La lezione del vulcano Eyjafjallajoekull
L'eruzione del 2010 bloccò i voli europei, ecco le ceneri colpevoli
L'eruzione del vulcano islandese Eyjafjallajökull, che nel 2010 bloccò il traffico aereo in Europa (fonte: Joschenbacher)Le prime particelle di cenere liberate nell'atmosfera dalle eruzioni dei vulcani sono quelle più pericolose per i motori a reazione degli aerei. Lo insegna l'eruzione del vulcano islandese Eyjafjallajoekull, che nel 2010 bloccò i voli europei. A scoprirlo è la ricerca guidata da Bernard Grobety, dell'università tedesca di Friburgo, presentata a Firenze nella conferenza Goldschmidt, organizzata dall'Associazione Europea di Geochimica e dalla Società Geochimica. Il risultato contribuirà a mitigare l'impatto di future eruzioni vulcaniche sui voli aerei.
I ricercatori hanno studiato le ceneri emesse il 20 marzo del 2010 dal vulcano islandese Eyjafjallajoekull, che dopo 187 anni di riposo riprese la sua attività immettendo nell'atmosfera una gigantesca nube di ceneri che nei giorni successivi si diffuse su una vasta zona dell'Europa. La nube causò un parziale blocco del traffico aereo per sei giorni sull'Europa centro settentrionale, mettendo in ginocchio le compagnie aeree di 20 Paesi compresa l'Italia.
Il timore era che le particelle di cenere potessero danneggiare i motori aerei, con gravissime conseguenze e adesso, grazie ai nuovi dati, è possibile sapere quali sono le ceneri più pericolose.
Dalla ricerca è emerso infatti che le due diverse forme di particelle di cenere, cristallina e vitrea, si sono comportati in maniera diversa viaggiando nell'atmosfera: e particelle cristalline, più dense e pesanti, sono cadute prima rispetto alle particelle vetrose. ''È normale che in una nube di cenere le particelle più pesanti siano le prime a cadere'', ha spiegato Grobety ''E' altrettanto chiaro - ha aggiunto - che le particelle di uguale dimensione ma di densità maggiore cadano più velocemente. La nostra ricerca tuttavia è la prima ad evidenziare la perdita più veloce delle particelle cristalline in una nube vulcanica e il cambiamento complessivo della composizione della nube stessa durante il suo viaggio''.
Dal momento che le particelle cristalline sono fondono a temperature più elevate, ha osservato ancora l'autore della ricerca, ''sono le più dannose per i motori a reazione rispetto alle particelle vetrose''.
Capire il comportamento di queste diverse forme di nubi di cenere monitorando velocemente il comportamento delle particelle ''consentirà - ha concluso - di gestire meglio il traffico aereo nell'eventualità di future eruzioni vulcaniche''.
(ANSA)
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