intimità della sua tranquilla vita famigliare e che le restituisce una lettera che avrebbe dovuto consegnare in Irlanda e che era sempre invece rimasta nelle sue tasche. Ed è questa lettera il vero filo conduttore di tutto, queste poche righe di riconoscenza in una busta sempre più sottile e macchiata, mai arrivate a destinazione, mai lette da nessuno, e che pure muovono sentimenti e azioni. Sentimenti e azioni con una loro intima forza e verità, un loro senso e umanità, in una natura che pare sempre ostile, in un mondo di feroci ingiustizie e dolori (le pagine sulla carestia in Irlanda sono terribili e feroci quelle sulla guerra in America), dove tutto va conquistato con fatica e dolore, ma si può conquistare, perchè nella vita c'è sempre la possibilità di riscatto. Un romanzo complesso, dalla costruzione ardita, ambizioso ma non irritante, anzi coinvolgente proprio per quei bagliori di verità che riesce a comunicare.

(ANSA) 

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