domenica 12 ottobre 2025

Sebino Nela e il tumore al colon: «Passavo cinque ore in bagno tutte le notti con i dolori. Mio padre e mia sorella morti per lo stesso cancro»

 

L'ex calciatore della Roma racconta la lotta contro la malattia

Sebino Nela e il tumore al colon: «Passavo cinque ore in bagno tutte le notti con i dolori. Mio padre e mia sorella morti per lo stesso cancro»

di Redazione web

Sebino era il giocatore, Sebastiano la persona, l’uomo nascosto sotto la maglia da gioco. «Una persona timida, silenziosa - racconta Nela in un’intervista al Corriere della Sera - un ragazzo che ha fatto tanti sacrifici per arrivare». Li racconta tutti nel suo libro: «Tre ore di autobus al giorno. Sveglia alle sei, scuola, allenamenti, poi aiutavo i miei genitori nel loro ristorante. Aprivo i libri a mezzanotte, mi addormentavo subito».

Sacrifici suoi e dei suoi genitori: «Mio padre ha sempre lavorato 18 ore al giorno, in cucina. È stato imbarcato sulle navi. Mia madre non si comprava le calze per prendere le scarpe da calcio a me».

La raccomandazione

Prima il Genoa su raccomandazione («Ero magro e mi hanno scartato. Sono entrato con una raccomandazione di un amico di mio papà»), poi la Roma, la canzone di Antonello Venditti tutta per lui, Correndo correndo: «Eravamo in ritiro a Montecatini, l’ha suonata al piano. Era diversa rispetto alle sue canzoni d’amore. La ascolto almeno una volta al giorno». La musica gli piace, ma non tutta «Non guardo Sanremo da 10 anni, è diventato un palcoscenico per dire la propria, un grande show politico. I giovani di oggi cantano Patty Pravo e Battisti, gli artisti attuali non li canterà nessuno».

Il tumore al colon

Un giocatore è un essere umano che vive di gioie, che soffre e lotta davanti alla malattia, anche se è un cancro al colon. «Noi calciatori - racconta ancora al Corriere della Sera - viviamo di obiettivi, una partita dopo l’altra. Con la malattia ho fatto così. Passavo cinque ore in bagno tutte le notti con i dolori di stomaco dopo la chemio

Mi sono detto: “Cerchiamo di stare in bagno quattro ore. Poi tre e mezzo, poi tre”. Ha funzionato. L’unica cosa che mi porto dietro è questa stupidaggine della gente che mi dice: “Non c’erano dubbi che con quel fisico ne venissi fuori”. E allora tutti i colleghi che ho perso? Vincenzo D’Amico, Paolo Rossi, Sinisa Mihajlovic, Gianluca Vialli. L’unica differenza tra me e loro è che io sono stato più fortunato».

Famiglia falciata dai tumori

Una fortuna conquistata, compresa la sua famiglia che ha sofferto per lui. «Una notte - dice sempre allo storico quotidiano di via Solferino - ho trovato mia moglie e le figlie che piangevano, ho detto: “Basta, siete voi che dovete aiutare me”. Dentro casa la situazione è cambiata. Ho perso mio padre per questa malattia, suo fratello. Ho perso mia sorella, la persona che stimavo di più al mondo: si è lasciata morire dopo 8 anni di cure. L’altra mia sorella convive da 14 anni con il cancro. Una famiglia falcidiata dai tumori: non ce lo meritavamo». La cosa più difficile da superare? «Mi spiaceva farmi vedere pallido. Ora cerco di essere sempre abbronzato...».

https://www.leggo.it/sport/calcio/sebino_nela_tumore_colon_come_sta_genitori_morto_stesso_cancro_oggi_12_10_2025-9122662.html 

 

 

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