martedì 15 gennaio 2013

Morto il regista Nagisa Oshima, tutte le sfumature dell'erotismo



Il cineasta giapponese aveva 80 anni. Raccontò la passione estrema tra un uomo e una donna in Ecco l'impero dei sensi, il rapporto prigioniero-carceriere in Furyo con David Bowie e Ryuichi Sakamoto, l'omossessualità tra samurai in Tabù. "Sono un indagatore del rapporto tra Eros e Thanatos"

di CLAUDIA MORGOGLIONE
Morto il regista Nagisa Oshima, tutte le sfumature dell'erotismo 

Nagisa Oshima (ap)


ROMA - Ha sconvolto o commosso diverse generazioni di spettatori. E non solo in Oriente: il suo cult Ecco l'impero dei sensi resta uno dei classici delll'erotismo cinematografico; mentre il suo Furyo, con protagonista una star come David Bowie, è una delle più emozionanti indagini sul rapporto tra prigioniero e carceriere, in un contesto bellico. E' per questo che adesso i cinefili di tutto il mondo piangono la morte di Nagisa Oshima: uno dei più importanti cineasti giapponesi del Ventesimo secolo. E anche uno degli autori del Sol Levante che, seppure ancoratissimi ai temi e all'estetica del suo Paese, è riuscito a raggiungere un pubblico universale. Anche perché, come ha spiegato in varie interviste, si è concentrato quasi sempre su un tema che più classico non si può: "Sono un indagatore - diceva di se stesso - del rapporto tra Eros e Thanatos".

Nato a Kyoto il 31 marzo 1932, è morto oggi a Fujisawa Un personaggio particolare, anche sul piano:biografico discende infatti da una famiglia di samurai. Anche se, dopo la morte del padre quando era ancora bambino, viene allevato in povertà dalla madre. Si laurea in legge all'università della sua città natale, dove diventa anche uno dei leader del movimento studentesco. Ma fin da piccolo le sue passioni sono lontane dalla giurisprudenza: la poesia e il baseball. 

Presto i suoi interessi incrociano quello che sarà il suo destino: il cinema. Nel 1954 entra alla Shochiku Company, prima come aiuto regista e poi come regista. Il suo primo lungometraggio è Il quartiere dell'amore e della speranza (1959); seguiti, a non troppa distanza, da Racconto crudele della giovinezzaIl cimitero del sole e Notte e nebbia del Giappone. Pellicole forti, che raccontano le trasformazioni che, dopo la terribile sconfitta della Seconda guerra e l'atomica, coinvolgono il suo Paese, in rapido sviluppo. Qualche tempo dopo, nel 1960, lascia la Shochiku per fondare con la moglie, l'attrice Akiko Koyama, una sua compagnia, la Sozosha. E si dedica soprattutto alla tv.

Ma il cinema torna prepotentemente. In un decennio di trasformazioni ancora più rapide, in Giappone come in Europa. Nel 1965 gira Il godimento, e tre anni più tardi partecipa al Festival di Cannes conL'impiccagione. Ma è forse nei Settanta che il suo talento arriva a una piena maturità. Lo dimostrano quella che rimane la sua pellicola più famosa, Ecco l'impero dei sensi (1976), vincitore del Premio Speciale al Festival di Chicago. La storia del rapporto estremo, passione, ossessione, ritualità e morte tra un uomo e una donna, ispirato a una vicenda realmente avvenuta. E che tornerà nelle sale occidentali più volte, negli anni successivi, con la forza

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