Con la chiusura dell'ultimo dei 50 reattori nucleari in funzione, da oggi sabato 5 maggio 2012 il Giappone tornerà a essere un paese denuclearizzato per la prima volta dal 1970 quando a Tokai entrò in funzione il primo reattore nipponico in grado di produrre 1000 mW di energia elettrica.
Il Giappone dice addio al nucleare
TOKYO - Con la chiusura dell'ultimo dei 50 reattori nucleari in funzione, da sabato 5 maggio 2012 il Giappone tornerà a essere un paese denuclearizzato per la prima volta dal 1970 quando a Tokai entrò in funzione il primo reattore nipponico in grado di produrre 1000 mW di energia elettrica.
SI TEME UNA CRISI ENERGETICA. Il fabbisogno energetico del Giappone è coperto per oltre un terzo dal nucleare. Per questo, la chiusura di tutte le centrali, seguita alla crisi di Fukushima, l'impianto distrutto dallo tsunami del 2011, fa temere una crisi energetica per questa estate, quando ci sarà il picco di consumi legati al caldo. Perplessità che, tuttavia, non fermano gli attivisti.
IL FUTURO. "Alcuni politici e qualche esperto di energia nucleare - spiega Tatsuya Yoshioda, uno dei leader dell'Ong Peace Boat - dirà che senza energia atomica la nostra vita non può esistere. Ma adesso in Giappone, questo non è per niente vero. La nostra vita può andare avanti anche senza le centrali atomiche. "In Giappone siamo sempre stati particolarmente legati all'energia atomica - spiega un uomo vittima del bombardamento di Nagasaki - il nostro governo ci ha sempre detto che era sicura ma ci ha traditi. Ora vogliamo che il Giappone non usi più questa forma di energia". "Dopo la guerra - aggiunge una donna, che fu tra i sopravvissuti di Hiroshima - anche le vittime dei bombardamenti atomici furono a favore del nucleare, perché bisognava riavviare l'economia. Dopo Fukushima, però, ci siamo improvvisamente ricordati di quanto può essere distruttiva".
LO STOP UFFICIALE DEI REATTORI. Lo stop dei reattori, obbligatorio ogni 13 mesi in Giappone per poter effettuare i controlli ordinari, si è da oltre un anno intrecciato alla crisi di Fukushima: dopo il devastante sisma/tsunami dell'11 marzo 2011, la peggiore emergenza dopo Cernobyl ha rilanciato forti dubbi sulla sicurezza degli impianti che, al contrario, era in precedenza considerata una certezza.
LA PAURA DELL'OPINIONE PUBBLICA. La perdita di radiazioni e le evacuazioni di massa hanno moltiplicato le paure nell'opinione pubblica sulle centrali al punto che, al netto dei reattori danneggiati (come la centrale di Fukushima Dai-ichi), tutte le unita' fermate per le verifiche di routine non sono piu' ripartite in scia alle forti resistenze registrate tra le comunita' locali. Il processo amministrativo di riavvio, dopo il via libera dell'authority sulla sicurezza nucleare, prevede che ci sia il consenso espresso dagli enti locali (comuni e prefetture) che ospitano gli impianti. Finora, da questi ultimi non è maturata alcuna approvazione neanche in quelle zone a forte vocazione come la prefettura di Fukui, il 'cuore atomico' del Giappone con 14 reattori su una superficie simile a quella della città di Roma, che ne fanno l'area più nuclearizzata al mondo.
http://www.tg1.rai.it/dl/tg1/2010/articoli/ContentItem-84ecb22c-18da-4e53-8c4e-6c887f2902b5.html
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