LA BATTAGLIA DELL’ATLANTICO
Combattuta fra gli U-Boot nazisti e i convogli di rifornimenti alleati, la battaglia dell’Atlantico è durata per più di 5 anni, più di qualunque altro confronto della Seconda guerra mondiale, durante i quali sono stati registrati più di 3.000 affondamenti, con decine di migliaia di vittime sulle navi alleate e un immenso tonnellaggio di materiali di ogni genere finito sui fondali – fino a 700mila tonnellate al mese nei periodi di maggior successo tedesco -. La guerra sopra e sotto il mare ha segnato una delle pagine più intense del conflitto. Per la Germania storicamente si poneva il problema strategico dell’Inghilterra, un’isola che aveva la flotta più potente del Pianeta e grazie a essa dominava gli oceani e di conseguenza il mondo. Gran parte di quello che giungeva in Inghilterra arrivava via mare, dalle materie prime al cibo stesso. Erano questi rifornimenti che andavano interrotti. Per piegare la Gran Bretagna e affermarsi come potenza mondiale, la Germania doveva riuscire a privarla del dominio sull’acqua.
Già nella Prima guerra mondiale il problema era stato lo stesso. Allora i tedeschi avevano puntato su una flotta di grandi corazzate, ma senza esito. Nel frattempo però era nata un’altra arma che si rivelò molto più efficace: il sommergibile. Berlino creò una grande flotta di U-Boot per colpire le rotte di rifornimento dagli Stati Uniti e dall’America Latina. Come nella precedente guerra mondiale, nell’Atlantico la Germania giocò tutte le sue carte per cercare di strangolare la Gran Bretagna. E il fallimento di questa strategia è risultato determinante per la sconfitta tedesca. Quanto questa battaglia dell’Atlantico sia stata decisiva per l’esito dell’intera guerra lo si può verificare attraverso un grafico: fino al 1942, quando l’Asse risultava vincente in Europa, le perdite di mercantili alleati sono tali che la Gran Bretagna sembra davvero sul punto di essere strangolata. Poi entra a regime la forsennata produzione industriale americana e a quel punto il naviglio perso risulta quantitativamente inferiore a quello prodotto. Così alla fine della guerra gli anglo-americani hanno più navi di prima, mentre la flotta di sommergibili tedeschi è andata praticamente distrutta.
L’inversione di tendenza che ha deciso la guerra dipende da vari fattori. Il primo è la capacità industriale americana. Il secondo ha a che fare con lo sviluppo di nuove tecnologie: per quanto gli U-Boot si siano evoluti in quegli anni, gli Alleati svilupparono tecnologie molto più decisive, a partire dai sonar e dagli aerei anti-sommergibile fino alle bombe di profondità. In ultimo, ma determinante, si realizzò un cambio di strategia: i tedeschi impararono ad attaccare creando “branchi” di sommergibili, ma la navigazione alleata in convogli scortati risultò alla fine più efficace. In conclusione, bisogna aggiungere che lungo le rotte atlantiche non passarono solo i rifornimenti destinati all’Inghilterra, ma anche quelli essenziali per l’Unione Sovietica, in quantità tale da risultare determinante, in quanto elemento indispensabile che permise al fronte orientale di reggere l’urto nazista e poi di vedere la controffensiva sovietica.
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