"La patria? Io non la conosco! La patria è il motivo. I proletari non hanno patria. Si fa uno sciopero arrivan guardie e bisogna scappare all'estero … La guerra la faccia chi vuole: Spingardi e il turco; non con il sangue dei proletari italiani. Ci vuol coscienza! …ah! Se fossero tutti come me! Eravamo seicento, e se avessero pensato tutti come me, sarebbe restato a casa il sei e avrebbero mandato a Tripoli i due zeri. […] No, non è questa la patria. Amiamo l'umanità!"
Augusto Masetti nasce nel 1888 a Sala Bolognese, nel mezzo della pianura padana, trasferendosi da piccolo a San Giovanni in Persiceto e diventando calzolaio, muratore e militante della locale Camera del Lavoro.
Anarchico e contrario a ogni conflitto, nel 1911 viene sorteggiato per esser inviato alla guerra di Libia. Mentre l'Italia si entusiasma e sogna il proprio impero, Augusto si ribella a ciò che ritiene ingiusto e spara al colonnello Stroppa, all'interno della caserma Cialdini di Bologna.
Augusto diviene un idolo per quegli italiani chi invocano la neutralità nella prima guerra mondiale e, per evitare di far degenerare la situazione, si evita di condannarlo a morte.
Inizia però a entrare e a uscire dai manicomi e dagli ospedali psichiatrici per tutto il resto della sua vita.
Nel 1935, quando si rifiuta di partecipare alle adunate del regime fascista in favore della guerra in Etiopia viene inviato per cinque anni al confino a Thiesi, in provincia di Sassari.
Augusto Masetti anticipa di diversi decenni i movimenti pacifisti che si svilupperanno dali anni Sessanta in poi in tutto il mondo.
La sua esistenza merita certamente di essere conosciuta, specialmente in un momento come quello odierno, nel quale si insiste a inviare sempre più armi ai terribili conflitti in atto.
La storia ci insegna da sempre che le guerre finiscono grazie alla diplomazia internazionale e che la pace non si raggiunge mai con le bombe e i cannoni.
La nostra società attuale, però, non sembra aver imparato nulla dal proprio passato.
Augusto Masetti, anarchico solitario e coerente per tutta la vita, muore a Imola il 3 marzo 1966, investito da una moto della polizia. Da oltre mezzo secolo era considerato pazzo, invece avrebbe molto da insegnare a tutti noi ancora oggi.

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