Mettetevi nei loro panni. In Cina siete delle star o quasi. Ogni vostro film viene promosso con cura e dispiego di mezzi. Il web propaga la vostra bellezza. A voi, dive di una cinematografia ambiziosa, Hollywood chiede di partecipare a una produzione colossale. E dite di sì, perché non solo la Cina, ma il mondo intero vi ammiri sullo schermo, a maggior gloria della patria che vi ha generate. Ecco, immaginate tutto questo: non vi stupirete, allora, se poi le stelle in questione rimangono un po’ male quando scoprono che le loro parti, in film concepiti per sfondare su scala globale, durano pochi minuti. Comparsate, camei, fugaci atti di presenza cinematografica.
RUOLI DECORATIVI E’ quello che sta accadendo ad alcune delle attrici più note della Repubblica Popolare. Yu Nan, per dire. Oppure Xu Qing. O magari Zhou Xun. Scritturate dai grandi studios statunitensi e poi relegate a ruoli marginali. E’ una delusione trasversale a cui ha dato voce il quotidiano in lingua inglese China Daily. Che parla di “ruoli decorativi” e di “costernazione dei fan”. In altre parole, l’interesse di Hollywood per gli attori asiatici, mirato alla conquista di un mercato vorace, fa fatica a tradursi in cast che rendano giustizia ai nuovi equilibri mondiali, dove la Cina sente di poter incalzare l’egenmonia culturale degli Usa o almeno, nel breve periodo, far circolare un’immagine brillante di sé, convogliata dalle sue attrici.
DISGUSTO La più fortunata sarebbe Yu Nan. Sua è l’interpretazione di Maggie Chan in “The Expendables 2”, non troppo esigua, ma – scrive il giornale – le è stata imposta “una sola espressione, quella di disgusto”. Li Bingbing si è ritrovata soltanto decima nei credit di “Resident Evil: Retribution”, una posizione che probabilmente indurrà i distributori cinesi a spostarne il nome accanto a quelli dei protagonisti. Xu Qing, che recita in “Looper”, è ottava nei credit ma in Cina appare in alto nel poster. Nona è Zhou Xun tra gli interpreti di “Cloud Atlas”, presentato a Toronto.
UNA STAR E MEZZA Le attrici cinesi sono insieme causa ed effetto dell’appetito, ricambiato, della Cina per Hollywood. Se un tycoon cinese vuole coprodurre un film in America deve, se non imporre, almeno proporre interpreti connazionali, così da rendere il lavoro finito attraente per la Repubblica Popolare. Tuttavia il peso spesso minoritario dell’investimento cinese rischia di far classificare a Pechino le pellicole come opere straniere, e dunque sottoposte al protezionista sistema di quote. Resta, in ogni caso, il potere d’attrazione di Hollywood sulle attrici. E resta pure il realismo dei produttori cinesi più avveduti. Come Zhang Zhao, presidente di Le Vision Pictures, che citato dal China Dailyracconta del suo investimento in “The Expendables 2”: i partner statunitensi gli avevano concesso un solo ruolo. Lui però ha fatto meglio: “Sono riuscito a ficcare nel film non un solo attore cinese, ma uno e mezzo”. Della tosta Yu Nan s’è detto. Il “mezzo” è per il divo del kungfu Jet Li. Un cameo. Che nei cinema cinesi, però, può valere oro.
Twitter @marcodelcorona
LE VIE DELL'ASIA / Marco Del Corona
Sono nato nel 1968 e ho cominciato a viaggiare in Asia nel 1986, tre anni dopo ero al Corriere, per il quale sono stato corrispondente da Pechino dal 2008 al 2012. Ora lavoro alla redazione Cultura/laLettura e continuo a seguire quello che succede a Oriente.
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